Sopportare con troppa pazienza le ingiurie fatte a Dio è cosa empia (San Tommaso d’Aquino S. Th., I-II, q. 136, a. 4, ad 3um)

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Risultati immagini per contro SatanismoScritto e segnalato da Luciano Gallina

Lettera aperta a:

Sua E. i Cardinali:

Carlo Caffarra, Walter Brandmüller, Raymond L. Burke

Signor Stephen Walford

Treviso luglio 2017  Santa Elisabetta d’Ungheria

Lettera aperta ai quattro Cardinali, in riferimento alla lettera aperta del Signor Stephen Walford in data 23 giugno 2017

Ho letto la lettera del Signor Stephen Walford, inviata ai quattro Cardinali in riferimento ai DUBIA.

Ho riscontrato nei commenti dei Sig. Walford, molto modernismo, condannato da San Pio X nell’Enciclica Pascendi Dominici Gregis, come la massima delle ERESIE.

Analizzerò la lettera senza la presunzione della perfezione, non avendo studi teologici, ma con la ragione la fede e i seguenti cardini: verità, perché, sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.

Anche se poco bello ma per facilità di comparazione dividerò la lettera del Sig. Walford e la mia in tabelle:

Lettera del Sig. Walford Commenti del sottoscritto
Eminenze, Signori Cardinali,

ho deciso di scrivere questa lettera aperta in risposta ai vostri ripetuti tentativi di avvicinamento al nostro Santo Padre, Papa Francesco, per le questioni originariamente sollevate nei vostri cinque “dubia”. Scrivo mosso dallo spirito d’amore per la Chiesa e, soprattutto, per la sua unità sotto la cura e protezione del nostro amato Papa.

La CHIESA è sempre unita ed è sempre una unità, per sua stessa definizione: “Una Santa Cattolica Apostolica Romana”; quelli che possono essere divisi da Essa sono le persone, sia laici che presbiteri e non basta dichiararsi cattolici per esserlo.
Desidero inoltre affermare che, in relazione alla questione dell’accesso ai Sacramenti per alcuni divorziati risposati, non ho alcun interesse diretto. Sono stato benedetto con un matrimonio di vent’anni e cinque figli, e non ho parenti o amici che rientrano in questa categoria molto delicata. La mia unica preoccupazione risiede nel benessere spirituale di queste anime speciali che il Signore ha messo accanto a me come fratelli e sorelle nella fede. Anche io non ho nessun interesse diretto sulla questione dei Sacramenti. Appunto, perché NON coinvolto si è più liberi per disquisire.

Ma da quando davanti a Dio esistono anime speciali?

Vorrei cominciare affrontando le preoccupazioni espresse nei vostri “dubia”. Sembra che, in relazione al primo “dubium”, abbiate una certa difficoltà ad accettare i due autentici interventi di Papa Francesco nei quali afferma che, in alcuni casi, la disciplina dei sacramenti è stata cambiata: in primo luogo, in risposta alla domanda di Francis Rocca sul volo da Lesbo a Roma il 16 aprile 2016 e, in secondo luogo, il 5 settembre 2016, quando elogiò il documento contenente i criteri fondamentali presentato dai Vescovi Argentini che afferma che «non c’è altra interpretazione» del capitolo VIII di Amoris laetitia. Il punto 292 nel capitolo VIII di Amoris laetitia, è una contraddizione. Certamente non segue il detto evangelico:” sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”, come insegna Nostro Signore.
Per quanto riguarda gli altri quattro “dubia”, sono confuso sul perché abbiate sentito la necessità di porre queste domandeIn nessuna parte di Amoris laetitia Papa Francesco ha cambiato qualcuno di questi insegnamenti. Una domanda Sig. Walford, il Papa, può cambiare il Magistero della Chiesa? Se dei Principi della Chiesa pongono delle domande ci sarà pure qualche motivo? In ogni modo il Papa è tenuto a rispondere per fugare ogni dubbio. Tuttavia dopo il Concilio vi sono stati dei precedenti, vedi per esempio: Breve esame critico del «Novus Ordo Missæ dei Cardinali Bacci e Ottaviani che mai ebbero una risposta da parte di Paolo VI. Dobbiamo dedurre che dopo il Concilio ciò è una prassi consolidata?
Permettetemi di fare qualche esempio. Al punto 295 di Amoris laetitiail Santo Padre ripete l’insegnamento di San Giovanni Paolo II sulla «legge della gradualità» in contrapposizione alla «gradualità della legge» e inoltre afferma: «Perché anche la legge è dono di Dio che indica la strada, dono per tutti senza eccezione». Mentre al punto 311, Papa Francesco dice: «È vero che bisogna curare l’integralità dell’insegnamento morale della Chiesa», riferendosi al divorzio come ad un male (n. 246). Va anche notato che il Santo Padre ribadisce l’Humanae Vitae: «Dunque nessun atto genitale degli sposi può negare questo significato di generare una nuova vita». Alla fine del punto 311, troviamo: “Pertanto, conviene sempre considerare «inadeguata qualsiasi concezione teologica che in ultima analisi metta in dubbio l’onnipotenza stessa di Dio, e in particolare la sua misericordia”.

