Segnalazione Quelsi
Sentir citare Euripide, sul momento, ridesta l’orgoglio tutto occidentale di esserne i discendenti; ma poi “tosto torna in pianto”, per dirla con Dante, non appena scopriamo il contesto della citazione, e cioè il grottesco tentativo mediatico di giustificare un crimine – senza precedenti nella nostra storia recente – come quello perpetrato da una donna di origini albanesi residente in italia sulle sue tre bambine.
Premesso, quindi, che sarebbe auspicabile sentir citare i classici per la saggezza di Socrate o per il valore di Leonida piuttosto che per la disperazione di Medea, è cosa triste ricordarsi dell’antichità solo per giustificare una barbarie odierna che 2500 anni di storia avrebbero dovuto farci lasciare alle spalle, e non consacrare quasi ad avallo di comportamenti femminili riprovevoli, sì, ma “tutto sommato” giustificabili.
La Tradizione è una meravigliosa macchina antropologica al servizio delle varie civiltà, indispensabile a metabolizzare le singole esperienze umane al fine di setacciarne il meglio senza che se ne perpetui il peggio.
La vicenda di Medea sarebbe dovuta servire ai posteri di Euripide per scongiurarne il ripetersi, non per imitarlo: allora perché non ripristinare la Rupe Tarpea, i leoni al Colosseo, la pena di morte?
Dov’è finito il progressismo di quelle femministe che idolatrano uno stereotipo tragico vecchio di 25 secoli, pur di affrancare se stesse dalle responsabilità verso i loro mariti e i loro figli, considerando che le corna non le mettono solo i Giasoni di turno, ma pure qualche donzella ogni tanto, e il dolore provato è lo stesso per un uomo come per una donna: un dolore che certo non giustifica la sacrilega uccisione di tre figli, quasi fossero sola proprietà femminile.
Altro che parità di genere: certe donne, certe persone, dovrebbero imparare la parità di sentimenti.
Aggiungiamo di non ricordare che altrettanta foga giustificatrice sia stata spesa per la mamma del delitto di Cogne, che da subito, ancora semplice indiziata di un caso molto meno chiaro di questo dal punto di vista investigativo, fu linciata mediaticamente senza troppe titubanze; chissà, forse perché, a differenza di quest’altra madre, non c’era verso di lei alcun politicamente corretto da invocare, mascherato da dolori coniugali e sofferenza per una vita infelice e lontana dal suo paese d’origine; sofferenze che, vere o false, non varranno mai la soppressione d’una vita umana.
Helmut Leftbuster | marzo 12, 2014 alle 9:31 pm | URL: http://wp.me/p3RTK9-458
Di Medee ne è pieno il mondo…La donna che si sente “creatrice” possiede e domina tutto quel che ha intorno. E se un figlio non sta bene in quel momento, lo si elimina poichè non esiste un dio cui render conto.
Il figlio lo si elimina sia quando è nascituro, sia quando è grandino abbastanza da poterlo ancora sopprimere da sole. Il maschio, ora relegato in un angolo da leggi aberranti di società invertite, cerca di rifare tutto daccapo rifacendo famiglia e figli, senza accorgersi di ripresentare la stessa famiglia aberrante (forse un po’ meno della prima…).Così si creano le famiglie “allargate” quando va bene; altrimenti si creano le famiglie “spente” dal massacro o fisico o spirituale.
Ma non bisogna preoccuparsi; in pericolo sono solo le donne colpite da “femminicidio” poichè dei governi imbelli non sanno che altro tirar fuori per distrarre le loro incapacità gestionali sul popolo.