Traduzione di un articolo di don Antony Cekada a cura di Federico Colombera
E’ lecito assistere alle S. Messe in cui viene citato il nome di ‘Papa Francesco’ nel Canone?[1]
di don Anthony Cekada
Negli ultimi anni il mondo legato alla tradizione si è spesso polemicamente interrogato circa l’opportunità e la legittimità per i cattolici di assistere alle Messe in cui il nome di un falso papa (come Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e ora Francesco I) è incluso nella prima preghiera del Canone.
Si tratta delle cosiddette Messe ‘una cum’, espressione latina parte del Canone in cui è inserito il nome del Papa regnante: “Una cum famulo tuo Papa nostro N.”, cioè, “[…] insieme col Tuo servo nostro Papa N. […]”.
Ora, coloro i quali sono giunti a una corretta comprensione della situazione attuale della Chiesa – i ‘sedevacantisti’ – affermano che Bergoglio/Francesco I é un eretico, e quindi non un vero Papa. Perciò non ha chiaramente senso partecipare a una Messa in cui, qualche istante prima della consacrazione, il sacerdote afferma che Bergoglio è il “Papa nostro”.
Nonostante ciò, in molte località del mondo l’unica Messa tradizionale in latino accessibile é quella celebrata da un sacerdote appartenente alla Fraternità San Pio X, oppure vicino alle varie ‘correnti Motu Proprio’[2] o indipendente che celebra appunto ‘una cum’. Il fedele, non avendo null’altro a disposizione, spesso cede alla tentazione e accetta ‘quello che passa il convento’, pur conservando la consapevolezza di quanto appena esposto. Perché non andare comunque a Messa e semplicemente ignorare il nome di Francesco I?
Per rispondere a questa domanda, ho consultato gli scritti dei vari liturgisti, canonisti e teologi pre-Conciliari, nonché molteplici sentenze e decreti papali. Queste sono infatti le fonti in cui noi sacerdoti dovremmo cercare risposte, piuttosto che prestare ascolto al nostro istinto, ai nostri precipitosi giudizi od opinioni personali.
Nel 2007, dopo un’accurata e piuttosto lunga ricerca, ho esposto le mie conclusioni in un articolo intitolato Il grano d’incenso: i sedevacantisti e la Messa ‘una cum’. Lo scritto illustra le mie risposte al quesito di cui sopra: no, non è possibile non tener conto del nome di un falso papa (oggi Francesco I) nel Canone!
Se lo si fa, si asserisce implicitamente che egli é Papa a tutti gli effetti e partecipando attivamente alla celebrazione si presta addirittura più ampio credito a tale falsità. E quando si possiede integrale conoscenza del fatto che Francesco I non é Papa, la decisione é pure peccaminosa.
Nello scritto fornisco tutti i presupposti teologici e ampie prove documentali. Ma siccome non tutti i cattolici tradizionalisti sono in grado di leggere un lungo e complesso saggio – anche se non privo di umorismo e qualche scherzosa battuta che ho posto all’interno delle note a piè di pagina – ebbene, ho voluto qui riassumere e sottoporre il tutto all’attenzione del lettore.
- 1. Qual’é il significato della preghiera in cui i termini ‘una cum’ sono inseriti?
Possiamo rispondere alla nostra domanda da due punti di vista differenti: rispetto al significato della stessa – facendo cioè un’analisi logica e semantica – oppure focalizzarci sugli aspetti teologici – quali sono cioè le basi dottrinali che emergono e/o stanno alla radice dell’espressione.
- a. Aspetti linguistici. L’inclusione del nome di Bergoglio nel Canone significa che egli é a tutti gli effetti il Papa regnante, “Papa nostro”. Noi sedevacantisti, per definizione, rifiutiamo categoricamente questa mera apparenza della realtà.
Nel contempo, si sostiene che il ‘papa’ argentino è anche membro dell’unica e vera Chiesa, perché si fa menzione del suo nome all’interno di una preghiera per la Chiesa.
