Fermo, Mancini andrà a casa. E la città si schiera con l’ultrà

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Il Gip dice sì ai domiciliari, ma manca il braccialetto elettronico. Intanto i cittadini di Fermo ne sono certi: “Amedeo non è un assassino”

Non usa mezzi termini Paolo Calcinaro, sindaco di Fermo, la città investita nel luglio scorso dalla morte del nigeriano e dalla corsa delle istituzioni (Laura Boldrini in testa) a gridare all’omicidio “razzista”. Quel pugno sferrato dall’ultrà della fermana dopo una lite con Emmanuel Chidi Nnamdi, che aveva reagito ad un insulto di Mancini (“Scimmia“) picchiandolo con un cartello, ha cambiato l’estate di Fermo. In peggio.

Fermo si chiera con Mancini

Ma la città ora ha scelto da che parte stare. Domenica, scrive Repubblica, i tifosi della fermana hanno dedicato diversi cori ad Amedeo chiamandolo “eroe” e “vittima”. Mentre la lapide di Emmanuel se ne sta lì con dei fiori disegnati sopra perché “nessuno andrà a trovarlo”. La moglie, Chiniary, è stata spostata altrove e non è più ospite della casa del parroco locale, dn Vinicio Albanesi, che per primo parlò di omicidio razziale. “Siamo rimsti soli – ha detto – sono finito sotto accusa per aver raccontato la verità: che Emmanuel è morto per aver visto l’orrore. È sopravvissuto all’orrore ma non a noi. E ora tutti si sono dimenticati di lui”.

La vicenda

In realtà don Vinicio sostenne (senza verificarla) la versione della vedova di Emmanuel. Raccontò di essere stata insultata e poi deliberatamente picchiata da Mancini. Il marito l’avrebbe difesa, rimediando il pugno in faccia che lo avrebbe ucciso. Il racconto di Chiniary non è stato però considerato attendibile dalla Procura ed è stato smentito da 6 testimoni. Mancini, infatti, avrebbe sì insultato Chiniary, ma poi è stato vittima di un pestaggio da parte di Emmanuel, che aveva reagito prendendo un segnale stradale e scagliandolo contro l’ultrà. Che a quel punto ha reagito con un pugno perché “quando lui mi ha colpito con il segnale stradale ho visto la morte in faccia. Non mi ha lasciato via d’uscita”.

Mancini andrà ai domiciliari

Per il Pm, comunque, esistono i presupposti per omicidio preterintenzionale, anche se i primi risultati dell’autopsia evidenziavano la causa della morte nella contusione alla testa dovuta alla caduta a terra dopo il pugno “di reazione” di Mancini. Il Gip e il Riesame hanno deciso di confermare l’arresto di Mancini, ma ora dopo due mesi dai fatti il giudice ha concesso all’ultrà i domiciliari. Dovrà però attendere che si liberi uno dei braccialetti elettronici a disposizione in tutta Italia (solo 2mila).

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