Centro studi Federici – Per una nuova insorgenza
80° anniversario della morte di mons. Umberto Benigni (+ 27 febbraio 1934), fondatore del Sodalitium Pianum
– Sabato 1° marzo 2014 alle ore 17,00 la rivista Sodalitium organizza una conferenza a Roma al “Pick Center”, in via Boezio n. 6 (Prati) sul tema:
“Mons. Benigni con San Pio X contro il modernismo”. Relatore: don Francesco Ricossa, direttore della rivista “Sodalitium”.
– Domenica 2 marzo 2014 alle ore 11,00 all’oratorio San Gregorio VII, in via P. della Valle 13/b a Roma:
S. Messa in suffragio dell’anima di mons. Umberto Benigni.
http://www.sodalitium.biz/index.php?ind=news&op=news_show_single&ide=235
Monsignor Umberto Benigni
Il cattolico integrale per antonomasia fu monsignor Umberto Benigni. Nacque a Perugia nel 1862, fu ordinato sacerdote nel 1884 e subito dopo iniziò la collaborazione ad alcuni giornali cattolici locali. Nel 1892, dopo la promulgazione della Rerum Novarum, insieme a don Cerruti, promotore delle Casse Rurali, fondò la prima rivista cattolica sociale d’Italia, Rassegna Sociale e divenne caporedattore de L’Eco d’Italia di Genova. Nel 1895 si trasferì a Roma, dove per dieci anni si occupò di storia ecclesiastica, prima come addetto alla Biblioteca Vaticana e poi come professore al Seminario Romano. Dal 1900 al 1903 fu anche direttore del quotidiano intransigente La Voce della Verità. Dal 1902 curò la pubblicazione della Miscellanea di storia e cultura ecclesiastica, primo periodico italiano consacrato alla storia ecclesiastica, che uscirà sino al 1907. E’ possibile che gli studi pubblicati sulla Miscellanea siano stati alla base della sua monumentale Storia Sociale della Chiesa, in sette volumi, che si interrompe purtroppo al XI secolo. Nel 1904, dopo l’elezione di Pio X, per don Umberto si aprirono le porte dei vertici della Curia vaticana: divenne infatti Sottosegretario degli Affari ecclesiastici straordinari, ritrovandosi ad assumere la quinta carica d’importanza all’interno della Segreteria di Stato. Si deve al genio di Benigni la paternità della sala stampa vaticana. Per invogliare i quotidiani laici (“indipendenti”) a occuparsi correttamente delle vicende ecclesiastiche, Benigni pensò di ingraziarsi una parte di giornalisti (che oggi chiamiamo “vaticanisti”), riunendoli quotidianamente (ecco la “sala stampa”) e fornendo loro esaurienti (e ben impostate) informazioni, che il giorno seguente venivano poi pubblicate su tutti i giornali. La strategia risultò efficace per preparare sulla stampa laica il terreno alla pubblicazione dell’enciclica Pascendi e per neutralizzare, almeno in parte, le successive campagne denigratorie della fazione modernista. Nacque così l’agenzia di stampa Corrispondenza di Roma (il n. 1 uscì il 23/5/1907, il 1282° e ultimo numero il 31/12/1912), che ebbe presto un’edizione francese, Corrispondance de Rome (dall’ottobre 1907). Bollettino “né ufficiale né ufficioso”, rifletteva gli orientamenti della Segreteria di Stato e non tardò a suscitare grandi polemiche negli ambienti cattolici e in quelli politici, come le aspre reazioni del governo massonico della III Repubblica francese. Dal 1910 al 1912 un settimanale in lingua francese, Cahiers contemporaines, riportava gli articoli più importanti della Corrispondenza. Nel 1912, pochi mesi prima della chiusura della Corrispondenza, mons. Benigni aprì una seconda agenzia d’informazioni, l’A.I.R. (“Agenzia Internazionale Roma”), col bollettino quotidiano Rome et le monde e il settimanale Quaderni romani, che usciva anche in edizione francese. Le notevoli capacità organizzative di mons. Benigni diedero vita ad altri organi di stampa, come il Borromeus, per i componenti romani del SP, e il Paulus, indirizzato agli amici giornalisti. All’estero SP disponeva di alcune pubblicazioni come La Vigie in Francia, la Correspondance Catholique nel Belgio, la Mys Katolycka in Polonia. Inoltre Benigni era in stretta collaborazione con altre riviste antimoderniste indipendenti da SP, come La Riscossa dei fratelli Scotton e La Critique du liberalisme del sacerdote Barbier, in Francia. Per dedicarsi maggiormente e più liberamene all’opera intrapresa, don Benigni lasciò l’incarico agli Affari ecclesiastici, sostituito da mons. Eugenio Pacelli, futuro Pio XII, che nel processo per la canonizzazione di Pio X rimase indifferente alle pressioni di coloro che dipinsero Benigni come l’anima nera di Papa Sarto per impedire che il Pontefice fosse elevato agli altari. Nel 1911 san Pio X creò per don Umberto un’ottava carica di Protonotario Apostolico Partecipante, il più alto titolo prelatizio, che sino ad allora era limitato a soli sette membri. Il prestigioso titolo fece capire al novello monsignore due cose: innanzitutto la preclusione a un futura nomina episcopale, ma anche l’incoraggiamento papale a continuare sulla strada intrapresa. Fin dal 1909 Benigni lasciò l’appartamento in Vaticano e aprì in Via del Corso la “Casa san Pietro”, sede delle sue attività. Qui nacque il Sodalitium Pianum, chi cui si è parlato diffusamente nella prima parte di questo numero. Dopo lo scioglimento definitivo di SP, avvenuto il 25/11/1921, mons. Benigni, seppur amareggiato, seppe trovare la forza d’animo per proseguire le battaglie per l’integralità della Fede. Nel 1923 rilanciò l’AIR con il nome di Agenzia Urbs, che continuò le attività sino al 1928, curando la pubblicazione del bollettino settimanale Veritas e poi del mensile Romana. Nel 1928 fondò l’Intesa Romana per la Difesa Sociale (IRDS), col motto “Religione, Patria, Famiglia”. È la fase fascistizzante della vita di mons. Benigni, certamente la meno originale e rappresentativa: Benigni cercò di usare il Fascismo in chiave anti-democristiana nello stesso modo in cui il regime usava in modo strumentale la Religione. Mons. Benigni, calunniato e perseguitato dai suoi nemici, condusse gli ultimi anni della sua vita nella povertà più assoluta. Nella Disquisitio uno dei testimoni, il padre Saubat, intimo collaboratore di Benigni assicurò che Mons. Benigni, pur non avendo la cura delle anime, celebrava ogni giorno la Messa e si confessava ogni settimana nella chiesa di S. Carlo al Corso da un padre mercedario. Mons. Benigni si spense a Roma il 27 febbraio 1934, “abbandonato e disprezzato dal clero”: al funerale presenziarono “7 o 8 senatori, da 12 a 15 deputati, una legione di giornalisti e persino 12 carabinieri in alta uniforme” ma furono presenti solamente due sacerdoti: il padre Saubat e il padre Jeoffroid. Quasi 50 anni dopo la sua morte, il pensiero e l’opera di mons. Benigni divennero il punto di riferimento per la nostra rivista Sodalitium (fondata nel 1983).
Scheda pubblicata sul n. 61 della rivista Sodalitium: http://www.sodalitium.biz/index.php?ind=downloads&op=entry_view&iden=33