Mons. Thuc contro Wojtyla: giudico che la Cattedra della Chiesa è vacante

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mons tuc

Scritto e segnalato da Carlo Di Pietro

di CdP Ricciotti.

da Apologia del Papato, EffediEffe 2014, pag. 107 ss.

[…] «In Gal 2,11-14, san Paolo racconta il famoso conflitto di Antiochia, che è stato spesso sfruttato contro il primato di san Pietro. Al contrario, per noi non esiste nelle lettere paoline un testo tanto favorevole all’au­torità del Principe degli Apostoli, la quale si rivela nell’influenza ecce­zionale del suo esempio. Quando san Pietro cessa di prendere parte al pasto dei Gentili, i giudeo-Cristiani di Antiochia e anche Barnaba, carattere energico e indipendente, imitano subito il suo comportamento. San Paolo gli si oppone apertamente, è vero; però lo fa proprio perché san Pietro non è un Apostolo come tutti gli altri e perché il suo esempio trascina. Una così vivace reazione da parte di san Paolo contro un semplice atteggiamento, ritenuto equivoco, non potrebbe spiegarsi se non col prestigio di Pietro. D’altronde, tra loro non esistevano contrasti di dottrina; erano piena­mente d’accordo sui princìpi (Cf. Atti 15,11). San Paolo non rimprovera alcun errore al capo degli Apostoli. L’accusa soltanto di dissimulare, di nascondere i suoi veri sentimenti e, con questa incoerenza pratica, di im­porre una costrizione morale ai Cristiani venuti dalla gentilità. Circoncisi e incirconcisi attestano insieme il prestigio di san Pietro tra i fedeli e i pastori della comunità cristiana. E non vale dire che nel caso specifico si tratta di prestigio personale e non già di Primato[1]. Se fosse così, Paolo si sarebbe certamente appoggiato al decreto dell’assemblea di Gerusa­lemme, si sarebbe sentito in dovere di fare appello al Concilio. “Invece, al comportamento di Pietro egli oppone le convinzioni di Pietro”. E questo non significa forse riconoscere con bel garbo la supremazia di Pietro?I testi poi della prima lettera ai Corinti (1,11-13; 3,3-8, 21-23; 4,14-16; 9, 4-6) stabiliscono che “agli occhi della Chiesa di Corinto, e benché non avesse avuto ancora alcuna relazione con essa, Pietro era il primo degli Apostoli, il più grande dopo il Cristo”».[2]

In seguito dedicherò un capitolo intero alla vicenda qui solo accennata, riportando la vera esegesi della Chiesa e le erudizioni di Pontefici e Dottori, contro le imposture opposte dai “novatori” che hanno sempre utilizzato questo episodio per tentare di dimostrare, sbagliando, che san Pietro fu eretico, dunque fallibile, e che san Paolo si fece così pioniere della resistenza al famigerato Papa eretico. Ma noi sappiamo dalla Chiesa che un Papa non può essere nel contempo Papa ed eretico. […]

[…] Wojtyla (Giovanni Paolo II) disse scherzosamente «se mi sbalio mi corrigerete!»[4], scusandosi per il suo italiano non ortodosso, frase rimasta famosa e che suscitò l’applauso sentimentalista dei presenti.

In data 25 febbraio 1982, l’arcivescovo Peter Martin Ngo-dinh-Thuc corresse K. Wojtyla (Giovanni Paolo II) a causa, però, dell’eterodossia della sua fede. Dichiarò[5]:

«Come appare oggi la Chiesa Cattolica se la guardiamo?A Roma, Giovanni Paolo II regna come “Papa”, circondato dal collegio dei Cardinali e da molti vescovi e prelati. Fuori Roma, la Chiesa Cattolica sembra fiorente, con i suoi vescovi e preti. Il numero dei Cattolici è grande. Giornalmente la Messa è celebrata in così tante chiese, e la domenica le chiese sono piene di molti fedeli che vengono ad ascoltare la Messa e ricevere la Santa Comunione.Ma allo sguardo di Dio, come appare oggi la Chiesa? Le Messe – sia quelle feriali, che quelle a cui assiste la gente la domenica, piacciono a Dio?

Niente affatto, perché quella Messa è per i Cattolici la stessa che per i Protestanti – perciò dispiace a Dio ed è invalida. L’unica Messa che piace a Dio è la Messa di san Pio V, che viene offerta da pochi preti e vescovi, fra i quali sono anch’io. Perciò, nella misura in cui potrò, intendo aprire seminari per educare candidati a quel sacerdozio che piace a Dio.

Oltre a questa “Messa”, che non piace a Dio, ci sono molte altre cose che Dio rigetta: per esempio, i cambiamenti nel rito di ordinazione dei preti, di consacrazione dei vescovi, e nei sacramenti della Cresima ed Estrema Unzione. Inoltre, i “preti” ora professano:

1) il Modernismo;

2) il falso ecumenismo;

3) l’adorazione [o culto] dell’uomo;

4) la libertà di abbracciare una qualsiasi religione;

5) il rifiuto di condannare le eresie e di espellere gli eretici.