Il MEA CULPA, (non solo in questo caso) è il primo passo verso la Misericordia, senza il MEA CULPA, sembra si cerchi di raggirare il Buon Dio. È serio questo?

Se tra le due persone (si spera maschio e femmina), è ovvio che c’è l’atto genitale ossia il rapporto More uxorio, altrimenti il problema non si porrebbe.

Trovo che un eventuale figlio da questo rapporto non giustifichi la situazione in atto. Infatti lo considero un ragionamento alquanto strampalato.

Per quanto riguarda la coscienza, al punto 37, il Papa sostiene che le coscienze devono essere «formate» e aggiunge che più le coppie ascoltano Dio e seguono i suoi comandamenti facendosi accompagnare spiritualmente, «tanto più la loro decisione sarà intimamente libera da un arbitrio soggettivo e dall’adeguamento ai modi di comportarsi del loro ambiente» (p. 222). Al punto 303 si legge: «Naturalmente bisogna incoraggiare la maturazione di una coscienza illuminata». Se esiste uno sviluppo dottrinale in termini di coscienza, esso si riferisce all’insegnamento magisteriale del Papa (n. 303), e cioè al fatto che una persona può avere una «certa sicurezza morale» per quanto riguarda la «risposta generosa» che può dare a Dio in quel momento della sua vita, nel caso in cui non sia in grado di rispondere obiettivamente alla «proposta generale del Vangelo». Dicevano i Romani: Dura lex, sed lex.

Vogliamo andare contro la legge di Dio?

Certo, lo possiamo fare. Dio ci ha dato il libero arbitrio, ma questa “libertà”, comporta dei rischi. Siamo coscienti dei rischi?

Non esiste uno sviluppo dottrinale in termini di coscienza. In ogni caso la base di tutto è SEMPRE la Verità. L’insegnamento magisteriale non è di questo o quel Papa. È di Pietro, ossia del Magistero della Chiesa, a cui il Papa è tenuto all’osservanza.

Oppure dobbiamo intendere il Vangelo un manuale con proposte generali? E non Via Verità e Vita da seguire?

Anche qui per ben due volte, il Santo Padre fa riferimento al fatto che la «risposta generosa» non debba essere vista come ideale oggettivo. Al n. 305, Papa Francesco afferma l’esistenza di un peccato oggettivamente grave – definendolo «una situazione oggettiva di peccato» – tuttavia sceglie di affrontarla in relazione all’aspetto più importante della colpa soggettiva, così come aveva fatto la Congregazione per la Dottrina della Fede sotto il cardinale Joseph Ratzinger. Vorrei richiamare la vostra attenzione sui numerosi documenti chiave in cui questo concetto viene spiegato: La norma morale di Humanae Vitae e Il compito pastorale, Homosexualitatis problema, e Persona humana. In ogni caso, si può affermare che Papa Francesco non ha cambiato il magistero sul peccato grave. Parte del punto 305, dice: “A causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa”.

Qui siamo palesemente alla negazione del principio di non contraddizione.

E si pretenderebbe che i fedeli siano in grado di distinguere tra il bene e il male?

