SOLO UN FALSO PAPA CANONIZZA CORRUTTORI DOTTRINALI

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L’EDITORIALE 

di Arai Daniele

Roncalli e Wojtyla furono pezzi fondamentali della macchinazione per la discontinuità della Chiesa Cattolica nel mondo moderno, ora accelerata da Bergoglio. Tali canonizzazioni tra chierici in «alta sede» sono emblematiche di tale processo che raggiunge il suo colmo poiché la canonizzazione nei suoi principali promotori corrisponde a quella della nuova «Chiesa del Vaticano 2º», consolidata ad Assisi. 

Come ogni prodotto di una vera rivoluzione, la nuova «Chiesa conciliare» costituisce un solo blocco sin dalla sua macchinazione iniziale fino all’attuale «governo bergogliano». Di modo che si può – e si deve – descrivere la sua «dottrina» che corrompe lla Cattolica, la sola definita dal Signore e confermata nella Tradizione per due mila anni da 260 Papi e da 20 Concili Ecumenici.

Per la trasmissione fedele di questa Fede e per la santificazione del Corpo Mistico si deve a tutti i santi immensa gratitudine. Ma qui ci troviamo di fronte al suo inverso: alla perfida e subdola rottura con la Tradizione pure ad opera di quanti ora sono canonizzati a causa di presunte virtù eroiche nella difesa della Fede che hanno alterato.

È una sinistra derisione che dovrebbe far capire la realtà per cui, a false canonizzazione, corrisponde certamente un falso papa come celebrante. E se tutto ciò viene accolto dalla folla festosamente, può solo confermare l’estensione della grande apostasia.

Il «processo» ecumenista conciliare corruttore della Religione di Dio

L’Umanesimo invertì lo spirito di vera libertà universale aprendo con ciò la cultura ad ogni sovversione, iniziando così la «riforma» del libero esame delle coscienze.

La libertà dei figli di Dio, che ha per scopo conoscere la Verità, fu limitata alle scelte umane, perfino in materia di Fede, in un processo per l’emancipazione dell’uomo dal magistero della Chiesa di Dio. Era il piano di apertura alla speranza di un ammirabile mondo futuro, utopia rimasta preclusa all’uomo, secondo i modernisti, da una greve mentalità religiosa che andava «aggiornata» ai nuovi tempi.

Erasmo è stato uno dei più noti precursori di questa apertura professando in campo teologico che «ogni uomo ha in sé la teologia», ed è «ispirato e guidato dallo spirito di Cristo, sia esso scavatore o tessitore». Lo scrittore Jacques Ploncard d’Assac, nel suo libro «L’Eglise Occupée», parla degli effetti di tali idee fino ai nostri giorni, partendo dalla battuta di un monaco di Colonia: «Erasmo ha messo le uova, Lutero le farà schiudere». Infatti, col libero esame luterano si apriva la coscienza dell’uomo moderno all’emancipazione dall’oggettività del vero e del bene, a favore della soggettività di un autonomo giudizio sulla «conoscenza del bene e del male». Era come un sussurro che, anche se invocando il nome di Cristo, in realtà, riprendeva la tentazione già rivolta ad Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden. – Non abbiate paura della vostra libertà!

L’ambiguità della «Pacem in terris» infesta la «Dignitatis humanae»

Giovanni 23 rilanciò l’ambiguità erasmiana nella «Pacem in terris», che, essendo il riferimento più citato nella «Dignitatis Humanae», chiaramente contiene la frase chiave della revisione conciliare sui concetti di dignità umana e libertà religiosa: «In hominis iuribus hoc quoque numerandum est, ut et Deum, ad rectam conscientiae suae normam, venerari possit, et religionem privatim et publice profiteri»; cioè «Fra i diritti dell’uomo va annoverato anche quello secondo cui ciascuno ha il diritto di onorare Dio seguendo la retta norma della propria coscienza e di professare la propria religione in pubblico e in privato» (AAS 55, 1963, p. 260).

