di Antonio Serena
Ariel Sharon è morto. Appresa la notizia, i capi di stato di tutto il mondo hanno espresso il loro giudizio su una delle figure più controverse della storia mediorientale, protagonista di primo piano della vita militare e politica di Israele.
I giudizi meno elogiativi sulla sua figura sono giunti dai palestinesi. Secondo l’organizzazione radicale Hamas, l’ex generale – organizzatore dell’operazione militare che nel 1982 che portò all’invasione del Libano meridionale – è stato “un criminale con le mani coperte di sangue” . Simili i toni usati da Jibril Raboub, dirigente di “Fatah” (braccio armato dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina fondata nel 1959 daYaser Arafat), contro l’uomo considerato il carnefice del massacro di Sabra a Shatila,due campi profughi alla periferia di Beirut controllati dall’esercito israeliano, dove tra il 16 e il 18 settembre del 1982 le milizie cristiano-falangiste libanesi massacrarono circa 3 mila palestinesi. Ha dichiarato Raboub:“Era un criminale, responsabile della morte di Arafat sfuggito alla giustizia internazionale”.
Di diverso tono i commenti dei capi di Stato di quasi tutto il mondo. Per Barack Obama “ha consacrato la sua vita a Israele”; per Angela Merkel Sharon è stato “un patriota che ha reso un grande servizio al suo Paese”; per il premier britannico David Cameron “è stato uno dei personaggi più importanti nella storia di Israele; secondo il presidente francese Francois Hollande: ”ha avuto il coraggio di dialogare con i palestinesi”. Entusiastico persino il commento del leader russo Putin, schieratosi molto spesso contro le scelte politiche di Israele:” Un uomo di stato e un comandante militare straordinario”.
In Italia si è assistito, anche di recente, al vilipendio della memoria e persino del cadavere di soldati che avevano eseguito ordini di guerra che contemplavano la rappresaglie inumane ma legittime contro i civili. Evidentemente la diplomazia usa pesi e misure diversi per giudicare i criminali di guerra e di pace che si dividono in buoni e cattivi.
Demone per i palestinesi, eroe per gli israeliani e i loro alleati, vediamo allora di capire chi fu effettivamente quell’uomo esaminando l’avvenimento storico al quale, soprattutto, il suo nome è legato.
Tra il 16 ed il 18 settembre 1982 le milizie cristiane, con la complicità degli israeliani, uccidono centinaia di palestinesi inermi nei campi profughi di Beirut.
Il 6 giugno 1982 l’esercito israeliano invade il Libano con l’ Operazione”Pace in Galilea”, che dette inizio alla quinta guerra arabo-israeliana. Il Libano si trova da anni nel caos. Israele sostiene con l’invio continuo armi e addestratori l’Esercito cristiano-maronita del Sud-Libano. In quiesto Paese si trovano infatti la formazione armata palestinese Settembre nero (1970) e la leadership dell’Olp. Nel Sud la Siria ha inoltre installato dei missili terra aria di fabbricazione sovietica. In poche settimane l’esercito israeliano occupa il Libano meridionale. Il 13 giugno successivo, Beirut è bombardata e ridotto a ferro e fuoco.
Con l’aiuto della forza multinazionale in agosto i miliziani dell’Olp vengono aiutati a fuggire in Tunisia, dove insediano il loro nuovo quartier generale. L’1 settembre l’evacuazione è di fatto terminata e le forze israeliane cominciano a cingere d’assedio i campi profughi palestinesi. Il 14 settembre, con l’assassinio del presidente neo eletto del Libano Bashir Gemayel la situazione precipita.La notte del 16 settembre, dopo aver illuminato la zona con dei bengala, le truppe israeliane fanno entrare nei campi di rifugiati palestinesi di Sabra e Chatilla le unità falangiste che danno inizio alla mattanza.Vengono torturati e massacrati uomini, donne e bambini. A molti incidono sul petto una croce. Quante esattamente le vittime? Il procuratore capo dell’esercito libanese parlò di 460 morti, i servizi segreti israeliani di circa 800 morti. Scrive David Lamb sul “Los Angeles Times” del 23 settembre 1982: “Alle 16 di venerdì il massacro durava ormai da 19 ore. Gli Israeliani, che stazionavano a meno di 100 metri di distanza, non avevano risposto al crepitìo costante degli spari né alla vista dei camion carichi di corpi che venivano portati via dai campi”. Il 16 dicembre 1982 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite condanna il massacro definendolo un “atto di genocidio”.
Nel 1983 una Commissione di giustizia israeliana stabilisce che i diretti responsabili dei massacri sono Elie Hobeika, Fadi Frem, il generale Raphael Eytan, capo di Stato Maggiore, e il generale Amos Yaron, comandante delle forze israeliane a Beirut. Ariel Sharon, ministro della Difesa, è ritenuto responsabile per non aver né prevenuto né fermato il massacro, pur essendo a conoscenza della situazione.