Respingiamo anche quest’affermazione. La posizione sedevacantista si basa sulla dottrina di esperti canonisti e teologi che senza esitazione insegnano che, riassuntivamente, il venir meno dell’appartenenza alla Chiesa determina la perdita automatica della funzione pontificale da parte del papa eretico. Questi cioè si pone a causa dell’eresia stessa al di fuori della Chiesa e perciò perde automaticamente l’ufficio di cui, fino a quel momento, è stato titolare.
- b. Aspetti teologici/dottrinali. I teologi, canonisti e liturgisti, come riportato nel mio articolo, interpretano e danno una spiegazione ortodossa all’espressione “una cum”, definendone il significato corrente.
Ora, alla luce delle conclusioni dottrinali di riferimento, supponiamo di voler includere il nome di Bergoglio nella preghiera. Di seguito, il risultato:
- L’eretico/falso papa Bergoglio è “il capo della Chiesa, il vicario di Cristo, e il successore di San Pietro”;
- L’omaggio così attribuito nel Canone si traduce ne “la principale e più solenne forma di comunione” con l’eretico/falso papa Bergoglio, che sarebbe “[fonte] di un pensiero e di una volontà che saldamente abbraccia l’unità cattolica”;
- L’inclusione del nome dell’eretico/falso papa Bergoglio nel Canone lo rende “principio di unità” tra i cattolici;
- Nel citare il nome dell’eretico/falso papa Bergoglio nel Canone manifestiamo certissimamente la nostra “piena comunione con la Chiesa universale”;
- Il nome dell’eretico/falso papa Bergoglio nel Canone é garanzia della “cristallina ortodossia del celebrante”;
- L’eretico/falso papa Bergoglio è il “Papa regnante, il pastore visibile e l’intermediario autorizzato presso il trono di Dio per tutti i membri del gregge”.
Noi sedevacantisti però, analizzando a fondo la situazione attuale della Chiesa, sappiamo che Bergoglio è un eresiarca e non un Papa, e quindi le deduzioni delineate sopra ci appaiono semplicemente ridicole.
Tuttavia, nel momento in cui il sacerdote decide di celebrare “[…] insieme col Tuo servo nostro Papa Francesco I […]”, le sottoscrive in toto!
- 2. Resta aperta per il fedele la possibilità di ‘negare il proprio consenso’ durante la Messa ‘una cum’?
Le celebrazioni ‘una cum’ sono dette da un sacerdote che, logicamente, recita pure la rimanente parte del Canone in cui si trova la frase discussa. Ora, al semplice fedele è permesso di non acconsentire, di evitare di unirsi al celebrante durante il Canone, rifiutando perciò di essere a propria volta “[…] insieme con” Francesco I, ma allo stesso tempo assolvere con la propria presenza l’obbligo domenicale/festivo beneficiando della grazia sacramentale annessa?
No, non è possibile! Per poter assolvere all’obbligo domenicale od ottenere le grazie sacramentali è necessario partecipare e assistere attivamente alla Messa. Prendere o lasciare, senza possibilità di scelta! Se non si partecipa attivamente alla celebrazione, non si adempie neppure parzialmente all’obbligo.
In Grano d’incenso fornisco un elenco di nove modalità attraverso le quali è possibile assistere attivamente. Ogni opzione costituisce, appunto, una forma di partecipazione attiva che, come insegnato dalla dottrina cattolica, si traduce nella “cooperazione o ‘far parte comune’ con un altro individuo nelle preghiere e funzioni di adorazione”.
Nell’articolo riporto i commenti di numerosi pontefici e teologi pre-conciliari che insegnano che i laici che assistono attivamente alla Messa esprimono automaticamente il loro consenso e concorrono moralmente con il sacerdote mentre offre il sacrificio. Dunque è questa stessa ‘unione morale’ a costituire il requisito fondamentale da osservare per poter rispettare l’obbligo.
Infine, ho dimostrato che i Padri della Chiesa – e pure Papa Pio XII nell’enciclica Mediator Dei – attestano che i fedeli che prendono parte attiva alla Messa ratificano, acconsentono e partecipano alle preghiere del Canone, pur mantenendo il più stretto silenzio.