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Eminenze, un’attenta lettura di Amoris laetitia rivela tutto quello che avete chiesto nei “dubia”: Io invece obietto dicendo che i cinque “dubia” sono ben pochi vista la mancanza di chiarezza in tutti i 325 punti. Uno scritto è fatto per essere capito da tutti, non certo da scrutare dai pochi.
Gli insegnamenti sull’indissolubilità del matrimonio rimangono. Gli insegnamenti rimangono. Ma come ideale quasi impossibile da raggiungere. Questo non è Cattolico.
Ogni persona deve sforzarsi di seguire gli insegnamenti morali della Chiesa Questa è una ovvietà che esplica ben poco.
Il divorzio è un male e l’adulterio è sempre male. Anche se la colpa può essere ridotta o cancellata del tutto. Si dovrebbe spiegare cosa significa “colpa ridotta”? In quanto questa affermazione aprirebbe una miriade di “attenuanti”. Del tipo, faccio l’adultero i giorni pari!
Le coscienze devono essere formate. Nessuna parte del testo può indurre chicchessia a giungere alla conclusione di poter fare come meglio crede. Le coscienze formate, ma in base a quali parametri? Se in base al Catechismo della Chiesa Cattolica, qui non ci siamo. Si dovrebbe quindi indicare i nuovi parametri oggettivi per una formazione delle coscienze. La Chiesa nei secoli ha fatto tutto ciò. Il testo invece induce a fare come ognuno crede sia meglio (o peggio). Il famoso DISCERNIMENTO lasciato a chiunque a prescindere dalla formazione Cattolica Apostolica Romana.
In nessun modo Papa Francesco suggerisce che le unioni irregolari siano un’opzione alternativa “buona” al matrimonio originale. Tuttavia, non si può negare l’opera della grazia in atto in alcune di queste unioni. Ci mancherebbe avesse esplicitato un suggerimento al concubinaggio. Anche in questo caso va spiegato come ci può essere GRAZIA, in una situazione contraria al volere di Dio?
Quindi, ciò che rimane è un disaccordo con il cambiamento apportato dal Papa in merito alla disciplina dei sacramenti. Papa Francesco ha forse cambiato la dottrina? No. È piuttosto chiaro che coloro i quali mostrano una situazione irregolare debbano essere convertiti. E anche se non lo dice, il presupposto è che queste anime si siano verosimilmente macchiate di peccato mortale. Il Sig. Walford deve spiegare se NULLA è stato cambiato perché vi sono vescovi e sacerdoti che dopo la pubblicazione dell’Amoris Laetitia, hanno dato la Comunione a dei divorziati risposati che vivono more uxorio? Se invece NESSUNO lo avesse fatto significherebbe che tutti hanno capito che NULLA è cambiato. È notorio che un numero sempre più crescente di presbiteri danno la Comunione a pubblici peccatori, creando pubblico scandalo per tutti, in modo particolare creando dei modelli impropri per le nuove generazioni.

Fu Bergoglio stesso a promuovere – attraverso i vescovi argentini – questa pratica sacrilega. Qui si va oltre il cambiamento della DOTTRINA della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, si potrebbe presumere uno scisma.

Chi è in una situazione irregolare, deve rientrare nell’ovile. La via non è sempre facile, ma porta alla Salvezza, sconti di pena possono solo incoraggiare la convivenza peccaminosa e quasi sicura dannazione per le anime coinvolte. Purtroppo, dopo il CVII si è trascurato l’aspetto formativo (in ogni ordine e grado) e ora si vorrebbe curare una ferita in putrefazione con l’acqua calda. Le alte gerarchie si assumano le proprie responsabilità ammettendo le colpe e proponendo con misericordia vie di salvezza, che sono inevitabilmente ardue ma salutari.

Per i Cattolici NON vi sono altre Vie.

La conversione è per chi non è Cattolico.

