Si possono contestare e rifiutare le decretazioni di Magistero ordinario ed universale della Chiesa?

Condividi su:

costituzione

A cura di CdP Ricciotti

Sebbene l’oggetto formale della fede soprannaturale sia l’autorità di Dio rivelante, anche la fede, per rapporto alle verità determinate cui aderisce, si distingue in divina e cattolicaed in semplicemente teologica o divina. Siffatta distinzione è espressa dal Concilio Vaticano quando accenna ai dogmi che si devono credere con fede divina e cattolica. Quindi, per intendere correttamente questo decreto conciliare, bisogna spiegare bene in che cosa differiscano le dette due maniere di fede. A tal scopo, si vuol notare che, quando un uomo è certo che una dottrina o un fatto è rivelato da Dio, sia perchè la rivelazione venne a lui immediatamente fatta (ps. il riferimento non è ai sedicenti “veggenti”, NdR), sia perchè ne ha così sicuri argomenti da non poterne dubitare, è tenuto a prestarvi intero consenso. Se il Magistero della Chiesa non ha pronunciato alcun giudizio decretoriointorno alla rivelazione medesima, allora l’obbligo di credere non si estende alla universalità dei fedeli, ma è ristretto all’individuo, al quale la rivelazione venne fatta, e che non ha una cognizione certa; e anche questo individuo, se mancasse al suo dovere di credere alla rivelazione suindicata, peccherebbe e sarebbe eretico in faccia a Dio; ma non soggiacerebbe alle pene dalla Chiesa inflitte contro gli eretici. Questa è la fede semplicemente divina e teologica. La fede che invece tutti gli uomini, non appena ne abbiano sufficiente cognizione, sono obbligati a prestare alle verità proposte a credersi dalsupremo Magistero della Chiesa come da Dio rivelate, è fede non solo divina, ma altresìcattolica.

Posta questa distinzione, è facile individuare l’oggetto materiale della fede divina e di quella cat­tolica. Si noti che come l’oggetto formale della fede è l’autorità di Dio rivelante, così l’oggetto materiale di essa sono le verità determinate da Dio rivelate. Ora, oggetto materiale della fede teologica è ogni verità da Dio rivelata sia che essa riguardi Dio, le di Lui perfezioni, e i liberi di Lui decreti, sia che riguardi le cose create. Una dottrina, poi, per essere oggetto della fede cattolica deve anzitutto essere in­segnata da Dio e da Gesù Cristo, o dai Profeti, dagli Apostoli, dai canonici autori divinamente ispirati; in secondo luogo deve essere proposta come rivelata dall’autorità della Chiesa. Il secondo di questi requisiti non può stare senza il primo, poiché avendo Gesù Cristo promesso alla Chiesa l’assistenza dello Spi­rito Santo che le insegni ogni verità e secondo essa la guidi, non può mai avvenire che la Chiesa di­chiari come verità da Dio rivelata, quella che non è propriamente tale. Ciò fu definito dal Concilio Va­ticano quando disse:

Si debbono credere con fede di­vina e cattolica tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o trasmessa per tradizione, e che dalla Chiesa o per solenne giudizio, o per or­dinario universale  Magistero vengono proposte a cre­dersi come divinamente rivelate.

Per compiere la spiegazione di questo tratto della Costituzione Vaticana che stiamo esponendo, dobbiamo capire che cosa sia e come si eserciti il Magistero universale della Chiesa. A tale scopo, no­tiamo tre cose:

  1. primo cioè che Gesù Cristo diede al Sommo Pontefice successore legittimo di San Pietro, ed ai Vescovi che tengono il luogo degli Apostoli, il diritto ed il dovere di istruire i popoli nelle verità da Dio rivelate, e che perciò i popoli hanno l’obbligo di aderire a questo altissimo infallibile Magi­stero con l’atto della fede.
  2. Secondo, che subito San Pietro e gli Apostoli, e dopo di loro i Sommi Pontefici ed i Vescovi, si dedicarono con zelo instancabile ad evangelizzare, ed estesero in ogni parte dei mondo la Chiesa. Cosi i popoli, aderendo alla parola dei sacri banditori, come “ricompensa” ricevettero la divina grazia e la vera fede.
  3. Terzo, che, all’insorgere di dubbi e controversie, i Sommi Pontefici, e con essi i Vescovi, dichiararono la verità soprannaturale da credersi, e riprovarono e condannarono gli errori e le empietà contrarie  alla dottrina celeste.

