del Prof. Franco Damiani
“Il Concilio Vaticano II tentò di ristabilire un dialogo con i tempi, ma credo che pochi eventi siano altrettanto malvisti e persino respinti all’interno del mondo cattolico”. Sostiene Angiolo Bandinelli, ottantasettenne esponente radicale, nell’articolo “Corsi e ricorsi” sul “Foglio” del 3 aprile. L’articolista avrà fonti d’informazione sconosciute ai comuni mortali, ai quali appare invece che l’ABC del cattolico medio cominci e finisca proprio con il CVII: prima, “hic sunt leones”: nessun Concilio, nessun Papa, niente Magistero. Poi però il Nostro afferma che “c’è comunque da notare positivamente – ed è per questo che abbiamo ricordato le voci cattoliche ostili al Risorgimento – che questa volta le tesi che (almeno a me) appaiono antimoderne non provengono dalla cultura cattolica. Anzi. Scomparsi come forza politica autonoma, i cattolici impegnati non sembrano affollare le schiere di Le Pen o di Grillo, semmai è il contrario. Se dobbiamo felicitarci con il mondo dei fedeli alla cattedra di San Pietro, è che oggi essi sono in larga misura nel campo dei moderati, persino illuminati, attenti alle voci della modernità, attivi sostanzialmente nel campo europeista (anche se non accontentati nella pretesa del riconoscimento delle “radici cristiane” dell’Europa)”. Caro Bandinelli, mi spiace deluderLa ma esistiamo anche noi, intendo dire IMBC, Domus M. Lefebvre, Christus Rex, RadioSpada ecc. Non saremo tantissimi ma Le assicuro che siamo rigorosamente antimoderni, antieuropeisti (contro “questa” Europa), antirisorgimentali, antiliberali. Vogliamo aggiungere la parola tabù? Antigiudaici. Siamo rimasti a Pio IX, o meglio al suo aggiornamento da parte di S. Pio X, e non riconosciamo l’autorità degli ultimi pontefici (appunto quelli del CVII, compresi i due recenti pseudocanonizzati) Abbiamo, guarda un po’, proprio la “pretesa dell’assolutismo antimoderno”. E ci dispiace che non le sia giunta eco dei nostri “toni aggressivi”, ossia rigorosamente fermi e ostili a ogni compromesso. Non ci faremo infatti inglobare nel “dialogo” a Lei tanto caro: nel segno del sacro Cuore di Vandea, con la dottrina bimillenaria e la Messa romana combatteremo fino alla morte per il ristabilimento del Regno Sociale di Gesù Cristo, ossia per una società integralmente cristiana, unica speranza per l’umanità. Ci assista in questo la vergine Santissima, alla cui protezione ci affidiamo.
L’accusa di “antimodernismo”, che ricorda quella ‘illuminata’ di “antiprogressismo”, viene formulata da Bandinelli secondo le categorizzazioni “moderne” della filosofia hegeliana, strutturalista, post-moderna (una longue durée diabolicamente coerente). Ed è ovvio che ne vengano colpiti (ma il coup è pura apparenza) coloro che si situano in un campo qualsiasi degli schieramenti politici MODERNI. Ecco il senso di destra e sinistra che escono entrambi dalla rivoluzione. L’essere antimodernisti in quanto antimoderni (come dire, l’essere cattolici), per un Bandinelli, non è neppure concepibile; ecco perché apparentemente (ma non per Damiani, che tutto questo sa bene) l’anziano radicale coinvolge i suoi stessi alleati nelle polemiche tassonomiche e valoriali della medesima pars politico-culturale. Concepibile per lui è invece (e su questo, ahimè, bisogna dargli ragione, anche se da una prospettiva opposta) rintracciare la più sputata “modernità” (non solo il neo-modernismo dogmatico e liturgico) proprio nei “cattolici” conciliari, che parlano non il linguaggio della logica aristotelica, ma l’incomponibile confusione della coincidentia oppositorum che è la cifra profonda, la koinè infernale della modernità: la stessa di Bandinelli, di Grillo, di Bergoglio. Tranquillo, Bandinelli, l’animodernismo c’è, ma non è dove vorrebbe (pour cause?) vederlo lei. Del resto, guardi, proprio un ‘insospettabile’ come Bauman (non sarà “antimoderno” anche lui?) ha definito il nazismo come culmine della modernità. Sarebbe come voler sovrapporre l'”antimodernismo” (interpretazione reazionaria, peraltro, direbbero i sostenitori del vulnus cristiano) di Nietzsche a quello di Mons. Lefebvre: veda un po’ lei.