Segnalazione del Centro Studi Federici

Bisogno urgente di un sostegno per le famiglie di Beit Jala che chiedono giustizia
COMUNICATO – Pubblichiamo una dichiarazione dei vescovi del Coordinamento Terra Santa. Essi fanno appello ai cristiani e alla Comunità internazionale sulla questione della Valle di Cremisan, dove l’estensione del muro di sicurezza rischia di mettere in pericolo la vita di numerose famiglie.
I vescovi lanciano un appello alla preghiera e alla pressione internazionale nel momento in cui l’udienza della Corte Suprema di Israele sulla valle di Cremisan comincia.
In quanto Vescovi del Coordinamento Terra Santa, chiediamo che la giustizia sia rispettata nella valle di Cremisan, vicino a Betlemme. Israele ha in programma di costruire un muro di sicurezza sui terreni di 58 famiglie cristiane che li dovranno abbandonare. Abbiamo incontrato numerose famiglie di Beit Jala durante la nostra recente visita in Terra Santa. Abbiamo ascoltato il loro dolore e la loro angoscia. Essi sono confrontati alla minaccia della perdita della loro terra e dei loro mezzi di sostentamento nella misura in cui il tracciato del muro prevede di distruggere dei vigneti, degli oliveti, dei frutteti e di separarli dalle loro terre.
Noi riconosciamo il diritto dello Stato d’Israele di garantire la propria sicurezza e proteggere le proprie frontiere. Tuttavia, il tracciato previsto del muro di sicurezza si discosta fortemente dalla Linea Verde, la linea di demarcazione riconosciuta a livello internazionale dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967 che separa Israele dai territori occupati. Più di tre quarti del tracciato previsto del muro si trovano al di fuori della Linea Verde ed è illegale secondo un parere consultativo della Corte Internazionale di Giustizia che la vede come una flagrante violazione della Convenzione di Ginevra e della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
Esortiamo i nostri governi ad incoraggiare Israele a rispettare il diritto internazionale. Soprattutto per Israele a rispettare i mezzi di sostentamento di queste famiglie e per gli abitanti di Beit Jala di essere protetti contro l’esproprio delle loro terre o delle loro case da parte di Israele. E’ una questione di urgenza poiché il 29 Gennaio inizia l’udienza per la costruzione del muro di sicurezza nella Valle di Cremisan e la domanda delle famiglie di proteggere le loro terre, alla Corte Suprema di Israele.
La nostra profonda preoccupazione, come abbiamo più volte ribadito, riguarda particolarmente la consolidazione degli insediamenti che tendono a soffocare Betlemme e Gerusalemme. Questo particolare tratto del percorso è un microcosmo della tragica situazione in Terra Santa e incoraggia il risentimento e la diffidenza, rendendo la possibilità di una soluzione necessaria sempre meno probabile.
Le nostre preghiere vanno al popolo di Beit Jala che cerca giustizia. Le offriamo anche per tutti coloro che cercano una pace giusta in Terra Santa. (seguono le firme)
Il destino di Cremisan ancora in sospeso
GERUSALEMME – La Corte Suprema israeliana di Giustizia ha esaminato mercoledì 29 Gennaio 2014 il ricorso depositato dalle famiglie della valle di Cremisan, che rischiano di vedersi confiscate le loro terre per consentire l’estensione del muro di separazione tra Israele e la Cisgiordania. Il verdetto sarà pronunciato tra un mese.
L’aula delle udienze della Corte Suprema di Giustizia israeliana era piena mercoledì 29 gennaio per assistere a quello che probabilmente sarà l’ultimo ricorso in tribunale per evitare la costruzione del Muro di separazione nella Valle di Cremisan. Questa valle situata a Beit Jala é una terra agricola che permette di far vivere una cinquantina di famiglie cristiane. Un progetto dell’esercito israeliano prevede di erigervi il Muro, anche se questa valle si trova in Cisgiordania e sia lontana dalla Linea Verde, confine riconosciuto a livello internazionale dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967.
Molti diplomatici si sono recati all’udienza: dei membri di vari consolati di Gerusalemme, dei diplomatici di Ramallah, i sindaci di Beit Jala e di Betlemme, dei rappresentanti della Chiesa cattolica e soprattutto le famiglie che rischiano di essere colpite dalla costruzione del Muro. I tre giudici della Corte si sono soffermati, durante l’audizione di tre ore, ad ascoltare entrambe le parti, le famiglie e l’esercito. Mons. Shomali, vicario patriarcale per la Palestina, ha partecipato all’udienza ed è stato piacevolmente sorpreso dalla « qualità d’ascolto dei giudici e l’attenzione portata alla difesa delle famiglie ».
Tuttavia, quest’ atmosfera serena, puo darsi non sia annunciatrice di un verdetto favorevole che sarà pronunciato tra un mese. « Il mio lato scettico mi fa pensare che non ci sarà nessuna decisione a favore della popolazione di Cremisan perché la sicurezza di Israele è sacra, avverte Mons. Shomali, ma il mio cuore rifiuta la rassegnazione e mi ricorda che c’è sempre una speranza. Perché noi preghiamo molto e abbiamo fornito una buona difesa ».
In attesa del verdetto previsto tra un mese, gli abitanti di Cremisan dispongono di una nuova tregua, breve, ma forse definitiva se la Corte Suprema decide di accordare a queste famiglie il diritto di vivere sulle loro terre e di rimanervi.
Pierre Loup de Raucourt
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