“Uccidere un fascista non è reato”. In piazza l’odio dei fan del ddl Zan

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“L’ipocrisia è il denominatore comune di tutte le battaglie sinistre degli ultimi decenni – dice il nostro Responsabile Nazionale Matteo Castagna – soprattutto quelle per ciò che loro chiamano “diritti”. E’ incredibile vedere e sentire invasati sputare solo veleno e incitare alla violenza contro coloro che vengono accusati di covare odio, solo perché la pensano in modo differente”.

IL DDL ZAN AFFOSSATO IN SENATO SCATENA LE PROTESTE. MA IN PIAZZA I SOSTENITORI DEL DECRETO INTONANO SLOGAN VIOLENTI

Il cortocircuito è servito: quelli che chiedono una legge contro l’odio, più precisamente il ddl Zan, scendono in piazza e seminano odio. Lo dimostrano le immagini esclusive mandate in onda ieri sera a Quarta Repubblica.

Il 28 ottobre a Roma un gruppetto di ragazzi a favore del disegno di legge sull’omofobia ha intonato canti tutt’altro che pacifici: “La nonna partigiana ce l’ha insegnato, uccidere un fascista non è reato“. E ancora: “Lo aspetti sotto cosa e poi lo lasci lì, l’autodifesa si fa così”. Infine: “Fascio stai attento, ancora fischia il vento”. Dal corteo democratico si sono innalzati pure “educatissimi” (si fa per dire) slogan rivolti agli avversari politici: “Pillon, Pillon, vaffanc…”, “Renzi, Renzi, vaffanc…” e “lega Salvini e lascialo legato”. Non proprio quello che si dice “amore” e “rifiuto della violenza”.

da Quarta Repubblica del 1 novembre 2021

VEDI IL VIDEO IN: https://www.nicolaporro.it/uccidere-un-fascista-non-e-reato-in-piazza-lodio-dei-fan-del-ddl-zan/

Povertà e clima, falò dell’ipocrisia

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di Massimo Fini

Fonte: Massimo Fini

Fra le varie forme di globalizzazione che ci funestano adesso c’è anche quella dell’ipocrisia. Al genere appartiene il Global Citizen Live che chiede la fine della povertà estrema entro il 2030. È  il sequel di un fenomeno cominciato nel 1985 con Live Aid e proseguito con Usa for Africa, Band Aid, Farm Aid, Ferry Aid, Consipiracy of Hope. Sono eventi cui partecipano cantanti artisti vip di ogni genere. Costoro sono le moderne “Dame di San Vincenzo” che si lavano l’anima molto a buon mercato, anzi ricavandone un vantaggio, perché è vero che i cantanti o gli artisti si esibiscono gratuitamente, ma ne hanno un ritorno in immagine e popolarità. La novità del Global Citizen Live è che, come dice il nome stesso è mondiale, passando per Sydney, Seul, Mumbai, Johannesburg, Madrid, Parigi, New York. Vi si sono esibiti, fra gli altri, Elton John, Maneskin, Coldplay, Jennifer Lopez, insomma vecchie e nuove glorie. Né potevano mancare in questa gara della nobiltà d’animo Meghan Markle e il principe Harry. Ma questi sono solo dettagli. La manifestazione è ipocrita perché non si potrà eliminare alcuna povertà, né estrema né meno estrema, se non si cambia il modello di sviluppo nato con la Rivoluzione industriale. Cosa di cui né gli artisti né il miliardo circa di coloro che hanno seguito l’evento sembrano avere consapevolezza. In questo senso, e non solo in questo, il Global Citizen Live si lega al Youth4Climate che negli stessi giorni si è tenuto a Milano con la partecipazione anche di politici fra cui Mario Draghi. Perché fa gioco farsi vedere amichevoli e consenzienti con i giovani (altra retorica insopportabile) e magari essere immortalati con le nuove star del movimento ecologista Greta Thunberg e Vanessa Nakate.