Quindi non è possibile evitare di prestare il proprio consenso. La partecipazione attiva necessaria lega inestricabilmente a tutte le azioni del celebrante. Perciò quando quest’ultimo afferma nel Canone che intende offrire il sacrificio “[…] insieme col […] nostro Papa Francesco I […]”, cioé l’eretico e falso papa Ratzinger, beh … la sua preghiera è allo stesso tempo la tua preghiera!
- 3. Perché é sbagliato partecipare?
Nel mio articolo rispondo ampiamente a questa domanda. E spiego che, una volta chiarita quale sia la reale situazione della Chiesa, una volta constatato che Bergoglio non è e non può essere il Papa della Chiesa Cattolica, ebbene, se con tali convinzioni si continua ad andare alla Messa ‘una cum’ di fatto ci si rende responsabili dei seguenti gravi errori:
- Si infrange gravemente l’ottavo comandamento, raccontando una bugia dannosa;
- Ci si pone in comunione con gli eretici che attualmente occupano la Chiesa;
- Si riconosce la legittimità della chiesa ecumenica mondialista e globalizzata;
- Si professa implicitamente una falsa religione;
- Si condona una violazione del diritto canonico;
- Si concorre a un peccato;
- Si offre la Messa in unione con l’eretico, falso papa Bergoglio;
- Si rende ossequio a un usurpatore di un ufficio ecclesiastico;
- Si rischia di fornire un’occasione per scandalizzare il prossimo;
- Il ‘clero della resistenza’, come la Fraternità di San Pio X e affiliati, oltre ad altri sacerdoti indipendenti ma comunque appartenenti alla stessa galassia dottrinale, celebra delle Messe gravemente illecite ed espone i fedeli al peccato di scisma.
Sicuramente nessuno vuole portare tali gravi colpe sulla coscienza. E voglio ribadire che le argomentazioni appena esposte non sono il prodotto di un capriccio del mio personale pensiero o una mia singolare opinione. Esse si basano invece sulla dottrina di diversi canonisti, moralisti, teologi e decreti approvati dai pontefici che ho inserito nell’articolo, con approfondita citazione delle fonti.
- 4. Obiezioni, prego … !
Infine, nello scritto affronto 10 possibili obiezioni alle mie tesi e, sempre riferendomi alle diverse fonti teologiche, replico a ognuna di esse.
Qui sotto voglio brevemente riproporre le risposte ai più comuni dubbi, e per una più ampia trattazione invito ancora una volta il lettore a leggere l’intero saggio.
- L’obbligo domenicale ha la precedenza rispetto a tutte le altre considerazioni. Falso. Esistono delle valide motivazioni che possono rappresentare un obiettivo ostacolo. Assistere attivamente a una celebrazione ‘una cum’ significa che, tra le altre cose, la falsa chiesa e religione uscita del Vaticano II viene di fatto accolta. Ovviamente, ciò comporterebbe un considerevole danno spirituale, e quindi solleva il fedele dall’obbligo domenicale.
- Il sacerdote è in buona fede. Irrilevante. Ciò non altera l’interpretazione dei termini ‘una cum’, né attenua le nostre effettive responsabilità. Il singolo sacerdote può certamente essere inconsapevole del problema, però noi sappiamo come stanno le cose!
- Spesso i sacerdoti ‘sedevacantisti’ non sono d’accordo tra loro e sostengono opinioni contrastanti. Tali opinioni si debbono valutare rispetto alle ragioni per le quali vengono sostenute e, per esperienza diretta, si tratta per lo più di reazioni istintive e/o dettate da contrasti interpersonali. Ma il nostro dovere è quello di attenerci alla sana teologia e non agli attaccamenti e ai peculiari sentimenti di parte.
Se ci sono dei sacerdoti che non si trovano d’accordo con le mie conclusioni, chiedo loro di studiare le medesime fonti da me analizzate, e successivamente confutare punto per punto i miei ragionamenti … e non ho ancora ricevuto alcuna risposta in tal senso, mai! Dunque, fino a quel momento, rimango convinto circa la validità delle mie tesi.
- Rifiutando la Messa ‘una cum’, la mia famiglia ed io rischiamo di perdere le grazie del sacramento e perciò la fede stessa. Risponderò francamente, seppur bruscamente: non è possibile ottenere alcuna grazia assistendo a una Messa in cui non ci si oppone a una bugia sacrilega che intende avvallare la legittimità di una gerarchia fasulla e di una falsa religione!
E per quanto riguarda la famiglia, i tuoi figli finiranno per perdere la fede perché corrotta dai chierici cripto-modernisti sostenitori del Motu proprio o dai velenosi errori sulla natura e la funzione del papato cattolico della Fraternità San Pio X, pure se si avvicinano devotamente al buon ciborio contenente ostie validamente consacrate. Dopo trent’anni di sacerdozio, ho visto parecchie famiglie un tempo saldamente tradizionaliste arrendersi lentamente alla nuova religione modernista proprio a causa delle Messe ‘una cum’. Consiglio dunque di non rischiare!
***
La religione inaugurata dal Concilio Vaticano II ha cercato di diffondere un credo mondialista, ecumenico e a-dogmatico. I ‘papi’ conciliari hanno issato un grande tendone da circo sotto il quale tutte le religioni sono indifferentemente accolte, e considerate più o meno valide.
Il circo è aperto a tutti e non vengono respinti nemmeno coloro che intendono mantenere un legame con la Messa tradizionale in latino. Unico requisito per l’ammissione: riconoscere Bergoglio come l’unico vero regista dello spettacolo! Di fatto, è proprio questo il contratto che firmiamo nel momento in cui il sacerdote – sia esso legato al Motu proprio, appartenente alla Fraternità San Pio X, o alla Fraternità San Pietro oppure indipendente – proclama nel Canone che intende offrire la Messa “[…] insieme col Tuo servo nostro Papa Francesco, […] e con tutti i veri fedeli che professano la Fede Cattolica e Apostolica”.
Perciò é di gran lunga preferibile non disporre della Santa Messa che prender parte a tale atto blasfemo. Molto meglio perire, piuttosto che porgere un solo granello d’incenso alla religione ecumenica dell’anticristo.
[1] L’articolo è stato pubblicato nel 2008, quando il ‘papa regnante’ era Ratzinger/Benedetto XVI. L’autore ha poi acconsentito ad applicare quanto originariamente scritto con riferimento a Ratzinger al nuovo ‘papa’ Bergoglio/Francesco I, e ha rilasciato una nuova versione del testo datata marzo 2014 in cui, appunto, appare il nome del ‘pontefice’ argentino al posto del predecessore bavarese.
[2] Il ‘Motu Proprio Summorum Pontificum’ è la lettera apostolica firmata da Ratzinger nel luglio del 2007, in cui sono contenute le indicazioni per una regolamentazione delle celebrazioni secondo il ‘rito tridentino’ nel rispetto delle rubriche del messale promulgato da ‘papa’ Roncalli nel 1962.
“Quando si possiede integrale conoscenza del fatto che Francesco I non è papa, la decisione [di partecipare a messe una cum] è pure peccaminosa”.
Sottolineata – come fa l’autore con il corsivo – la pre-condizione dell'”integrale conoscenza” della questione, questa affermazione di don Cekada è da sottoscrivere con forza, accogliendone e ribadendone l’ineludibile e inimpugnabile contenuto di verità dottrinale e pastorale. Precisiamo che in caso di ignoranza “invincibile” la partecipazione a un rito in cui si pronunci l’una cum con l’impostore, non è in sé peccaminosa (restando purtuttavia pericolosa), ma che nondimeno è obbligo in primis dei sacerdoti che quella “integrale conoscenza” possiedono, aiutati se del caso di laici da essi scelti e diretti, di procedere – i modi e i tempi li valutano loro – verso la direzione della piena consapevolezza della questione, pena il possibile perire di anime informate ma deboli.
Mi pare aspetto su cui insistere in ogni modo.
