Di Redazione
Sbattuto da una tempesta giudiziaria che sembra appena agli inizi, l’albero di Tosi vede cadere i suoi frutti. Nessuna meraviglia, l’albero è stato piantato male e coltivato peggio, seguendo un unico criterio: quello di consolidare il potere personale e le ambizioni del sindaco, che a tale scopo si è circondato, specie nel suo secondo mandato, di uomini mediocri quando non palesemente insufficienti, gratificati inaspettatamente di così tanto potere, di visibilità e di lauti compensi da sentirsi indissolubilmente legati al proprio principe (Machiavelli insegna).
Nel giro di appena tre giorni abbiamo assistito ad una farsa e ad una tragedia (come sempre quando qualcuno finisce in galera).
Nessuno sospettava che l’assessore Giorlo fosse anche un ventriloquo: intervistato da Report sulle imprese dell’Hellas, gli sono uscite ab interioribus come ad un reo dostoevskijano, rivelazioni che lo hanno indotto a presentare in un primo momento le proprie dimissioni al Capo. Non sappiamo ancora di cosa si tratti: che abbia confessato di essere in realtà un tifoso del Chievo? O di voler passare per l’ennesima volta a un altro partito? O in Calabria, dove questi leghisti che un tempo si rifiutavano di oltrepassare il Po sono invece di casa, ha forse avuto brutti incontri? Certo, questo amore improvvisamente esploso dei nostri amministratori per la Terronia meno trasparente desta qualche legittima curiosità.
Vito Giacino
La tragedia è invece quella di Vito Giacino passato dalla poltrona di vicesindaco e di erede designato di Tosi alla cella di Montorio, mentre la moglie è finita agli arresti domiciliari. Le accuse ai due sono molto gravi e ci asteniamo correttamente dal commentarle. Un’osservazione comunque possiamo farla. «La caduta di un enfant prodige», titola oggi L’Arena: ebbene, Vito, come lo chiama affettuosamente Tosi, di prodigioso non aveva proprio nulla, né potevano bastare il piglio spocchioso, l’abito sempre elegante a fronte della sciatteria dei colleghi e una moglie presenzialista a nascondere la sua assoluta mediocrità politica, inversamente proporzionale a un’ambizione immotivata quanto sconfinata che potrebbe averlo messo nei guai se i capi d’accusa troveranno conferma. Giacino, presunto astro nascente della politica veronese, era più semplicemente il classico orbo in mezzo ai ciechi, e viene da piangere a pensare alla classe politica che ormai da troppi anni governa una città come Verona.
Umberto Bossi e Flavio Tosi
L’amico strettissimo di ogni impresa in questi sette anni di potere, pur dichiarandosi convinto della sua innocenza, ha tenuto subito a precisare che l’indagine in corso non lo riguarda (si sale in compagnia, ma si cade sempre da soli), e noi speriamo proprio che sia così, perché Tosi il suo successo l’ha ottenuto predicando, e vantando nei salotti televisivi nazionali, onestà, moralità e soprattutto trasparenza negli atti pubblici. Tanto che viene oggi da chiedergli in un momento come questo un gesto da vero politico trasparente quale sostiene d’essere: che si blocchi la scellerata pianificazione approvata a spron battuto negli ultimi mesi, in taluni casi con fretta eccessiva per non destare perplessità, e che l’intera documentazione venga portata finalmente alla luce e a conoscenza della città.
Fonte: http://www.verona-in.it/2014/02/18/bufera-giudiziaria-cosi-lalbero-di-tosi-vede-cadere-suoi-frutti/