Se il Papa stesse predicando una falsa misericordia, avrebbe accolto qualunque persona divorziata e risposata a ricevere il Signore, indipendentemente dallo stato spirituale. Al contrario, l’interesse del Papa e la sua preoccupazione pastorale sono per quelle anime che amano profondamente il Signore, ma si trovano in una situazione estremamente difficile; e per questo mi sento di dire che Francesco è un Papa molto coraggioso, inviato dallo Spirito Santo in questa epoca anche per affrontare la realtà di una Chiesa e un mondo feriti che non possono essere abbandonati. Da sempre, Papi e presbiteri hanno accolto i peccatori come insegna Nostro Signore Gesù Cristo. L’accoglienza, infatti, non va confusa con l’accettazione del peccato dando implicitamente (se non esplicitamente) per scontato che la misericordia di Dio è garantita a prescindere da un vero pentimento. Accogliere implica aiutare chi è in difficoltà a capire la responsabilità verso sé stessi e verso tutte le persone direttamente o indirettamente coinvolte nella perdita dello stato di grazia. Il pastore che ama il proprio gregge, da vero medico di anime, non fascia le ferite putrescenti che porterebbero alla cancrena.
Per quanto riguarda la richiesta di Giovanni Paolo II di «vivere come fratello e sorella», il realismo ci dice che questa situazione ideale non sempre è possibile. Ricordiamo il magnorum est di Papa Gregorio II, che afferma quanto questo sia possibile solo in caso di grande virtù morale. Tuttavia, anche nel caso di un completo fallimento in tal senso, l’autentica teologia morale ci dice che la colpa può essere minima o addirittura inesistente: «L’uomo infatti guarda all’apparenza, ma l’Eterno guarda al cuore» (Sam 16,7). Vivere come fratello e sorella, anche in caso di eventuali figli, è l’unica soluzione possibile. E con un vero pentimento la convivenza fraterna non è per nulla difficile. Proprio perché “l’Eterno guarda il cuore” guarda anche i cuori delle persone abbandonate (coniugi e spesso anche figli) per voler convivere nel peccato.
Eminenze,

vorrei richiamare la vostra attenzione sugli insegnamenti trovati in diversi documenti magisteriali di grande importanza. In Donum Veritatis (n. 17) leggiamo: «Si deve dunque tener conto del carattere proprio di ciascuno degli interventi del Magistero e della misura in cui la sua autorità è coinvolta, ma anche del fatto che essi derivano tutti dalla stessa fonte e cioè da Cristo che vuole che il suo Popolo cammini nella verità tutta intera. Per lo stesso motivo le decisioni magisteriali in materia di disciplina, anche se non sono garantite dal carisma dell’infallibilità, non sono sprovviste dell’assistenza divina, e richiedono l’adesione dei fedeli».

Una Verità non intera non esiste, come non esiste un Magistero fallibile. Il fedele (cattolico) come potrebbe seguire un Magistero fallibile?
Nella sua enciclica Satis Cognitum Papa Leone XIII ha affermato: «Le parole metaforiche di legare e di sciogliere indicano il diritto di far leggi e insieme il potere di giudicare e di punire. Detto potere si afferma così ampio e di tanta virtù, che qualunque cosa venga da esso decretata verrà da Dio confermata. Pertanto esso è sommo e del tutto libero, come quello che non ha superiore in terra: abbraccia tutta la Chiesa e tutte le cose che ad essa furono affidate».

Suggerirei umilmente che non si può giungere ad altra conclusione se non quella che Papa Francesco – essendo il beneficiario del carisma dello Spirito Santo che lo assiste anche nel magistero ordinario (come ha insegnato San Giovanni Paolo II) – ha legittimamente reso possibile il ricevimento della Santa Comunione da parte dei divorziati risposati i cui casi sono stati attentamente considerati, nelle cui anime sia all’opera la grazia dello Spirito Santo, e ove sia presente un sincero sforzo verso la santitàSe non riusciamo ad accettare questa premessa, allora non stiamo accettando gli insegnamenti dei Papi precedenti. Se c’è una cosa che la Tradizione ci insegna è che esiste una ermeneutica della continuità nel comprendere l’autorità spirituale del papato in questioni di fede e di morale e, come sottolinea il Concilio Vaticano I: «Fu proprio questa dottrina apostolica che tutti i venerabili Padri abbracciarono e i santi Dottori ortodossi venerarono e seguirono, ben sapendo che questa Sede di San Pietro si mantiene sempre immune da ogni errore».

Egregio Sig. Walford, Lei cita giustamente S.S. Leone XIII, che operava consapevole del deposito della Fede immutabile ad egli affidato, i cui limiti sono invalicabili in quanto proveniente dalla Rivelazione. In seguito, reclama il diritto di un Papa di rendersi sciolto da qualsiasi vincolo, di disconoscere il deposito della Fede e di agire a piacimento in quanto ispirato da uno spirito santo che suggerisce una azione contro la Rivelazione

… “Se non riusciamo ad accettare questa premessa, allora non stiamo accettando gli insegnamenti dei Papi precedenti”.

