La Croce Rossa britannica si piega al “gender diktat”

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Segnalazione di Corrispondenza Romana

Bryan BarkleyDalla Gran Bretagna arriva la notizia, pubblicata sul “Daily Mail” del 1 novembre, di un volontario della “Croce Rossa” licenziato in tronco per aver osato manifestare pubblicamente il proprio personale dissenso alla legge nazionale sul matrimonio tra persone dello stesso sesso. Bryan Barkley, 71 anni, dei quali 20 dedicati al volontariato nella “Red Cross” inglese, è stato, infatti, messo improvvisamente alla porta dal momento che le sue idee sono risultate incompatibili con i valori della storica istituzione umanitaria internazionale.

L’imperdonabile colpa del signor Barkley è stata quella di mettere in scena una pacifica protesta solitaria, lo scorso mese di marzo, davanti alla cattedrale di Wakefield, il proprio paese natio nel West Yorkshire, esponendo un cartello con su scritto: “No matrimonio dello stesso sesso”‘ e ‘”No alla ridefinizione del matrimonio”. All’indomani della sua inaspettata estromissione il volontario di lungo corso ha ricevuto la solidarietà di numerosi colleghi e amici che hanno accusato la Croce Rossa di punire i suoi associati per i propri pensieri e punti di vista. Lo stesso signor Barkley, che ha prestato servizio per 20 anni come volontario senior, ha lanciato un appello pubblico contro la sua illegittima destituzione, da lui definita “ingiusta e senza alcuna giustificazione“.

Intervistato sull’accaduto l’ex-volontario ha espresso il proprio sconcerto dichiarando: “Che cosa ho fatto di male? Io credo fermamente che l’istituzione del matrimonio è tra un uomo e una donna ed è la pietra angolare della nostra società. Perché non si può dirlo in pubblico? La libertà di espressione è stata soffocata in questo paese. Non ho nulla contro gli omosessuali. Ma io non credo che il Parlamento non rappresentava il punto di vista della gente quando ha cambiato la definizione di matrimonio“.

Parole evidentemente incomprensibili e inaccettabili per i vertici della Croce Rossa che due mesi dopo il “fattaccio”, a maggio, hanno recapitato al signor Barkley una lettera da parte di Andy Peers, responsabile della Croce Rossa nello Yorkshire, che lo invitava ad un’udienza disciplinare per discutere riguardo la sua protesta che contraddiceva i «principi fondamentali della Croce Rossa, della Mezzaluna Rossa e i valori della Croce Rossa britannica».

Nell’incontro, Peers ha chiarito allo “sprovveduto” volontario la posizione “super partes” dell’istituzione britannica in materia di matrimonio omosessuale, e, a distanza di tre mesi, l’8 agosto 2014, il signor Barkley è stato informato che la charity gli ritirava “opportunità di fare volontariato” con effetto immediato con una lettera di licenziamento nella quale veniva accusato di aver violato i principi fondamentali dell’organizzazione.

Colin Hart, direttore di “Coalition for Marriage”, gruppo inglese in difesa del matrimonio naturale, che sta fornendo l’assistenza legale a Barkley ha dichiarato: “Questo è un caso sconvolgente. Per quasi due decenni Bryan ha aiutato a riunire persone con propri i familiari perduti. Eppure, per aver espresso la propria opposizione ai piani del governo di ridefinire il matrimonio è stato licenziato. La sua unica colpa sembra essere stata di essere uno dei milioni delle persone comuni che si opponevano questo cambiamento. Ciò che disturba la maggior parte delle persone è che la Croce Rossa ha affermato che non sono state le sue azioni, ma i suoi pensieri e punti di vista il problema. È questa la politica ormai ufficiale della Croce Rossa per la quale ogni volontario che abbia una visione tradizionale sul matrimonio si troverà ad affrontare il licenziamento?”.

Da parte sua, la Croce Rossa britannica si è giustificata ribadendo la propria presunta neutralità etica: “Siamo impegnati e legati dai nostri principi fondamentali che … non si schierano in controversie di natura politica, razziale, religiosa o ideologica. Dobbiamo considerare la compatibilità delle opinioni espresse pubblicamente dalle persone, che siano in linea con i nostri principi fondamentali“.

L’ennesimo caso di discriminazione nei confronti di coloro che si oppongono al “gender diktat” mette in luce ancora una volta il carattere intollerante e totalitario dell’ideologia del gender e i rischi insiti in una futura legge sull’omofobia. Il signor Barkley ha perso il proprio posto di volontario, che ricopriva da venti anni, per aver espresso idee non allineate con il pensiero unico dominante. Un pensiero debole, solo all’apparenza, che in nome di una falsa tolleranza rifiuta di dare alcun giudizio di valore trasformandosi, nella realtà, in pensiero forte, fortissimo.

In tale prospettiva giustificare le proprie scelte sulle basi del principio di neutralità etica è un’affermazione contraddittoria ed ideologica. Non prendere posizione, lavarsi le mani, “in controversie di natura politica, razziale, religiosa o ideologica” rappresenta di per sé stesso, un atteggiamento etico e una scelta di campo dalle conseguenze sociali e morali drammatiche.

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