È certo che «l’abominio della desolazione» degli ultimi tempi, predetto dal Profeta Daniele, si manifesta in modo tremendamente subdolo riguardo a quanto è più entrale e essenziale per la Fede: il Santo Sacrificio di Nostro Signore. Quei pochi che lo sanno non possono tacere; il crollo, così come la possibile restaurazione della Religione cattolica nel mondo in futuro, può solo accadere di fronte al Sacrificio divino. È una certezza della nostra Fede che non cambia; è la Fede in Gesù Cristo Signore, heri hodie et semper.
A chi mi chiede di dire più chiaramente in cosa possa consistere questa subdola abominazione riguardante il Santo Sacrificio del Signore, ricordo che si tratta dell’alienazione della centralità del Culto divino a favore di un culto umano. Questo ha per colmo la centralità del culto dell’uomo, arbitro della propria religione (libertà religiosa secondo la «dignitatis humanae»). E tutto ciò ha per apice il culto di pastori idoli, i quali esibendo una perfida umiltà operano per l’«aggiornamento» della Religione di Dio. Eppure, questa dovrebbe onorarli proprio nel Sacrificio della Messa, magari quella nuova da loro rimaneggiata!
Si riconosce la natura del culto umano nella nuova messa, rimaneggiata dai conciliari, dai suoi frutti di apostasia. Una prova che ha ormai superato due generazioni di effetti nefasti per la Fede.
Ottimo pezzo! Avete il link dove leggere tutto l’articolo?
In questo sito sono riportate le ragioni che fanno di un Papa eretico, o senza fede, comunque una figura visibile di capo della chiesa, cosicché la messa una cum per tale motivo rimane valida http://doncurzionitoglia.net/2016/10/13/problema-una-cum/
Si ha la necessità, per il semplice fedele, di capire come comportarsi per essere gradito a Dio. Grazie
@Noco, questa è una arrampicata sugli specchi clericale. il Magistero non prevede il “papa eretico come capo visibile della Chiesa” anzi prevede proprio il contrario (can. 188 Codex del 1917, bolla di Paolo IV, De Romano Pontifice di San Roberto Bellarmino, Dottore della Chiesa ecc. ecc.). Quindi le Messe “una cum” sono almeno sacrileghe.
Quale è infine la soluzione individuata? che i sedevacantisti non vanno a nessuna Messa. Perché in tutte le messe delle diocesi comprese quelle vetus ordo, in latino, si celebra “una cum”. Oppure ditemi dove si celebra senza l’una cum e in tal caso se viene del tutto omessa la frase o se viene nominato un Papa defunto.
Omesso “una cum”. Sacerdoti dell’Istituto Mater Boni Consilii ed altri.
Buongiorno a tutti…ho appena letto l’articolo e vorrei chiedervi se le varie celebrazioni dei sacramenti (mio figlio il prossimo anno farà la Cresima) hanno validità?
Grazie per le preziose delucidazioni che date con queste i formazioni.
Anna
Salve lo Staff di Agerecontra La ringrazia per l’intervento.
Se desidera avere maggiori delucidazioni riguardo alla sua domanda La invitiamo a contattarci in privato all’indirizzo:
c.r.traditio@gmail.com
Non so se ho capito bene:Cominciando da Giovanni xxIII ad oggi abbiamo partecipato a delle messe eretiche? MA voi siete sacerdoti?
Abbiamo sacerdoti cui facciamo riferimento. Se lei si riferisce alle (s)messe Novus Ordo, possiamo dirle che avete seguito cerimonie probabilmente invalide e certamente illegittime. Non perché lo diciamo noi, ma perché ce lo insegna il Magistero Perenne della Chiesa quando parla dei nemici interni della Chiesa. Può leggere al riguardo la Bolla Cum ex Apostolatus Officio di Papa Paolo IV, il can. 188 del Codice di diritto Canonico del 1917 e per farsi un quadro più preciso e dettagliato, il “de Romano Pontifice” di San Roberto Bellarmino, Dottore della Chiesa.