La prego di citare quale Papa ha tradito il deposito della Fede ad egli affidato.

Suggerirei umilmente che non si può giungere ad altra conclusione se non quella che Papa Francesco – essendo il beneficiario del carisma dello Spirito Santo che lo assiste anche nel magistero ordinario (come ha insegnato San Giovanni Paolo II) – ha legittimamente reso possibile il ricevimento della Santa Comunione da parte dei divorziati risposati i cui casi sono stati attentamente considerati, nelle cui anime sia all’opera la grazia dello Spirito Santo, e ove sia presente un sincero sforzo verso la santitàSe non riusciamo ad accettare questa premessa, allora non stiamo accettando gli insegnamenti dei Papi precedenti. Se c’è una cosa che la Tradizione ci insegna è che esiste una ermeneutica della continuità nel comprendere l’autorità spirituale del papato in questioni di fede e di morale e, come sottolinea il Concilio Vaticano I: «Fu proprio questa dottrina apostolica che tutti i venerabili Padri abbracciarono e i santi Dottori ortodossi venerarono e seguirono, ben sapendo che questa Sede di San Pietro si mantiene sempre immune da ogni errore». Un Papa, è un Vicario di Cristo e non un semplice “vice-presidente”.

Essere il Vicario di Cristo implica fare le veci agendo, assistito dallo Spirito Santo che mai potrebbe “ispirare” diversamente dagli insegnamenti e Rivelazione. Fosse vice-presidente, in mancanza del presidente, assume la piena responsabilità delle sue decisioni, compreso quelle che il presidente non avrebbe preso. Qualsiasi cattolico formato riconosce che questo papa conduce la barca contro gli scogli. Certo non si comporta alla maniera di Papi quali furono San Pio V, San Pio X, Leone XIII, fino a Pio XII, costoro sì ispirati e coerenti con insegnamenti e Rivelazione.

Nella Apostolicae Sedis Primatus Papa Innocenzo III affermò: «Il Signore insinua manifestamente che i successori di Pietro non devieranno mai, in nessun momento, dalla fede cattolica, ma piuttosto richiameranno gli altri e rafforzeranno anche gli esitanti». Mentre Papa Benedetto XVI disse: «Il ministero petrino è garanzia di libertà nel senso della piena adesione alla verità, all’autentica tradizione, così che il Popolo di Dio sia preservato da errori concernenti la fede e la morale» (Omelia per la solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, 2010). Per definizione un Papa non può essere eretico. Se fosse eretico ipso facto sarebbe fuori della Chiesa. Dal frutto infatti si riconosce l’albero. E non può essere diversamente, anche quando – spesso – accade di confondere la persona con il ruolo attribuitole. Un po’ come una persona che si dichiara idraulico e non riesce MAI a riparare un rubinetto che perde. Lo possiamo forse definire ancora idraulico?
Nella lettera del 25 aprile 2017 avete dichiarato di respingere quelle affermazioni che non considerano Papa Francesco il vero successore di San Pietro – un’ammissione che induce a pensare che siate perfettamente a conoscenza dell’atteggiamento di molti che guardano a voi come una guida – e quindi, tenendo conto degli insegnamenti sopra esposti, non esiste la possibilità di una correzione formale. In termini di azioni personali come la correzione di San Paolo verso San Pietro, il cui comportamento, secondo San Paolo, era contrario a quello di un Papa, oppure alla peccaminosità dei Papi medievali, allora sì, è possibile una correzione, ma in relazione a questioni di fede o di morale insegnata come parte del magistero non è possibile.  Il Papa è il custode del Magistero per antonomasia. Il Papa deve custodire il deposito della Fede e non può contradire alcunché di quanto rivelato. Questo è il vincolo che un Papa si assume quando accetta l’elezione quale successore di San Pietro.

Ecco alcuni scritti di Santi e Papi sul Sommo Pontefice:

  • S.S. Bonifacio VII, nella bolla UNAM SANCTAM, scrive: L’unico corpo della Chiesa una ed unica ha una sola testa, non due teste come un mostro, e cioè Cristo e il suo Vicario, la Chiesa non può ricevere da Cristo e dal Papa due orientamenti divergenti e, ancor meno, opposti. Qualora ciò accadesse, è superfluo dire a Chi si ha il dovere di restare fedeli.