Questa è semplice storia, e da essa capiamo ed impariamo che l’insegnamento non di uno o di un altro Vescovo, che può recedere (scrive “decampare”) dalla verità, ma l’insegnamento universale dei sacri Pastori subor­dinati al Sommo Pontefice Romano, come è mezzo infallibile stabilito dall’incarnata Sapienza per diffon­dere negli uomini la cognizione della dottrina rivelata, così basta perché la verità religiosa da esso propagata debba dirsi proposta a credersi dalla Chiesa, e debba, dagli uomini, accogliersi qualeoggetto mate­riale della fede cattolica.

Il simbolo degli Apo­stoli, infatti, che ha legato in un solo vincolo di fede tutta la cristianità, non è che un compendio delle principali verità dogmatiche, predicate in tutti i tempi ed in tutti i luoghi dagli Apostoli e dai loro successori. Chi, an­che prima dei grandi Concilii e delle pontifìcie defi­nizioni, non avesse aderito a qualcuno (anche solo ad uno) degli articoli di detto simbolo, avrebbe peccato contro la fede, perchè avrebbe resistito all’universale ed ordinario Magistero della Chiesa. Con l’avanzare dei secoli, il Magistero universale edordinario della Chiesa non ha affatto perso la sua autorità ed efficacia, quindi ha sempre avuto la forza di dichiarare infallibilmente le verità da Dio rivelate e conseguentemente di obbligare gli uomini ad aderirvi con l’atto della fede. Con questo, si vuol vibrare con forza (scrive “infe­rire”) che tutte lo forme con le quali la Chiesa esercita il detto suo Magisterosono altrettanti argomenti che dimostrano con tutta certezza la celeste dottrina. La Chiesa prega, perciò, le formule deprecatorie da essa universalmente adottate, le quali sono testimonianza irrepugnabile della fede. La Chiesa insegna, dunque, il suo insegnamento riferito con unanime consenso dai santi Padri, esprime la verità soprannaturale.

La Chiesa amministra i santi Sacramenti, dunque la pratica sempre ed ovunque usata da essa in tale amministrazione, dichiara indubbiamente ciò che in­torno ai medesimi Sacramenti si deve credere; la Chiesa esercita il culto divino, celebra le sacre so­lennità, e con questo esercizio, con questa celebra­zione, in quanto sono universali, fa infallibilmente co­noscere i relativi dogmi divini. Esprime l’autorità e l’infallibilità del Magistero universaledella Chiesa in fatto di fede o di morale la celebre sentenza di Vin­cenzo Lirinese che dice:

Nella stessa Chicca Cat­tolica dobbiamo avere grandissima cura di ottenerci a ciò che da por tutto, a ciò che sempre, a ciò che da tutti è stato creduto.

Forsecchè il pio o dotto scrittore ha voluto, con tale proposizione, come pre­tesero i giansenisti, eccitare i fedeli a giudicare e contestare (scrive “a chiamare a sindacato”) le decisioni del supremo ecclesiastico Ma­gistero, per giudicare se in qualche modo, a loro parere, si allontanino dalla dottrina rivelata professata indietro nel tempo, e si possano con siffatto pretesto rifiutare? Mai no: Anzi il Lirinese ha voluto premu­nire i fedeli contro gli errori serpeggianti, e a tal scopo ha dato loro per regola i caratteri che contrad­distinguono il Magistero della Chiesa. Questo Magi­stero è antico quanto la Chiesa, anzi è la stessa Chiesa docente illuminata dallo Spirito Santo e assistita da Gesù Cristo; questoMagistero, quindi, come infalli­bile ed autorevole, ha insegnato sempre l’identica ve­rità; sebbene sia venuto mano mano sviluppandola secondo il bisogno e l’opportunità, ed ha unito tutti i credenti nel e grazie al (scrive “mercé”) consenso alla verità medesima.

Quindi è chiarissimo (scrive “indi procede”) che realmente la dottrina proposta da questoMagistero è antica quanto la Chiesa perchè sempre identica a se stessa, è diffusa in tutto il mondo cattolico, ed è conosciuta e professata da tutti i cattolici. Ciò detto (scrive “in questo senso”), quindi, è verissimo che si deve credere ciò che sempre, dovunque e da tutti è stato creduto. Ma, per fare ciò, non si richiede altro che aderire semplicemente e con tutta fer­mezza al Magistero universale ed ordinario della Chiesa. La regola suggerita dal Lirinese tornerebbe di grande giovamento quando, su questo o quel punto determinato di cristiana dottrina, sorgesse contro­versia o la Chiesa non avesse ancora pronunciato la sua definizione. Allora come, in questa circostanza, do­vrebbero regolarsi (scrive “contenersi”) i buoni cattolici che si trovas­sero nel bisogno di dover scegliere (scrive “appigliarsi”) all’una o all’altra parte? Dovrebbero, facendo quello che dice ancora il citato scrittore, seguire l’universalità, l’antichità, il co­mune sentimento.