Ecco l’ambiguità rilanciata dalla “semplicità geniale” del falso pastore che gioca sulle norme divine su cui si fonda la «retta coscienza», confondendola con una «retta norma», aperta al giudizio della propria coscienza autonoma. L’abbozzo dell’ambiguità sollevata da Erasmo era stato condannato dalla Chiesa nel passato. Nei nostri tempi ritorna senza perdere il pelo della sua ambiguità, ma indossando la veste pontificale di Giovanni 23, che era l’esecutore del piano di «aggiornamento» conciliare voluto dalle logge e dalla sinagoga. E l’esecrabile ambiguità si rivestirà di panni apostolici per far avanzare con la«Dignitatis humanae» del Vaticano 2º l’opzione della «libera coscienza» voluta da tali «illuminati».

Schiuse le uova erasmiane con le “luci” delle coscienze luterane, si è passati alle vipere allevate da un conciliabolo ecumenista, cui spettava l’apertura definitiva: aprire ai rivoluzionari ormai cresciuti e moltiplicatisi, non per correggerli ma per battezzarli in gran tripudio, come nel famigerato Discorso di Paolo 6º sul culto dell’uomo alla chiusura del Vaticano 2º.

Il fatto è che la «Dignitatis humanae» conciliare passa attraverso lo sdoganamento della «Pacem in terris», come dimostrato da dotti autori, tra cui il padre Joseph de Sainte Marie pubblicato dal «Courrier de Rome» (maggio 1987) e da «Itinéraires», (luglio-agosto 1987). Così,“L’ambiguità della «Pacem in terris» appare nella redazione latina del testo, che parla della rectam conscientiae suae normam, cioè della «norma retta della coscienza». Si deve intendere il riferimento alla norma della «coscienza retta» o di una «norma retta», che sarebbe ogni giudizio in coscienza? Ognuno può capirlo come crede; e in ciò consiste l’ambiguità. Ognuno la applicherà perciò ugualmente nel senso che vuole, ma l’enciclica ha in se stessa un moto interno che dice quale il senso, secondo essa, tale «libertà» dev’essere intesa. È il senso inteso da padre Laurentin e da padre Pavan, così come dai periti conciliari della «libertà religiosa». Infatti, dopo la stesura della «Dignitatis humanae», titolo della dichiarazione conciliare dove si trovano princìpi che furono essi stessi cambiati”, è impossibile non capire il senso dato alla «libertà», a causa delle sue «ambiguità volontariamente mantenute» nella «Pacem in terris». La continuità tra i due documenti è evidente. Il sofisma che si ripete in entrambi i testi consiste nel passare in modo indebito dall’affermazione innegabile, evidente e fondamentale, della libertà essenziale dell’atto di fede, libertà per la quale ogni pressione su tale atto ne distrugge la natura stessa, all’affermazione, per niente evidente, e di fatto negata tradizionalmente dalla Chiesa, di una libertà parimenti essenziale e illimitata a priori in materia di esercizio pubblico di qualsiasi culto religioso.

“La «Pacem in terris» fu l’apertura all’ecumenismo conciliare ed è sintomatico che sia stata pubblicata all’insaputa del Sant’Uffizio, essendo stata redatta e mantenuta segreta dal piccolo gruppo di periti – e di pressione – del quale era l’opera. Analogo, ma ancora più grave, il percorso seguito dalla «Dignitatis Humanae». Le legittime obiezioni sollevate al piano di dichiarazione da parte del «Coetus internationalis Patrum» non furono ascoltate, ma respinte (vedi Ralph M. Wiltgen, s. v. d., «Le Rhin de jette dans le Tibre, Le Concile inconnu», ed. du Cèdre, Paris, 1976, pagine 243-247). Come la«Pacem in terris», e ancora più di questa, la dichiarazione conciliare è stata pubblicata in seguito a palesi violazioni delle regole. Non fu rispettato nel primo caso nemmeno il dovere di prudenza; nel secondo è stato conculcato perfino un diritto esplicito.”

Conseguenze della contraffazione dottrinale

La «Pacem in terris» voluta da Giovanni 23 per iniziare in modo velato la mutazione della Dottrina cattolica, cade sotto la condanna di liberalismo, non solo della Enciclica «Libertas» di Leone XIII, ma di tutto il Magistero. “Il discorso sugli effetti di questi errori imposti alla Chiesa da gruppi di pressione per vie oltremodo subdole grazie alla copertura dell’autorità o conciliare sarebbe vastissimo. Riguarda la continuità del magistero della Chiesa. Se esso ignorava il principio assoluto del diritto naturale alla libertà religiosa della «dichiarazione» conciliare», allora questa rappresenta una condanna di massa non solo dell’insegnamento precedente della Chiesa, ma anche del suo modo di agire; il che mette in causa non più semplicemente la sua potestas docendi, ma anche l’uso della suapotestas regendi. Per dei secoli la Chiesa avrebbe agito ignorando e conculcando un diritto naturale fondamentale della persona umana; implica un’analoga condanna di tutti i Papi degli ultimi secoli. Peggio ancora, con la concezione non solo laica ma abbastanza laicizzante che essa offre, la dichiarazione conciliare nega i diritti di Cristo sulla società civile, con l’esaltazione dello Stato come realtà suprema e ultima!”

Ogni «ordine pubblico» sarebbe «informato a giustizia»?

Scrive il giudice Carlo Alberto Agnoli («La Crisi della Chiesa moderna alla luce della fede e il problema della libertà di religione», Civiltà, Brescia, 1984): “Rendendosi conto del terribile pericolo insito nel principio da loro espressamente enunciato per cui non si può impedire a nessuno di agire in conformità della propria coscienza, principio che legittima la pratica di qualsiasi mostruosa dottrina, i padri del Vaticano II hanno ritenuto di poterne eliminare o almeno limitare la portata anche socialmente sovversiva affermando che la libertà di religione e di morale, pur essendo diritto primario, va soggetta al limite dell’ordine pubblico informato a giustizia. Se ne ricava che secondo i padri conciliari esisterebbe un ordine pubblico, fondamento di ogni umana e ordinata convivenza e conforme al diritto naturale, anzi, che del diritto naturale sarebbe la quintessenza, di cui depositario e arbitro esclusivo sarebbe lo Stato, che di esso dovrebbe avvalersi per giudicare se e fin dove le religioni – tutte le religioni – abbiano diritto di esistere e manifestarsi. E questo Stato, al di fuori e al di sopra delle religioni, è necessariamente lo Stato laico ed ateo“Sulla base dell’esperienza storica di questi ultimi due secoli nel corso dei quali si è affermato il laicismo, a quale ordine pubblico allude il Vaticano II?A quello comunista, del KGB e del Gulag? O a quello demo-liberale che deve assicurare la legalizzazione dell’aborto, della pornografia e della droga?” E con tale «libertà metafisica» – al di sopra della Religione – anche la corruzione politica è avanzata a galoppo!

La «Redenzione universale» di Karol Wojtyla

La filosofia conciliare, ispirata al monismo e all’evoluzionismo che riduce tutto al principio terreno, per servire il fine che si prefiggeva – la pace secondo un «ordine nuovo» del mondo -, doveva fornire a quel fine il suo contributo specifico, «religioso». Scartate le «vie filosofiche razionali», anche dell’idealismo di Croce (che deride il modernismo), essa andava elaborata in un ambito prettamente clericale, come utopia religiosa, onde evitare i rischi di un’incongruenza filosofica. Ecco perciò l’applicazione conciliare della tesi di Karl Rahner S.J.: del «cristiano anonimo»; modello centrale di «uomo nuovo» universale, del creativo e conciliante antropocentrismo «cristiano».

Su tale idea che, come si vedrà, è la distorsione di un concetto vero, poggia il processo d’unificazione del Vaticano 2º nella sua ricerca del «nuovo ordine religioso», essa è pure la base di una «nuova coscienza» di redenzione universale («Redemptor hominis») che, ispirata in un «secondo Cenacolo Apostolico», da una «nuova Pentecoste», farebbe tacere i dubbi sulla bontà, ispirazione e saggezza dei suoi autori.

Siamo davanti a «ispirazioni», «intuizioni», proiezioni di un misticismo alla rovescia, di un esoterismo che dovrebbe scalzare i fondamenti della fede cattolica, che non ignora né prescinde dei termini di ragione. Il suo eroe sarà Karol Wojtyla, chiamato Giovanni Paolo 2º.

L’apertura agli «opposti» si è fatta seguendo la formazione antroposofica rapsodica di Wojtyla, che aprì lo stesso concetto di «redenzione» a tutti, pure quanti non ne volevano sapere, poiché Dio si sarebbe incarnato – in un certo modo – in tutti gli uomini (vedi «La strana teologia di Giovanni Paolo II», J. Dormann; 1987). Quindi… seguì l’apertura ecumenista a tutte le religioni ad Assisi!

Nel 1988, nello studio pubblicato da Padre Johannes Dörmann è esposta un’analisi precisa del contenuto teologico dell’«avvenimento di Assisi», le cui ripercussioni sono visibili in tutto il mondo negli incontri che ne costituiscono il prolungamento e l’imitazione. In quest’ordine d’idee ecumeniste si svolsero tutte le attività e viaggi di Giovanni Paolo, che non si sottrasse né al bacio del Corano, né all’elogio degli animisti della macumba, né alla riverenza ai buddisti.

La giornata mondiale della preghiera con tutte le religioni ad Assisi il 27 ottobre 1986, su invito di Giovanni Paolo 2º, fu l’apogeo del secolare processo «religioso» finalizzato a favorire la pace e l’unità fra le religioni e i popoli. Era nella natura di questo movimento per la pace di coltivare la tolleranza religiosa come un valore supremo e di combattere la «pretesa» della Chiesa di essere l ‘unica depositaria della verità! Ecco la ferma posizione nel rivendicare il diritto assoluto alla rivelazione del Dio personale che essa rappresenta nel mondo.

Il Vaticano 2º dei «papi conciliari» invertì tale posizione cattolica riguardo alle altre religioni.

Al Concilio Vaticano I, il primo progetto di costituzione sulla Chiesa non poté essere discusso a causa dell’interruzione del Concilio. Al capitolo 7 esso prendeva posizione sui rapporti della Chiesa con le altre religioni ed esponeva in maniera precisa quella che allora era la posizione della Chiesa: “Noi rigettiamo e aborriamo la dottrina empia dell’uguaglianza di tutte le religioni, che ripugna anche alla ragione umana. l figli di questo mondo vogliono sopprimere la differenza fra il vero e il falso e dicono: la porta della vita eterna è aperta a tutti, qualunque sia la religione da cui essi provengono; o ancora: in ciò che concerne la verità della religione, non c’è sempre che una probabilità più o meno grande, ma mai una certezza. Noi condanniamo anche l’opinione empia di coloro che chiudono agli uomini la porta del cielo sotto il falso pretesto che non conviene e che giammai è necessario alla salvezza abbandonare la religione nella quale si è nati o si è stati educati e nella quale si è cresciuti, anche se essa è falsa. Essi accusano anche la Chiesa allorché afferma di essere la sola vera religione, rigetta e condanna le altre religioni e sette che si sono separate dalla sua comunione. Essi pensano in effetti che l’ingiustizia un giorno potrà avere parte con la giustizia o le tenebre con la luce, o che il Cristo potrebbe trovare un accordo con Satana.”

Papa Pio XI dice a questo proposito: “I partecipanti a tali congressi si fondano l’opinione erronea “esser tutte le religioni più o meno buone e lodevoli, in quanto che tutte, o per una via o per l’altra, manifestano ed attestano quel senso nativo e spontaneo in noi, che ci porta verso Iddio e verso il riconoscimento devoto del Suo impero.

Teoria questa, che non è soltanto una falsità vera e propria, ma che ripudia la vera religione falsandone il concetto, e così spiana la via al naturalismo e all’ateismo. Chi dunque tien mano a codesti tentativi ed ha di queste idee, con ciò stesso, per conseguenza manifesta, si allontana dalla religione rivelata da Dio.”