I problemi epocali della povertà e dell’ambiente sono strettamente legati fra di loro e si sono sviluppati col modello innescato dalla Rivoluzione industriale. Partiamo da quello ambientale. Dal momento del take off, partito più o meno a metà del diciottesimo secolo in Inghilterra, l’aumento dell’emissione di CO2 è stato, in soli due secoli e mezzo, del 30 per cento. Il marcio sta quindi in quello che noi chiamiamo Sviluppo. Un politico onesto con se stesso e con i suoi elettori invece di fare promesse mirabolanti (il “bla bla” di cui parla Thunberg) dovrebbe dir loro: consumate di meno. Ma questo significherebbe anche, e soprattutto, produrre di meno. Cioè verrebbe completamente scaravoltato il modello su cui oggi viviamo che può essere sintetizzato col distico dei CPI: produci, consuma, crepa. Un politico che volesse essere ambientalista sul serio, e non solo a parole, farebbe questo discorso: io non vi prometto più viaggi ai Caraibi, migliori automobili, straordinarie innovazioni tecnologiche, al contrario propongo la riduzione di tutto questo, in cambio vi prometto più tempo per voi stessi. Negli Stati Uniti, paese di punta dell’attuale modello di sviluppo e che, in quanto tale, è il primo a produrre degli anticorpi, esistono due correnti di pensiero, il bioregionalismo e il neocomunitarismo, il cui discorso di fondo, in estrema sintesi, è il seguente: un ritorno limitato, graduale e ragionato a forme di autoproduzione e autoconsumo che passano necessariamente per un recupero della terra, depauperata in gran parte della chimica con cui con cui si crede di difenderla, e un ridimensionamento drastico dell’apparato industriale e finanziario. Ma sono correnti di pensiero che, per quanto siano autorevoli negli Usa e non totalmente ignorate come da noi, sono al momento assolutamente minoritarie. In un mondo tutto proiettato verso la crescita pensieri del genere suonano come bestemmie in Chiesa. Eppure gli ignorantissimi contadini del Medioevo, `i secoli bui`, avevano intuito la dannosità dell’uso del carbon fossile al posto della cara e vecchia legna. Ma naturalmente furono ignorati in nome del progresso.

In quanto alla povertà, estrema e non, della cui eliminazione si fanno vessilliferi le “anime belle” del Global Citizen Live è stato proprio il sistema di sviluppo industriale a creare la straordinaria divaricazione fra paesi ricchi e paesi poveri e all’interno dei paesi dello stesso mondo occidentale. Il primo a notare questo fenomeno è stato Alexis de Tocqueville, che pur non può essere in alcun modo annoverato fra gli antimodernisti, ma è piuttosto uno dei padri dell’Illuminismo, a notare nel suo libro Il pauperismo che è del 1835 questo straordinario fenomeno. Scrive infatti Tocqueville: “Allorché si percorrono le diverse regioni d’Europa, si resta impressionati da uno spettacolo veramente strano, e all’apparenza inesplicabile. I paesi reputati come i più miserabili sono quelli dove, in realtà, si conta il minor numero di indigenti, mentre tra le nazioni che tutti ammirano per la loro opulenza, una parte della popolazione è costretta, per vivere, a ricorrere all’elemosina dell’altra”. Del resto nel Medioevo europeo i poveri rappresentavano l’1 per cento della popolazione, ed erano tali per loro scelta, come oggi certi clochard.

Bene, dirà il lettore, se ci sono più poveri al mondo ci dovrebbe essere almeno meno inquinamento perché i poveri consumano meno. Ma non è così perché la loro povertà è compensata, per così dire, dagli enormi consumi dei ricchi, diventati sempre più ricchi, e dei benestanti.

Il Covid avrebbe potuto essere una straordinaria occasione per un cambiamento di rotta. Ci eravamo abituati, per necessità, a consumare di meno e ad abbandonare l’enorme superfluo che ci circonda. Ma si vedono già le avvisaglie che non andrà così. Continueremo a correre, correre, correre, inseguendo il mito della Crescita finché non finiremo per spiaccicarci contro il Limite che esiste in tutte le cose, umane e non umane (“in ogni principio è contenuta la sua fine”, Eliot). I dinosauri scomparvero perché erano troppo grossi. Noi, con le nostre propaggini tecnologiche siamo diventati i dinosauri di oggi. La Natura ci sbatterà fuori.

