di Marcello Veneziani
Non so se la Kyenge sia contestata dai leghisti perché è negra. Ma so che la Kyenge è ministro solo perché è nera. Non ha alcun titolo e competenza per occuparsi di immigrazione, non è neanche una figura di spicco diventata ministro per la sua carriera politica. È lì solo perché è nera.
Non dico che sia l’eccezione del governo, anzi la pecora nera, perché mezzo governo, di oggi come quelli di ieri, è lì per meriti misteriosi. Penso che i leghisti e le destre abbiano tutto il diritto di contestare la sua politica dell’immigrazione perché lei non si pone dal punto di vista dell’Italia, ma dei migranti. Questo non c’entra un tubo col razzismo. Se il discorso si sposta sul piano personale, Cécile Kyenge è una persona gradevole, colta, anzi troppo colta per rappresentare davvero la massa degli immigrati e sicuramente più colta e civile di molti esponenti leghisti. Reagisce in modo composto e accorto agli attacchi, sa che per lei nera funziona da dio essere contestata, meglio se in modo rozzo, e rispondere con garbo. Il nodo è qui: contestare il suo ruolo pubblico, ma rispettare la sua persona, come ogni persona, anzi nel suo caso di più e non perché nera ma perché educata. E tener fuori ogni discorso di razza, colore e zoologia. Amerei vivere in un Paese dove il colore della pelle non è motivo di discriminazione né di carriera, dove provenire dal Congo non è titolo di colpa né di merito e dove un ministro ha come priorità l’interesse generale del mio Paese e degli italiani. Non dei padani, degli italiani.
Fonte: il giornale [scheda fonte]