·         S.S Felice III: “Non resistere all’errore è approvarlo, non difendere la verità è ucciderla. Chiunque manca di opporsi ad una prevaricazione manifesta può essere considerato un complice occulto”

·         Guido da Vienne (futuro Callisto II), S. Godofredo da Amiens, S. Ugo de Grenoble e altri vescovi, riuniti nel Sinodo di Vienna (1112), inviarono al Papa Pasquale II le decisioni da loro adottate (per salvaguardare la fede n.d.r.), scrivendogli anche: “Se, come assolutamente non crediamo, sceglierete un’altra via, e vi rifiuterete di confermare le decisioni di nostra paternità, che Dio ci aiuti, poiché così ci allontanereste dalla vostra ubbidienza”

·         San Tommaso d’Aquino, studiando l’episodio in cui S. Paolo ha biasimato S. Pietro (cfr. Gal.II, 11-14), scrive: “Ai prelati è stato dato l’esempio di umiltà, affinché non rifiutino d’accettare rimproveri da parte dei loro inferiori e sudditi: e ai sudditi (fu dato) esempio di zelo e libertà, affinché non temano di correggere i loro prelati, soprattutto quando il crimine fosse pubblico e risultasse di pericolo per molti (…). La riprensione è stata giusta e utile e il suo motivo non era lieve: si trattava di pericolo per la preservazione della verità evangelica (…). Il modo in cui avvenne la riprensione è stato conveniente, poiché fu pubblico e manifesto. Per questo S. Paolo scrive: “Ho parlato a Cefas” cioè a Pietro, “davanti a tutti”, poiché la simulazione praticata da S. Pietro portava pericolo a tutti” (ad. Gai. II, 11-14; lect. Ili; nn. 77; 83-84).

  • San Tommaso d’Aquino: “Essendoci pericolo prossimo per la fede, i prelati devono essere ripresi, anche pubblicamente dai sudditi” (Sum. Teol. II-11, a XXXIII. IV, ad 2)
  • San Roberto Bellarmino: “Così come è lecito resistere al Pontefice che aggredisce il corpo, così è anche lecito resistere a quello che aggredisce l’anima o che perturba l’ordine civile, o, soprattutto, a quello che tentasse di distruggere la Chiesa. Dico che è lecito resistergli non facendo quello che ordina e impedendo l’esecuzione della sua volontà” (“De Rom. Pont.”Lib.II.c.29).
    Il medesimo santo approvò la 15ª proposizione dei teologi di Venezia i quali dicevano che “quando il Sommo Pontefice fulmina una sentenza di scomunica ingiusta o nulla, non la si deve accettare”
Eminenze,

se non vi dispiace, vorrei porvi alcune domande che forse potrebbero aiutarvi a vedere il carisma di Papa Francesco in modo nuovo:

Cosa vuol dire vedere un carisma in modo nuovo?
1) Era scandaloso il fatto che Dio usasse una prostituta pagana impenitente, Rahab, per aiutare «la storia della salvezza»? Il “problema”, non è di chi Dio si serve, ma che fine fa quello che Dio utilizza per i suoi scopi.
Era scandaloso il fatto che Gesù rimanesse in attesa di una donna adultera presso il pozzo di Giacobbe e che le concedesse immediatamente la grazia dell’evangelizzazione? Era scandaloso il fatto che non le dicesse di lasciare l’uomo con cui stava o di vivere come fratello e sorella? Dal Vangelo è ben chiaro che Cristo ha fatto confessare alla donna la sua situazione e questa ricevuto le risposte, abbia capito che stava sbagliando e abbia fatto un serio pentimento. Lei sta insinuando che Cristo le ha detto vai e continua così. Questo è stravolgere le parole di nostro Signore con il preciso obbiettivo di far intendere agli adulteri che Cristo acconsente al loro adulterio quindi non son tenuti a vivere come fratello e sorella ma nello stato di peccato mortale. Inaudito!
Era scandaloso il fatto che Gesù avesse inserito un nuovo canone nella legge di Mosè per salvare una donna adultera dalla sentenza che meritava? In questo caso, lo spirito della legge ha superato quello della legge scritta per portarla alla salvezza? Mi risulta che Cristo sia il CANONE e non quello che lo scrive. Lo scopo di Cristo è di salvare la vita fisica alle persone o la vita spirituale? Lasciando lapidare l’adultera ella si sarebbe salvata spiritualmente? “.. vai e non peccare più”.
Che cosa otteniamo spiritualmente nel combattere contro quelle anime piene di grazia appartenenti ai divorziati e risposati che sinceramente desiderano l’unione sacramentale con Gesù? Crediamo che non sia possibile ottenere nulla per loro? Le parole di Gesù: «Colui che viene a me, io non lo caccerò fuori» (Gv 6,37) non valgono dunque per loro? Forse dimentichiamo le parole di San Paolo: Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini sé stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.