Moralisti con Morisi, garantisti con Lucano: l’ipocrisia dei manettari

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di Giuseppe De Lorenzo

Andatevi a ripescare alcuni pezzi di Repubblica dell’aprile del 2018. Precisamente il 20-21 aprile, quando cioè nell’aula bunker di Palermo venne emessa la sentenza di condanna sulla Trattativa Stato-Mafia che solo tre anni più tardi sarebbe stata ribaltata, anzi sbugiardata, dalla corte di Appello. “La Trattativa non è più solo un’ipotesi di quei quattro pm”, scrivevano i cronisti. “Non c’è più distinzione fra i mafiosi, il politico, i carabinieri. Sono solo imputati, colpevoli”. Erano tutti lì a parlare di “sentenza storica”. A riportare le grida festanti dei procuratori. A dire che “a trattare ci pensa dell’Ultri”, poi assolto con formula piena. Rep titolò: “Dalla sentenza una verità controvento”, così controvento da cadere poi nel ridicolo pochi anni dopo.

Ecco, perdonate la carrellata. Serve però a mostrare, più che a dimostrare, il solito doppiopesismo giudiziario di certa stampa. Così brava a trascinare i nemici nel fango, tipo Achille con Ettore, e a trattare coi guanti bianchi gli amici incappati in una condanna. Perché “le sentenze si rispettano”, ripetono all’unisono. Ma non proprio tutte tutte.

Tra queste rientra il verdetto di primo grado che oggi ha dichiarato colpevole Mimmo Lucano, accusato di associazione per delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La storia è nota, e non staremo qui a ripercorrerla. Però a leggere le reazioni alla pesante condanna si resta basiti. Solidarietà è arrivata da Emergency, Sinistra Italiana, Pd, Leu, Rifondazione Comunista e chi più ne ha più ne metta. Un coro unanime di sdegno, peraltro prevedibile. Per Letta addirittura la sentenza “farà crescere la sfiducia nei confronti della magistratura” (la Trattativa invece no?) Ma Repubblica stavolta si è superata: prima si straccia le vesti per “il sindaco che voleva essere umano”; poi fa ironia sui pm che considerano “reato persino gli asinelli che venivano condotti a mano”; infine critica quelle indagini che “non sono riuscite a far saltare fuori un euro intascato indebitamente”. Per delegittimare la sentenza, ciliegina sulla torta, il quotidiano s’è pure avventato a ricordare come il Gip avesse “demolito buona parte delle ipotesi accusatorie più gravi, bollandole come inconsistenti”, pur sapendo che il Gip, così come il Riesame e la Cassazione, si erano espressi solo sui domiciliari. Mentre i giudici, oggi, sono entrati nel merito delle accuse. Confermandole.

Ora, noi siamo e resteremo garantisti. Sempre. Dunque Lucano va considerato innocente come lo è il figlio di Grillo e come lo erano Mori, dell’Utri e De Donno. E lo saranno fino a sentenza definitiva, per quanto ci riguarda. Fa specie però scoprire l’avversione di certi giornaloni alle sentenze. Gli stessi che da tre giorni si gettano come sciacalli sul corpo sfregiato di Luca Morisi, pizzicato a consumare droga e fare festini in casa propria (per ora senza accuse di reato). Gli stessi, peraltro, che hanno ignorato il caso della figlia della Bocassini o sminuito i soldi nella cuccia del cane della Cirinnà. Moralisti con la “Bestia”, garantisti con Lucano&friend. Benvenuti nel magico mondo sinistro dei due pesi e delle due misure.

Fonte: https://www.nicolaporro.it/moralisti-con-morisi-garantisti-con-lucano-lipocrisia-dei-manettari/

Israele si nasconde dietro la Shoah per umiliare i palestinesi

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Di certo questo articolo non è tacciabile di antisemitismo, visto chi lo scrive, con una certa onestà intellettuale… (N.d.R.)

di Moni Ovadia 

“Isaia, capitolo 1, versetto 17.  Imparate a fare il bene; cercate la giustizia, rialzate l’oppresso, fate ragione all’orfano, difendete la causa della vedova”. Moni Ovadia – attore, musicista e scrittore di origini bulgare e di cultura ebraica – cita a memoria un passo della Bibbia per commentare l’ennesima aggressione dell’Esercito Israeliano ai danni dei cittadini palestinesi cacciati – dai coloni israeliani – dalle loro case a Gerusalemme Est, poi bombardati da una delle aviazioni più potenti del mondo nella Striscia di Gaza. Intervistato da Fanpage.it, Ovadia non ha dubbi sul dove schierarsi: “Dalla parte dei palestinesi, cioè dalla parte degli oppressi. Essere ebrei, e io lo sono, significa stare dalla parte dei più deboli”.

Da questa parte del mondo quello di questi giorni viene descritto come uno “scontro”, addirittura come una “disputa immobiliare” su alcune case a Gerusalemme Est. Cosa ne pensa?
È una narrazione completamente distorta. Non c’è nessuno scontro, perché non c’è paragone tra la forza dell’esercito israeliano e quella della resistenza palestinese. Parliamo di un’aggressione vera e propria e di una superiorità soverchiante da parte di Tel Aviv. Da anni Israele occupa illegalmente le terre dei palestinesi e sottopone a continue e quotidiane umiliazioni quel popolo nell’indifferenza della comunità internazionale. Quello di Israele è un governo razzista e segregazionista; se non fosse per le elezioni direi anche fascista. Vogliono cacciare i palestinesi dalle loro case, cancellare la loro identità culturale, e lo stanno facendo forti della compiacenza di gran parte delle potenze mondiali, compresi paesi arabi come Egitto, Giordania e Arabia Saudita. Quello palestinese è il popolo più solo e indifeso del mondo.

Anche in questo caso la comunità internazionale sembra distinguersi per equilibrismo… Si fanno appelli al “cessate il fuoco”, si condanna il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza, ma non si entra mai nel cuore del problema, l’occupazione militare di Gerusalemme Est.
I governi di USA e UE, salvo rare eccezioni, sono composti da ipocriti perché accettano il ricatto degli israeliani sulla Shoah. Io sono ebreo, so cosa è stata la Shoah, e per questo mi domando come si possa legittimare la politica cattiva e sadica del primo ministro Benjamin Netanyahu nei confronti dei palestinesi. Israele continua a giocare il ruolo del povero, piccolo paese indifeso, ha invece uno degli eserciti più potenti del mondo e l’appoggio incondizionato di USA  e UE, mentre la Cina se ne lava le mani. Uno dei suoi pochi nemici storici, la Siria, sarà fuori gioco per 50 anni. Dell’Iran non parliamo: ogni volta che alza la voce, Israele la fa pagare ai palestinesi.

Il suo giudizio sul governo israeliano è molto duro, ma qual è quello sulla società civile israeliana?
Ho solo fonti israeliane, per scelta non uso fonti arabe né palestinesi. C’è in Israele una minoranza coraggiosa che tiene in vita i valori dell’ebraismo e denuncia da anni i crimini di Israele. Parlo di personalità come Gideon Levy, firma storica del quotidiano Haaretz, che accusa il governo di praticare politiche di apartheid nei confronti dei palestinesi. Parlo della sua collega Amira Hass, che racconta i soprusi praticati ai palestinesi. E parlo di un politico moderato come Avraham Burg, ex presidente della Knesset (il parlamento israeliano), che ha chiesto formalmente di non essere più designato come ebreo nel registro della popolazione israeliana. Lui dice: ‘Se gli ebrei sono padroni di Israele non voglio essere ebreo’. Cito: ‘Non smetterò di sentirmi un ebreo ma non voglio più far parte della collettività ebraica in Israele, non voglio percepirmi come un privilegiato rispetto ai non ebrei, chiedo di essere un cittadino israeliano e basta’. Sa perché questa scelta?

No.

La legge sullo stato nazione prevede che in Israele siano titolari di pieni diritti solo i cittadini ebrei, ovvero i figli di madre ebrea. I palestinesi, invece, no. Eppure sono almeno 1,8 milioni. Quella del governo israeliano nei confronti dei palestinesi è, come rilevato di recente anche da Human Right Watch, una politica di apartheid sotto alcuni punti di vista non troppo diversa da quella praticata in Sudafrica.

Si arriverà mai alla pace tra Israele e palestinesi? E a quale pace?
L’importante è che non sia la pace del più forte imposta al più debole. La pace si può fare solo tra eguali: finché gli israeliani non si ritireranno dalle terre occupate, finché cioè non verrà ristabilita la legalità internazionale, non si potrà iniziare nessun vero negoziato di pace.

continua su: https://www.fanpage.it/attualita/moni-ovadia-a-fanpage-it-israele-si-nasconde-dietro-la-shoah-per-umiliare-i-palestinesi/
https://www.fanpage.it/

Migrazioni: l’insopportabile ipocrisia dell’accoglienza

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di Maurizio Pallante

Migrazioni: l'insopportabile ipocrisia dell'accoglienza

Fonte: Maurizio Pallante

La situazione attuale
Le migrazioni costituiscono, insieme all’effetto serra e alla crisi economica iniziata nel 2007, i problemi più gravi di questo periodo della storia umana. Nei Paesi di partenza sono causate da sconvolgimenti profondi della struttura produttiva, dei rapporti sociali e delle condizioni ambientali che impediscono alle popolazioni di continuare a ricavare il necessario da vivere nei luoghi in cui vivono, come hanno fatto per millenni i loro antenati. Nei Paesi d’arrivo generano tre tipi di reazioni: una di rifiuto, che si concretizza nel sostegno ai partiti xenofobi;

una di accoglienza interessata per i contributi che i migranti possono dare alla crescita economica e alla ricchezza monetaria dei nativi; una di accoglienza disinteressata e generosa, basata sulla solidarietà nei confronti delle persone più provate dalla vita e sulla pulsione a una maggiore giustizia sociale. I partiti xenofobi enfatizzano i problemi creati dall’arrivo di un numero sempre maggiore di migranti senza risorse professionali ed economiche, mettendo in evidenza l’insicurezza e il degrado che inevitabilmente si genera nei luoghi in cui in qualche modo si accampano e si arrangiano per sopravvivere. I sostenitori dell’accoglienza interessata li minimizzano, insistendo sui vantaggi economici che deriverebbero dalla loro regolarizzazione: crescita del prodotto interno lordo, aumento del gettito fiscale, pagamento delle pensioni. I sostenitori dell’accoglienza disinteressata fanno leva sui sentimenti di fraternità che, persistono nell’animo umano nonostante i decenni di consumismo, materialismo ed egoismo che hanno caratterizzato le società industriali. E dedicano le loro energie, la loro intelligenza, la loro creatività a cercare soluzioni per aiutare i migranti con cui entrano in contatto a trovare un alloggio e un lavoro dignitosi. Nascosti nei coni d’ombra tra queste dinamiche, agiscono due categorie di approfittatori: quelli che speculano sulla disperazione dei più deboli, sfruttando la loro forza lavoro in maniere ignobili, fino a farli morire; e quelli che, agendo nei meandri nascosti della politica, riescono a impadronirsi dei fondi stanziati per le strutture d’accoglienza, lasciando solo le briciole ai disperati cui erano destinati.[1] Continua a leggere

Il Signore ha detto che vomiterà i “tiepidi”, ovvero i mediani…

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Risultati immagini per signore vomiterà i tiepidiSegnalazione di Gianni Toffali

L’OPINIONE

Omnes declinaverunt, simul inutiles facti sunt: non est qui faciat bonum, non est usque ad unum. Tu vero, Deus, deduces eos in puteum interitus(Sal 52, 4; 54, 24).