Nel giugno 2001 la Corte di Cassazione belga apre il processo su Sabra e Chatila in base alla legge del 1993 che assegna competenza universale ai tribunali belgi per i crimini di guerra e contro l’umanità. Il 24 gennaio 2002 un’autobomba uccide Hobeika a Beirut. Il giorno precedente aveva dato la sua disponibilità a nuove rivelazioni sui rapporti che teneva con i generali israeliani nei giorni del massacro. In seguito a pressioni politiche da parte di Israele e Usa, la Corte di Cassazione del Belgio archivia le posizioni di Sharon. Le inchieste su Sabra e Chatila terminano qui.
Scrivono i capi del Fronte Popolare per la liberazione della Palestina: Le radici del massacro di Sabra e Shatila sono da ricercare nel 1948 e nell’espropriazione ed espulsione di centinaia di migliaia di Palestinesi durante la colonizzazione Sionista e l’occupazione della nostra terra. I Palestinesi furono costretti a riparare in campi profughi sparsi in tutta la nazione Araba, gli furono negati i loro diritti e la loro identità, e furono le vittime designate dello sterminio di una nazione.
Dal 1948, i Palestinesi sono stati dappertutto oggetto di attacchi alle loro vite, ai loro diritti e vivono sotto costanti e barbare aggressioni; i crimini di guerra ed il massacro di Sabra e Shatila è solo uno dei più terribili esempi.
Comunque, i massacri non sono finiti il 18 settembre 1982; non si sono mai fermati e continuano tutt’oggi. Ed i crimini continueranno fino a che non verrà realizzata la vera giustizia e la liberazione per tutti i rifugiati palestinesi con il riconoscimento del diritto a ritornare nelle proprie case e terre, e finché non verranno realizzati i diritti alla liberazione nazionale, alla sovranità e all’autodeterminazione.
L’unica difesa per i rifugiati palestinesi è l’esercizio del loro fondamentale diritto al ritorno. Le migliaia di assassinati nei campi di Sabra e Shatila sono morti lottando per quel diritto, e quello è un diritto che ancora oggi è vitale e fondamentale per i Palestinesi.
Sì, il sangue ed il massacro di Sabra e Shatila sono i crimini di Ariel Sharon; ma rappresentano di più di un crimine di un solo individuo.
Sono i crimini del Sionismo, i crimini dell’entità Sionista ed i crimini del progetto Sionista basato sull’espulsione e lo sterminio del popolo palestinese. Quindi nello stesso momento in cui Ariel Sharon è un criminale di guerra, lo sono anche Ehud Barak, Benjamin Netanyahu, Shimon Peers, Yitzhak Rabin, Yitzhak Shamir, Menachem Begin, Golda Meir, ed ogni altra persona coinvolta in quel progetto razzista di sterminio ed oppressione. La sola esistenza dell’entità Sionista in Palestina è un crimine di guerra; è basata sul massacro continuo e sull’espropriazione dei Palestinesi, la rapina e lo sfruttamento continuo delle loro risorse, e la colonizzazione continua della loro terra”.
Inoltre, i crimini del Sionismo, in quanto progetto di insediamento coloniale, fanno parte dei crimini commessi dall’imperialismo degli Stati Uniti nella nazione Araba ed in tutto il mondo. Così come i Sionisti ed i loro seguaci devastarono Sabra e Shatila, gli Stati Uniti ed i suoi seguaci hanno devastato Guatemala, El Salvador, Nicaragua, Angola, Mozambico, Cambogia e molte altre nazioni – nel loro piano di conquista di potere, controllo e risorse.
L’invasione Sionista del Libano ebbe la piena approvazione ed appoggio degli USA; oggi, l’entità Sionista riceve miliardi di dollari ogni anno dal governo degli USA, e continua la sua aggressione furiosa contro il popolo palestinese col patrocinio dell’imperialismo USA. Nello stesso tempo gli Stati Uniti occupano, opprimono e terrorizzano il popolo dell’Iraq, Afghanistan, Haiti, Colombia, Filippine e numerosi altri nel mondo. La brutalità ed i crimini del colonialismo Sionista e dell’imperialismo degli Stati Uniti non possono e non dovrebbero essere separati l’uno dall’altro da chi lotta contro quei crimini”.
E’ lampante che il progetto sionista di insediamento coloniale faccia parte di un più ampio programma imperialista diretto e appoggiato dagli Stati Uniti. Sabra e Shatila non è che la copia di quanto accaduto in Guatemala, Salvador, Nicaragua, Cambogia, Angola, Mozambico con fine il controllo economico delle risorse di quei paesi. Attualmente l’entità sionista riceve ogni anno miliardi di dollari dal governo USA per controllare militarmente il saccheggio della nazione araba.
Per chi si oppone a questo strapotere è pronta la distruzione e la morte, come capitò il 27 ottobre 1962 ad Enrico Mattei, ucciso con una bomba piazzata nel suo aereo per aver osato ribellarsi all’arroganza delle “7 sorelle” petrolifere americane.
E la storia continua. Morto un Ariel se ne crea un altro.
Fonte: Liberaopinione