La bonifica di Mussolini, Fascismo rurale, La Guardia di Ferro in Argentina

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Segnalazione Edizioni di Ar

LA BONIFICA DI MUSSOLINI

Stabile, Tommaso

Settimo Sigillo, 2002

Sin dai tempi delle guerre fra Volsci e Romani le acque, non defluendo, stagnavano, formando le paludi pontine, regno delle zanzare e della malaria, divenuta col tempo mortale. Vari furono i tentativi di bonificare quelle terre, il progetto di Cesare fu bloccato dal pugnale di Bruto, fra quelli dei pontefici solo Sisto V e Pio VI ebbero dei parziali successi. Perché l’Agro Pontino fosse redento bisognò attendere il Regime Fascista e l’uomo che volle fortemente il recupero di quelle zone: Benito Mussolini. La storia della bonifica fascista cominciò prima della marcia su Roma, infatti in un articolo sulPopolo d’Italia del 1921, il futuro Duce indicava la direzione per rendersi autonomi dai nostri fornitori di grano. In undici anni di duro lavoro fu ridisegnata la rete idraulica, con collettori, idrovore, impianti di sollevamento per l’irrigazione, canali – il più importante dedicato a Mussolini -, furono realizzati più di 3500 km di strade e fondate cinque città rurali: Littoria, Sabaudia, Pontinia, Aprilia e Pomezia. Alla consegna dell’ultimo podere ad un colono rimpatriato dall’estero, Mussolini annunciò il proseguimento della trasformazione agraria con la lotta al latifondo in Sicilia e gli interventi dell’ONC nel Tavoliere delle Puglie e nel Volturno. Lo sforzo per la bonifica dell’agro pontino, esteso all’agro romano, fu uno dei maggiori successi del Fascismo con ampia risonanza all’estero; a nulla valsero gli “strilli” dei fuoriusciti antifascisti per sminuirne l’importanza e deriderne la riuscita.

Con 16 illustrazioni fuori testo, 300 pagine, 22 €.

IL FASCISMO RURALE

Marasti, Fabrizio

Settimo Sigillo, 2001

La politica agricola fascista fu influenzata da Arrigo Serpieri, ex socialista che Mussolini volle al Ministero dell’Economia nel suo primo governo. Docente in varie Università, Rettore a Firenze, fu il teorico principale della bonifica integrale nella regione laziale ed ebbe un ruolo fondamentale nella battaglia del grano. Un suo provvedimento legislativo del 1924 tendeva a trasformare i latifondi improduttivi in proprietà fondiarie di pubblico interesse, da distribuire a famiglie contadine delle zone più arretrate. L’anno successivo fu istituito il Comitato permanente del grano per coordinare l’azione che avrebbe dovuto rendere l’Italia autonoma dagli approvvigionamenti esteri e dare maggior benessere ad una popolazione in fase crescente. L’impegno rurale del Regime aveva non solo ragioni economiche, infatti un forte ceto agricolo assicurava sanità fisica e morale alla razza, di contro ai decadenti costumi cittadini. L’uomo nuovo fascista sarebbe nato fra i campi, con le qualità tipiche dell’agricoltore – disciplina, forza di volontà, resistenza morale e pazienza di fronte agli eventi negativi -, trasfuse nel buon soldato.

280 pagine, 20 €.

LA GUARDIA DI FERRO ARGENTINA. Da Peròn a Kirchner

Tarruella, Alejandro

Settimo Sigillo, 2011

Quando nel 1955 un golpe militare costrinse Peròn a rifugiarsi prima in Paraguay e poi in Spagna, la galassia giustizialista comprendeva vari movimenti, ognuno diverso per ideologia, strategia politica ed interpretazione del peronismo. Fra i giovani del Commando Nazionale Peronista si distingueva Alvarez, che dopo aver superato indenne il governo militare e le repressioni di Plaza de Mayo, fondò La Guardia di Ferro quale struttura giovanile del peronismo. L’organizzazione sopravvisse tra mille difficoltà, periodi di semi clandestinità, governi militari e disaccordi con altri gruppi del partito giustizialista. Secondo le indicazioni del generale i guardisti fecero un gran lavoro di propaganda sul territorio, conquistando il consenso delle masse ed evitando il ricorso alla violenza. Alla morte di Peròn La Guardia subì una crisi d’identità ed un calo di popolarità fra la gente, nonostante per molti, amici ed avversari, Alvarez fosse il vero erede del generale e l’unico depositario della sua politica. In seguito, mentre Menem, da leader peronista prendeva il potere accordandosi con gli ex avversari militari, Alvarez dava una svolta spirituale al suo movimento, mescolando politica e religione, Gesù e Peròn.

Con XVI illustrazioni fuori testo, 262 pagine, 26 €.

 

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