Se uno vuole rimettersi in riga, accetta molto volentieri una “privazione”, per evitare di peggiorare la propria situazione.

Che cosa è cambiato dall’affermazione del Santo Papa Pio IX, secondo cui i matrimoni civili per i cattolici sono «nient’altro che un disonorevole e letale concubinaggio» (Allocuzione Acerbissimum vobiscum), a Papa Benedetto XVI che afferma che le sofferenze di queste persone sono un «dono per la Chiesa» (Incontro Mondiale delle Famiglie, 2 giugno 2012)? Cambia moltissimo. L’affermazione magistrale del Beato Pio IX, è SEMPRE valida, mentre le parole di Benedetto XVI sono unicamente esternazioni “politicamente corrette” e fuorvianti pronunciate in occasione di un incontro con lo scopo di accattivare la simpatia delle persone. Toccano solo l’aspetto emotivo delle persone per farle sentire “bene”. Non sono salvifiche per le anime. Assurda l’affermazione “un dono per la Chiesa”. Molte di queste persone hanno distrutto la propria famiglia per creane un’altra irregolare. Di quali sofferenze sta parlando? Forse che la sofferenza di un lussurioso e paragonabile a quella dell’innocente? Non vedo alcuna analogia con il Beato Pio IX
Dobbiamo renderci conto che nel mondo reale – dove la maggioranza di noi laici vive e lavora – i vecchi metodi di conversione non funzionano più. La gente ha bisogno di testimoni di amore e misericordia in grado di offrire una ragione per credere. Non abbiamo altra scelta se non quella di incontrare le persone dove si trovano attualmente e cominciare a lavorare da lì. Non possiamo predicare l’inferno a persone che considerano l’eternità del paradiso come qualcosa di noioso e inutile. L’amore e la compassione sono le chiavi che il Signore ha usato per sbloccare i cuori, e questo Papa Francesco l’ha capito. Le dottrine sono inutili se le anime non sono prima toccate dalla grazia di Dio. Non vedo motivo di temere la veridicità di qualsiasi dottrina. Quello che vedo è un Papa mosso da un sincero realismo cristiano; un Papa che ha preso a cuore le parole narrate nella parabola del banchetto di nozze: «Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia” (Lc 14,23)». Questo è il tempo della misericordia, un tempo che richiede misure speciali, ma anche dei rischi. Credo fermamente che il Signore voglia questo da noi poiché così facendo affermiamo: «Signore, faremo tutto il possibile per aiutare le anime deboli e peccaminose a riempire la tua casa». E non dimentichiamoci mai che noi tutti siamo niente senza la Divina Misericordia. Non capisco perché Lei dice: che i vecchi sistemi non funzionano più? Casomai saranno i nuovi sistemi (post-conciliari) che non funzionano. Basta vedere la distruzione delle missioni una volta una gloria della Chiesa.

Oggi si presume che le persone siano più istruite. Lei invece le presenta come persone nemmeno capaci di concepire la causa prima, che non può essere altro che DIO, libero arbitrio, ergo premio o castigo, ossia paradiso o inferno. Se invece seguiamo la sua tesi (ossia quella di Bergoglio) basterebbe dare un pochino di Panem et circenses e la cosa è ben che risolta con un divertiamoci e vogliamoci bene (fin che dura). Ma questo non è Cattolicesimo. Ma lei sà di cosa stò parlando?