Pio XI intende qui i “congressi delle religioni”, che sono delle “discussioni” e non degli atti di culto interreligioso. La pratica del culto interreligioso, che nella Chiesa conciliare va ben oltre questi “congressi”, e il semplice fatto che sia un chierico vestito da papa a organizzare tale «riunione», va ben oltre quanto Pio XI potesse immaginare. È chiaro che l’atteggiamento della Chiesa conciliare all’indomani del Vaticano 2º nei riguardi delle religioni non cristiane rappresenta una rottura radicale con tutta la Tradizione.

Ecco, che l’opera di Giovanni 23 e di Giovanni Paolo 2º corrompe l’insegnamento fondamentale della Chiesa Cattolica e se ora sono canonizzati, invece di condannati, allora sono tutti i Papi cattolici ad esserlo, per la goduria del mondo agnostico e ateo, insieme a tutti i demoni.

«Essi pensano in effetti che l’ingiustizia un giorno potrà avere parte con la giustizia o le tenebre con la luce, o che il Cristo potrebbe trovare un accordo con Satana… e i Santi con gli anticristi dominatori del Vaticano!

 

14 Risposte

  • Dice Gesù, citando il profeta Daniele: “Quando vedrete l’abominio della desolazione stare nel luogo santo, là dove non conviene, allora fugga….”
    Daniele alludeva all’immagine di un uomo che si faceva Dio.
    Oggi assistiamo all’antropocentrismo che nella chiesa prende il posto del teocentrismo.
    Fautori di questa inversione latreutica sono i due pseudopapi oggi falsamente canonizzati. L’abominio della desolazione oggi comincia ufficialmente a prendere corpo. Presto l’abominio si espanderà a dismisura; molto presto. Chi vuol salvare la fede esca da Babilionia; chi vuol salvare la pelle (ammesso che sia possibile) tenga un profilo basso; ormai chi è fuori è fuori e chi è dentro è dentro.

  • ABOMINIO DELLA DESOLAZIONE STARE LA’ DOVE NON TE LO ASPETTI, DOVE NON DOVREBBE STARE, DOVE NESSUNO HA IL CORAGGIO DI SOSPETTARE. Ditelo come vi pare, ma è così evidente ciò che voleva dire Daniele.
    Eppure San Paolo in Tessalonicesi 2, San Giovanni in Apocalisse XIII, San Marco 13, San Matteo 24, per cortesia andateveli a leggere, ci dicono non solo come riconoscere i segni (e Gesù ci invita a leggere meglio Daniele, mettendo un rinforzo nei Vangeli, così detto – CHI LEGGE PRESTI ATTENZIONE! -), ma anche COME COMPORTARCI in quei frangenti.
    Quindi, concordo con Benedetto sul profilo basso da tenere, ma solo rilanciando: organizziamoci per agire come pontieri oltre che annunciatori e mercedari. C’è gente che pur avendo Maria nel cuore, pur essendo rimasto radicato nella Tradizione, vive ancora come fosse TIEPIDA e necessita di essere accompagnata a vedere la VIA, la VERITA’ e la VITA, diventando Vangelo in carne e spirito. Rileggiamoci pure San Luigi Grignion da Montfort e prendiamo l’esempio, se serve, dalla proposta di Nomadelfia. Ah, quanto avrei voluto che i Borghi Eucaristici e Agricoli di Xenobia fossero già attivi per consigliarveli!!!!!

  • Gesù non vuole un “profilo basso” … disse : ” si,si,no,no ” e noi dobbiamo imbracciare la Croce e … annunciare, annunciare, annunciare

  • Ho parlato di profilo basso per indicare la prudenza. Dopo più di 50 anni le posizioni conciliariste si sono consolidate stabilmente e chi osa metterle in dubbio passa per scemo, o fascista, o integralista e fondamentalista, ecc. ecc. Non sono perle da gettare ai porci. I nostri discorsi vanno fatti solo là dove si percepisce che c’è un cuore aperto alla verità, per lo meno insoddisfatto della vulgata comune e dell’apostasia galoppante. Diversamente si spreca l’olio prezioso e incomunicabile della fede personale, come nella parabola evangelica delle 10 vergini, e si provocano avventate e controproducenti divisioni in famiglia, persino tra marito e moglie, fratelli e figlie. In questa epoca difficile e prossima alla persecuzione bisogna scegliere oculatamente le persone e i modi con cui annunciare la Verità. Ricordiamoci dei primi cristiani a Roma e dei segni di riconoscimento che usavano con estrema cautela. Annuncio sì, ma anche vigilanza, prudenza e preghiera.