Seguiremo, egli scrive ancora, l’u­niversalità se professeremo quelle fede una e vera che da tutta la Chiesa nell’orbe terrestre è pro­fessataSeguiremo l’antichità se non ci allontane­remo di un punto da quelle massime che dai santi nostri maggiori, e dai nostri padri notoriamente furono venerateSeguiremo, infine, il comune sen­timento se anche fra le antiche definizioni e sen­tenze adotteremo quelle che da tutti o quasi tutti i sacerdoti e maestri concordemente furono tenute.

Chi non vede che con questa regola il fedele intanto è sicuro, in quanto aderendo alla dottrina più antica, più universale, più comune, ha tutta la ragione di persuadersi di stare col Magistero universale ed ordi­nario della Chiesa?

Sii. La Chiesa, oltre ad insegnare con Magistero universale ed ordinario la verità rivelata, ed ob­bligare così gli uomini a prestare alle verità stesse il consenso della fede, in circostanze straordinarie, quando l’integrità del deposito della dottrina celeste e lasalvezza spirituale del popolo cristiano il ri­chiedono, pronunzia solenni giudizi coi quali defi­nisce che questa o quella dottrina è da Dio rivelata, e condanna gli errori che sono contrari alla dottrina medesima. Questo giudizio solenne viene pronunciato o da tutta la Chiesa docente nei Concilii ecumenici in adunata, o dal Sommo Pontefice nella sua qualità di Maestro supremo di tutti gli uomini in ordine alla fede ed al costumi. E nell’uno e nel’altro caso il giudizio della Chiesa è infallibile e nessuno può pretendere di conservare la fede se non presta intero consenso alle ve­rità da esso definite.

solenni giudizi della Chiesa si distinguono in due classi. Alla prima appartengono quelli che si possono dire generali ed alla seconda quelli che possono appellarsi: particolari. I giudizi, o definizioni generali, riguardano un ordine intero di verità ri­velate, le quali richiedono la piena adesione dell’animo.

Tali sono:

  • 1° il giudizio col quale la Chiesa ha definito che i libri canonici e deuterocanonici con tutte le loro parti sono divinamente ispirati,
  • 2° il giudizio col quale la Chiesa ha definito che le tradizioni da essa riconosciute e conservato come divine contendono la dottrina rivelata,
  • 3° il giudizio con cui è dichiarata infallibile la dottrina dogmatica e morale dei Condili ecumenici dal Papa approvati,
  • 4° il giudizio che ha stabilita l’infallibilità dei Sommi Pontefici Romani in materia di fede e di costumi,
  • 5° il giudizio della infallibilità ed autorità del Magistero universale ed ordinariodella Chiesa.

Questi giudizi solenni richiedono l’adesione del fe­dele a quanto per se stessi esprimono, e insieme a tutte le verità a cui si riferiscono. Per tal modo ci obbligano a credere la dottrina espressa dai singoli testi scritturali, e da tutte le tradizioni riconosciute divine dalla Chiesa, ci fanno un dovere di prestare il nostro consenso ai singoli dogmi che dai Concilii, dai Sommi, Pontefici e dall’universale ordinario ec­clesiastico Magistero sono definiti ed insegnati. E veramente fa tutto questo il fedele quando dichiara  (scrive “protesta”) di credere tutto ciò che crede la Chiesa.

A cura di CdP Ricciotti. 

Tratto da Costituzione Dogmatica Dei Filius sulla Fede Cattolica, sancita e promulgata nella Sessione Terza del Sacrosanto  Concilio Ecumenico Vaticano, spiegata dal Vescovo Pietro Maria Ferrè, Casale, 1874

Qui il testo della Dei Filius.

ricciotti | dicembre 15, 2015 alle 3:07 pm | Etichette: Carlo Di PietroConcilio Vaticano,dogmafallibilismogiansenismogiansenistiinfallibilitàLirineseMagisteroMagistero ordinarioMagistero universaleSedeplenismo | Categorie: Apologetica e polemica,Cattolicesimo romanoMoraleVaticano II e crisi della Chiesa | URL: http://wp.me/p3Bugf-5ZK

Una Risposta

  • … [Trackback]

    […] Read More Infos here: agerecontra.it/2015/12/si-possono-contestare-e-rifiutare-le-decretazioni-di-magistero-ordinario-ed-universale-della-chiesa/ […]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *