Riforma pensioni al palo: Ue boccia Quota 102 e Opzione donna

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Segnalazione di Wall Street italia

di Alessandra Caparello

E’ ancora aperto il cantiere per la riforma delle pensioni e, stando così le cose, non sembra che si chiuderà a breve. Per ora si fanno solo ipotesi su quelle che potranno essere le nuove misure previdenziali che entreranno in vigore forse il prossimo anno.

In primo luogo il prossimo anno, già sappiamo, che non ci sarà più quota 102. Il 31 dicembre 2021 è andata definitivamente in soffitta Quota 100, l’anticipo pensionistico del precedente governo Conte. Per sostituire il vuoto creato con l’addio a quota 100, il governo Draghi ha previsto una nuova misura, quota 102.

Riforma pensioni: quota 102 addio dal 2023

Quota 102 dà il diritto alla pensione anticipata al raggiungimento, entro il 31 dicembre 2022, di un’età anagrafica di almeno 64 anni e di un’anzianità contributiva minima di 38 anni. I nuovi requisiti pensionistici devono essere maturati entro il 2022. In base alla relazione tecnica del Ministero dell’Economia e delle Finanze, quota 102 peserà per 1,6 miliardi di euro in manovra e permetterà di accedere al pensionamento anticipato a una platea di circa 60 mila lavoratori nei prossimi 4 anni. Dalle 5 alle 10 volte in meno rispetto a chi ha usufruito di Quota 100, che ha avuto un costo per il 2019 di 2,18 miliardi di euro e di 3,53 miliardi nel 2020.

Commissione Ue contro quota 102 e Opzione donna

A bacchettare l’Italia per quota 102 è la Commissione Europea che nel Country Report sull’Italia incluso nel cosiddetto pacchetto di primavera afferma che la spesa per pensioni è destinata ad aumentare a causa degli sviluppi sfavorevoli della demografia. Ma Bruxelles fa notare che a trainare le uscite pensionistiche nel breve e nel medio termine sono anche le numerose deroghe alla legge Fornero introdotte negli ultimi anni.

Nel mirino quindi non solo quota 102 ma anche il predecessore “Quota 100”, “Opzione donna” e i programmi di pensionamento anticipato per i vulnerabili, cioè le misure più o meno temporanee pensate dall’Italia per favorire l’uscita dei lavoratori verso la pensione. Ciò si tradurrà a conti fatti in un diniego della proroga di quota 102 anche per il prossimo anno. Le proposte sul tavolo?

Riforma pensioni: la proposta del presidente Inps

Sulla flessibilità del sistema pensionistico ne parliamo da troppo tempo e probabilmente nemmeno questa legislatura riuscirà a chiudere questo cantiere: almeno non mi sembra che questo capitolo sia in procinto di essere chiuso»

Così ha detto il presidente dell’Inps in occasione di un convegno organizzato dall’Università la Sapienza per la presentazione del Rapporto sullo stato sociale 2022 a 35 anni dalla scomparsa di Federico Caffè. Tridico con l’occasione ha anche rilanciato la sua proposta di riforma previdenziale che consente una volta giunti alla soglia anagrafica dei 63-64 anni l’uscita con l’anticipo della sola quota contributiva della pensione per poi recuperare anche la parte retributiva al raggiungimento dei 67 anni d’età.

La proposta di Tridico è quella di puntare a consentire l’uscita dal lavoro a chi ha 63 o 64 anni, potendo però fruire di una pensione basata solo sulla quota contributiva fino ai 67 anni, quando scatterebbe l’integrazione basata sul retributivo.

La proposta dei sindacati: Quota 41

Cgil, Cisl e Uil continuano a invocare la riapertura del tavolo ribadendo che la loro posizione punta sul pensionamento a 62 anni o alla maturazione di 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica.

Il governo conduca in porto una riforma del sistema previdenziale che dia alle pensioni maggiore consistenza, sostenibilità sociale e inclusività, soprattutto per giovani e donne” e una maggiore flessibilità in uscita ” permettendo ad ogni persona di uscire liberamente dopo 41 anni di contributi o raggiunti i 62 anni di età“.

Così il leader Cisl, Luigi Sbarra dal palco del XIX congresso sindacale, a riaprire la madre di tutte le trattative che neanche questo governo sembra in grado di poter chiudere, la riforma della legge Fornero.

“L’esecutivo vada oltre le istruttorie tecniche, e faccia ripartire subito il confronto in sede politica sulle nuove pensioni, individuando risposte concrete e coerenti con la nostra piattaforma. Una piattaforma che si coniuga con le pensioni di garanzia per i giovani e i forti sconti contributivi per le donne e le madri; con un’ Ape sociale strutturale e l’allargamento della platea ai lavori usuranti e pesanti; con una valorizzazione dei fondi pensione, come colonna aggiuntiva indispensabile per garantire dignità alla terza età. E poi il capitolo flessibilità con cui uscire dal lavoro “o con 41 anni di contribuzione o a 62 anni di età”: “anche questa, soprattutto questa, è sostenibilità”.

Quota 41 inoltre piace anche alla Lega.

Stiamo lavorando insieme a tutte le forze sindacali per quota 41, per superare entro il 31 dicembre di quest’anno e azzerare la sciagurata legge Fornero”, spiega il leader della LegaMatteo Salvini, a margine del XIX Congresso confederale della Cisl , sottolinea “l’assoluta sintonia” sulle pensioni con la Cisl. “La necessità di tutelare lavoratori e pensionati è un impegno comune”.

Pensioni, alert Ue: riforma Fornero non va toccata

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Pensioni, alert Ue: riforma Fornero non va toccataSegnalazione di Wall Street Italia

di Alessandra Caparello

ROMA (WSI) – L’Unione europea lancia un nuovo avvertimento sul sistema previdenziale italiano. Nel rapporto adottato sul nostro Paese nell’ambito del pacchetto d’inverno del semestre europeo, la Commissione europea punta i fati sull’Italia e sulla riforma Fornero in particolare indicata come intoccabile.

Le seppur parziali modifiche apportate dai governi Renzi e Gentiloni sulla riforma previdenziale adottata dall’Italia nel 2011, sotto il governo tecnico guidato da Mario Monti, avrebbero di fatto parzialmente annullato le riforme delle pensioni che sono state fatte in passato con la conseguenza di aumentare la spesa per il periodo medio.

“La sostenibilità di lungo termine del debito pubblico italiano, assicurata dalle riforme delle pensioni fatte in passato, si sta lentamente deteriorando, tanto che l’indicatore del rischio della Commissione europea è passato da basso a medio (S2). La spesa per le pensioni in rapporto al Pil è aumentata di circa due punti percentuali, come risultato della crisi e della caduta conseguente del Pil nominale. La spesa pensionistica italiana è oggi la seconda più elevata dell’Ue e dell’Ocse, dopo quella greca (…) L’aumento delle passività implicite derivante dell’invecchiamento della popolazione era stato limitato dalle passate riforme del sistema pensionistico e sanitario, che avevano migliorato la sostenibilità di lungo termine dell’Italia.

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