  • Tutto ok Benedetto. Ma non dobbiamo temere di portare la Verità soprattutto in famiglia, perchè è quello il luogo in cui Gesù ci avverte che ci saranno le maggiori divisioni. Ahimè! E se superiamo questo trauma, a quel punto dire la Verità anche dai tetti, diventa una missione quasi inevitabile

  • Sulla vera Chiesa del Signore non prevarranno gli inferi,
    Matteo: 16, 18.
    La vera Chiesa del Signore, è la congregazione di tutti
    i Santi Eletti, i Santi Eletti sono le pecorelle del Signore,
    le quali fanno la volontà del Padre, quindi seguono
    rigorosamente le Sacre Scritture, senza aggiungere e
    senza togliere e senza cambiare.

  • …e soprattutto seguono la Chiesa cattolica apostolica romana, la tradizione e il magistero di sempre, altrimenti le Sacre Scritture, da seguire “rigorosamente”, vengono lasciate alle derive puramente umane: tot capita tot sententiae. Dio Onnipotente ci ha dato la Chiesa, ed è l’amore per questa che sembra vacillare anche ove Essa – e ne siamo certi inforza del non praevalebunt – sussiste ed è visibile. Essere innamorati della Chiesa è la divisa del cattolico, che quindi è tenuto a combattere senza tregua la contro-chiesa.

  • Sin dall’inizio c’è stata la chiesa, prima Gesù e gli Apostoli
    e i Discepoli, poi S.Pietro alla guida della comunità cristiana,
    in seguito alla guida c’ stato anche San Giacomo, San Giovanni e San Paolo, mentre i primi tre si rivolgevano agli
    ebrei convertiti, San Paolo si rivolgeva ai gentili insieme
    a San Barnaba, citato in Galati 2: 8-10.
    Dopo inizia l’epoca con Vescovi e Diaconi, e poi si forma
    la Grande Chiesa Cattolica Apostolica Romana, prima il
    centro era a Gerusalemme e poi si sposta a Roma, da qui
    l’inizio della storia della Chiesa Cattolica piena di tanti avvenimenti, cambiamenti, dogmi, scismi e ultimamente
    apostasie ed eresie.

  • Spero che la tassonomia dogmi scismi etc. non metta tutto sullo stesso piano! Spero che non si vorrà pensare, con Jedin, alla chiesa della fede vs chiesa della storia.
    Spero…

  • “È il paradosso di un’epoca futile e di un’umanità cieca.” Così il falso zuavo che scrive su Libero termina l’articolo . Cieco sarà lui e tutto quel gregge di cosiddetti “vaticanisti” sempre a novanta gradi davanti e a volte anche dietro al perito chimico argentino … il loro modernismo non fermerà la nostra Fede

  • @ Dubito Ergo Sum
    Stavo per riportare lo stesso articolo dell’ “acuto ma testardissimo Socci” quando mi sono imbattuto in questa ulteriore incredibile “dio”incidenza: morto l’attore Bob Hoskins. Quale ruolo interpretò al cinema? Indovina, indovina,… Giovanni XXIII. E’ morto all’improvviso per una polmonite fulminante a 71 anni

    http://www.antoniosocci.com/2014/04/cosa-e-accaduto-sabato-scorso-alla-madonnina-di-civitavecchia/?utm_source=feedburner&utm_medium=email&utm_campaign=Feed%3A+LoStraniero+%28Lo+Straniero+-+Il+blog+di+Antonio+Socci%29

    http://www.tgcom24.mediaset.it/spettacolo/2014/notizia/e-morto-l-attore-bob-hoskins_2042053.shtml

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