Ma lei veramente ha capito Lc 14,23? O si stà prendendo in giro? Dalla sua affermazione si deduce che il Buon Dio prenda la gente come capita. Ma se ha gettato nelle tenebre l’invitato che si presentò senza la veste nuziale! Non prenda in giro Nostro Signore. Sono d’accordo che è il tempo delle “misure speciali” nel senso che nella Chiesa Cattolica i rischi non sono contemplati in quanto vi è solo da guadagnare sotto tutti profili. Si, è il tempo di tornare alla PRATICA dei sani precetti del Catechismo della Chiesa Cattolica. Da decenni si praticano sconti e la gente è sempre meno fedele, meno contenta e meno convinta. Un po’ come accade quando meno si fa meno si farebbe.

Siamo noi che dobbiamo “adeguarci” agli insegnamenti di Dio che sono atemporali. Non Dio che deve “adeguarsi” ai tempi e ai luoghi degli uomini.

Dio ci ha creati come Sua immagine e non sta a noi capovolgere la Sua Volontà. Ma lei vuole che sia l’uomo a comportarsi da Dio e plasmare l’uomo come le pare. Questo è antropocentrismo.

Concludo chiedendovi umilmente di rivedere le vostre posizioni. Che ne siate a conoscenza o meno, ma esiste una frangia crescente di tradizionalisti e persino di alcuni cattolici conservatori che vi vedono a capo di coloro che rifiutano questo papato. So per esperienza che alcuni di essi sono profondamente inquietanti. L’abuso di molti, inclusi quelli che gestiscono siti web e blog tradizionalisti rivolti al Santo Padre e ai suoi fedeli, è a dir poco satanico. Voi siete i loro modelli e questa è una situazione intollerabile. In realtà, non c’è alcuna confusione ma solo un palese rifiuto e sfiducia verso il Papa legittimo e i suoi insegnamenti magisteriali. Se tutti i cardinali avessero accettato e difeso il chiaro insegnamento di Papa Francesco, il fuoco del dissenso non sarebbe stato alimentato. Nel desiderio di una Chiesa Unita intorno a Pietro, è fondamentale affermare che il Papa ha l’autorità, ratificata in cielo, per apportare modifiche disciplinari per il bene di alcune anime divorziate risposate e pertanto, vi chiedo di porre fine a questa situazione accettando la costante tradizione della Chiesa, che i Papi sono infallibili in questioni di fede e di morale, frutto incarnato di una specifica preghiera di Gesù stesso: «Ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno» (Lc 22,32). Vorrei puntualizzare che il cattolicesimo per definizione NON può avere né varianti né “etichette”. Non prevede squadre distinte quali tradizionalisti, conservatori, sedevacantisti ecc. Esiste SOLO il Cattolico Apostolico Romano. Tutte le altre definizioni fanno buon gioco per proclamare la dissoluzione del cattolicesimo in innumerevoli sette come accadde con il protestantesimo e – sebbene in altra maniera – con gli ortodossi.  L’unica “etichetta” in alternativa a Cattolico, è cattolico-modernista. Ma anche in questo caso la Pascendi Dominici Gregis di San Pio X è chiarissima: il modernista e/o il cattolico-modernista, è eretico. Ergo, essendo eretico non è più cattolico.

Gli insegnamenti di Bergoglio sono equivoci. L’Amoris Laetitia, è un “capolavoro” di “cerchiobottismo” e contraddizioni. Quando Lei afferma  “che i Papi sono infallibili in questioni di fede e di morale” dice bene, tuttavia con Bergoglio – repetita iuvant – ci troviamo di fronte lo stravolgimento del deposito della Fede a volte modernista, a volte protestanteggiante e filo marxista (teologia della liberazione) e quant’altro, compreso gli insegnamenti confusionali pontificati in alta quota durante i suoi viaggi: questo non è Magistero di un Papa Vicario in terra della Chiesa Una Santa Cattolica Apostolica Romana, fondata da Cristo.

 

 

Concludo con alcune parole di Sant’Antonio da Padova, sulla Verità:

 «La verità genera odio; per questo alcuni, per non incorrere nell’odio degli ascoltatori, velano la bocca con il manto del silenzio. Se predicassero la verità, come verità stessa esige e la divina Scrittura apertamente impone, essi incorrerebbero nell’odio delle persone mondane, che finirebbero per estrometterli dai loro ambienti. Ma siccome camminano secondo la mentalità dei mondani, temono di scandalizzarli, mentre non si deve mai venir meno alla verità, neppure a costo di scandalo».

 

 

Luciano Gallina

 

 

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