Il colonialismo dal volto buonista

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di Enzo Pennetta

Il colonialismo dal volto buonista

Fonte: Enzo Pennetta

Appello di insegnanti e educatori: “Subito una legge sullo Ius soli, i bambini sono tutti uguali“, così si leggeva su Repubblica del 17 settembre, e così anche la categoria di insegnanti ed educatori viene fatta passare per favorevole allo Ius soli.

I promotori dell’appello sono il maestro Franco Lorenzoni e lo scrittore e professore Eraldo Affinati, i due sostengono la necessità dell’approvazione dello Ius soli perché a loro parere la mancanza sarebbe elemento di discriminazione per i giovani studenti:

Ecco il testo dell’appello:

Noi insegnanti guardiamo negli occhi tutti i giorni gli oltre 800.000 bambini e ragazzi figli di immigrati che, pur frequentando le scuole con i compagni italiani, non sono cittadini come loro. Se nati qui, dovranno attendere fino a 18 anni senza nemmeno avere la certezza di diventarci, se arrivati qui da piccoli (e sono poco meno della metà) non avranno attualmente la possibilità di godere di uguali diritti nel nostro paese.

Ci troviamo così nella condizione paradossale di doverli educare alla “cittadinanza e costituzione”,seguendo le Indicazioni nazionali per il curricolo – che sono legge dello stato – sapendo bene che molti di loro non avranno né cittadinanza né diritto di voto.

Questo stato di cose è intollerabile. Come si può pretendere di educare alle regole della democrazia e della convivenza studenti che sono e saranno discriminati per provenienza? Per coerenza, dovremmo esentarli dalle attività che riguardano l’educazione alla cittadinanza, che è argomento trasversale, obbligatorio, e riguarda in modo diretto o indiretto tutte le discipline e le competenze che siamo chiamati a costruire con loro…

Noi insegnanti guardiamo negli occhi tutti i giorni gli oltre 800.000 bambini e ragazzi figli di immigrati”, quel “noi insegnanti” appare subito come un espediente retorico per far pensare che la posizione espressa sullo Ius soli dai due sia quella di tutti gli insegnanti mentre invece si riferisce solo al fatto che gli insegnanti guardano negli occhi gli studenti. Ciò detto, cosa vedono guardando negli occhi dei figli di immigrati Lorenzoni e Affinati? Loro non vedono gli esseri umani, no loro vedono dei ‘non cittadini italiani’, parafrasando Hume la discriminazione è negli occhi di guarda.

Questi insegnanti vedono davanti a sé dei poveri africani desiderosi di liberarsi della loro origine, impazienti di disfarsi della loro cultura per identificarsi con quella italiana (evidentemente percepita come superiore, così la pensavano anche gli inglesi con i nativi nelle loro colonie), i due insegnanti guardando negli occhi i figli di immigrati vedono davanti a sé qualcuno che soffre perché non può fregiarsi dell’appellativo di ‘cittadino italiano’.

Per i due non è concepibile che un povero africano arrivato ai 18 anni non si decida per la cittadinanza italiana, chi non lo vorrebbe fare al loro posto, chi non lo vorrebbe se fosse africano? Infatti nessuno si pone la stessa domanda per altri cittadini, nessuno si preoccupa per figli di statunitensi o tedeschi nati in Italia per cui lo Ius soli non si mai ipotizzato, certo, quelli hanno una fierezza da difendere, mica come quei poveri neri (negri?) che devono vergognarsi del loro paese di origine. C’è un colonialismo più grande di questo?

Ma non basta, con una logica aberrante i due educatori, insegnanti scrittori neocolonialisti, arrivano a sostenere l’inutilità dell’educazione per i non cittadini italiani. Cioè per loro se uno non è cittadino italiano e vive in Italia frequentando una scuola italiana, che lo educhiamo a fare ‘alle regole della convivenza e della democrazia’? Discriminazione, neanche fossero insegnanti attivi nel Sud Africa dell’Apartheid.

Lo sguardo di Affinati e Lorenzoni io lo vidi negli anni ’80 quando, non certo da figlio di immigrati, soggiornai negli USA in un campus universitario a San Diego per un periodo di studio. Di quell’esperienza ricordo molto chiaramente un episodio, il giorno in cui una professoressa accogliendo noi, un gruppo di studenti provenienti da vari paesi del mondo, spiegava che le regole sull’ingresso negli USA dovevano essere molto severe, perché diceva lei:

“…chiunque vorrebbe diventare cittadino USA”.

Ricordo ancora chiaramente il fastidio che avvertii ascoltando quelle parole, sentii sulla mia pelle il disprezzo per i valori e la storia che portavo in me, immediatamente mi vennero in mente tutti i motivi per cui la cultura da cui provenivo era più ricca della sua. Se i due educatori, Lorenzoni e Affinati si sforzeranno di guardare bene negli occhi i loro studenti potrebbero trovarci qualcosa che finora gli è sfuggito, qualcosa come il mio sguardo  di quel giorno quando sentii di essere capitato in un ambiente che esprimeva un edulcorato disprezzo nei confronti di noi che venivamo da altri paesi. Il paese in cui mi trovavo mi guardava in quel momento attraverso gli occhi di una insegnante che vedeva in noi dei ragazzi desiderosi di liberarci della nostra cittadinanza. Un paese nel quale mi ero recato con sentimenti di simpatia ma verso il quale, in quel momento, sentivo nascere diffidenza.

Non è lo Ius soli il problema, Lorenzoni e Affinati, i ragazzi che guardiamo sono tutti uguali perché nostri fratelli e non perché c’è o non c’è lo Ius soli, quando guarderete negli occhi i ragazzi figli di immigrati cercate l’essere umano e non il cittadino di un paese inferiore che non aspetta altro che di essere promosso a cittadino di un paese superiore.

E infine non pensate, voi e i media, di parlare a nome degli insegnanti in generale, anche il sottoscritto è insegnante e scrittore, e potrei portare a mia volta molti altri insegnanti a sostegno del NO allo Ius soli.

Lorenzoni, Affinati e i firmatari, parlate a nome personale.

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