«Sono tutti andati fuori strada, insieme son diventati inutili: non c’è chi faccia il bene, non ce n’è neppure uno. Ma tu, o Dio, li farai finire in un abisso di rovina». Chi devia dal retto sentiero della dottrina e della prassi cattoliche non soltanto si rende inutile e stolto, ma corre pure il rischio di precipitare all’Inferno con tutti quelli che lo seguono. Ma com’è possibile che buona parte della gerarchia cattolica sia venuta meno al suo compito e stia andando miseramente alla deriva? Deve pur esserci una spiegazione. Un dato meramente cronologico indica che le attuali guide della Chiesa si sono formate – guarda caso – dopo il Concilio Vaticano II. In maniera sintetica, si può affermare che nell’ultimo mezzo secolo sono state imposte un’educazione teologica, una forma liturgica e una prassi pastorale che hanno assunto e incorporato la contraddizione, il soggettivismo e il relativismo, deformando la mente dei chierici e assuefacendola ad essi. Continua a leggere

L’ipocrisia delle armi chimiche

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di Robert Fisk

L’ipocrisia delle armi chimiche

Fonte: Comedonchisciotte

L’ipocrisia di tutto ciò. Queste ignobili intenzioni. La noncuranza. Le vergognose bugie e scuse.

Non sto parlando del presidente USA dai tweet affrettati e impulsivi e dei suoi desideri di scappare dai raid della polizia sull’ufficio del suo avvocato -ovviamente c’è una connessione con la Russia.

E non sto parlando del suo ultimo scandalo. E’ possibile che in questo momento la vita con Melania non stia andando a gonfie vele. Meglio parlare di questo che sedersi con i generali e gli ex-generali e discutere seriamente di Russia e Siria.

Non sto parlando di Theresa May, che vuole evitare il discorso Brexit attraverso ogni tipo di distrazione possibile: gli attacchi di Salisbury, Douma -anche Trump. Quindi quando la povera signora pensava di aver ottenuto il consenso del Presidente USA, Trump ha telefonato a Macron. Cosa è tutta questa assurdità? Continua a leggere

Polvere di 5 Stelle

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di Paolo Becchi su Libero, 14/02/2018

Che non fossero francescani era ormai noto a tutti da tempo. Quello era solo l’ideale di Gianroberto Casaleggio, che effettivamente una vita francescana conduceva: una vecchia macchina un vecchissimo cellulare, vestire sobrio, vita austera. I grillini in parlamento, invece, facevano finta di esserlo, ma si portavano tutti a casa uno stipendio invidiabile. Da quello che sta emergendo ora però il problema non è che non fossero dei francescani, bensì che fossero proprio disonesti.

Bonifici effettuati e poi ritirati per un fondo, voluto da Casaleggio, per il microcredito (fondo destinato a sostenere le piccole e medie imprese): un buco colossale, ancora difficile da calcolare. Stime parlano di 1,4 milioni, e lo stesso Movimento ha ammesso errori e calcoli sbagliati e/o gonfiati. Insomma molti bonifici sono falsi, perché pubblicati come rendicontati dai parlamentari ma subito dopo revocati. Se questa è l’onestà che doveva tornare di moda…

Nelle ultime settimane sono stati versati in fretta e furia 250mila euro (130 i parlamentarie 128 gli europei, che proprio male non guadagnano). Cinque giorni fa il senatore Carlo Martelli e il deputato Andrea Cecconi, entrambi capilista «bloccati»nelle prossime elezioni, sono stati costretti a lasciare, il senatore Maurizio Buccarella nel frattempo si è autosospeso: «rimborsopoli» sta travolgendo l’intero gruppo parlamentare grillino. Resta da chiarire come e se si inserisca in questa vicenda il passaggio al gruppo misto nell’europarlamento di David Borrelli, uno dei tre membri dell’Associazione Rousseau.

CONTINUA SU:  https://paolobecchi.wordpress.com/2018/02/14/polvere-di-5-stelle/

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