Pertanto, in quanto vescovo della Chiesa Cattolica Romana, giudico [considero e rendo noto, NdA] che la Cattedra della Chiesa Cattolica Romana è vacante; e sono tenuto, come vescovo, a fare tutto ciò che è necessario affinché la Chiesa Cattolica Romana perduri nella sua missione per la salvezza delle anime».

di CdP Ricciotti.

da Apologia del Papato, EffediEffe 2014, pag. 107 ss.

Note:

[1] Si vedrà appresso che J. Ratzinger, forse per compiacere Ortodossi e Protestanti, parla in alcune occasioni di solo «primato di onore».
[2]«Enciclopedia del Papato», Ed. Paoline, Catania, 1961, vol. I, p. 23.
[3] Nel quale si elencano 65 proposizioni che stravolgono la dottrina cattolica pur presentandosi come derivate e fondate sulla stessa dottrina.
[4] Breve discorso in san Pietro, 16 ottobre 1978 (Insediamento il 22 ottobre 1978).
[5] Fra alti (utilissimi per fede e studio) e bassi (anche dalle gravi conseguenze), certamente si può dire che Peter Martin Ngo-dinh-Thuc è uno dei personaggi determinanti nella vicenda della Chiesa cattolica contemporanea. Qui la Dichiarazione di Monaco di Baviera del 25 febbraio 1982. Si studi pure il documento: «Le consacrazioni episcopali di Mons. Thuc: intervista con don Cekada», traduzione e riassunto di Federico Colombera, sul portale di AgereContra.it (/public/pres30/?p=9429). Credo che sia molto utile conoscere anche il contenuto dello studio «L’insegnamento di Giovanni Paolo II», a cura di padre Louis Marie de Blignières OP, sul portale CrisiNellaChiesa.it (/articoli/autorita/insegnamento_gpii/insegnamento_giovanni_paolo_ii.htm). Troppe se ne raccontano contro Mons. Peter Martin Ngo-dinh-Thuc, soprattutto per screditare la sua opera meritoria partendo dalla diffamazione del soggetto, secondo l’astuzia tipica dei modernisti e dei marxisti. Ritengo che studiosi seri ed accreditati abbiano già chiarito ogni cosa, pertanto sarebbe superbo e poco caritatevole eccedere nella nota.

 

 

Fonte: http://www.radiospada.org/2016/01/mons-thuc-contro-wojtyla-giudico-che-la-cattedra-della-chiesa-e-vacante/

4 Risposte

  • Mons Thuc è della famiglia Diem che soffrì la persecuzione da parte degli Usa per essersi opposti con decisione al comunismo del Nord Vietnam. Per aver riorganizzato le forze armate del Sud ed aver realizzato una buona tenuta contro il Nord , comunista, risultò inviso agli agenti Cia che su ordine dall’alto prepararono ed attuarono un colpo di stato che uccise il fratello presidente ed altri membri della famiglia. La sorella del presidente che stava girando il mondo per raccogliere fondi e raccontare gli orrori del comunismo, sbigottita si mise poi ad inveire contro gli Usa responsabili del massacro. Tutto era stato preordito con le famose scene dei suicidi dei bonzi buddisti probabilmente con allettanti offerte di denaro Usa. La pubblicità negativa contro il regime crebbe fino a creare il colpo di stato subito accettato dall’Europa già serva Usa.
    Come finì ? Che gli Usa persero la guerra contro il Nord Vietnam, abbandonarono precipitosamente Hanoi abbandonando al loro destino tutti i soldati vietnamiti che avevano combattuto con loro. La guerra in Vietnam fu l’occasione per i soldati Usa, di sperimentare droga e far prostituire migliaia di ragazze vietnamite per i loro dollari. Di questa guerra, infatti i veterani non sono affatto fieri e si vergognano alquanto quando scoprirono le nefandezze politiche Usa.
    Mons Thuc dovette rimanere esule a Roma e poi nel mondo non potendo più rientrare in patria.Onore a lui !

  • Se non erro, era il fratello del presidente Ngo-Dinh-Diem, arcivescovo di Huè. Il presidente venne ucciso nel 1963 in un automobile da sicari prezzolati dagli americani. Vi è una coincidenza tra il Concilio e la fine del presidente sud-vietnamita, perché i cattolici del sud (fuggiti quasi tutti dal nord), si opponevano all’apertura a sinistra del vaticano secondo. Erano odiati dai progressisti e furono attaccati dai vescovi francesi filo-modernisti. Vedi la testimonianza di padre Gheddo nei suoi due libri:”CATTOLICI E BUDDISTI NEL VIETNAM”, Vallecchi-1968 ed ancora “VIETNAM, CRISTIANI E COMUNISTI”, SEI-1976

  • Grazie Raimondo delle precisazioni e citazioni ! Alcune volte ricordo fatti ma non date…

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