Segnalazione di Maurizio-G. Ruggiero
Come viene amministrata la giustizia in Italia
Giorni fa gli avvocati sardi e leccesi, impegnati in un’azione di astensione dalle udienze hanno reso noto un promemoria che a quanto ci è dato sapere ha lasciato indifferenti e silenziosi sia il Presidente del Consiglio Renzi che il Ministro della Giustizia Orlando, neppure un twitter. […] Cosa ci ricordano, gli avvocati? In sostanza, sei punti (ne avrebbero certamente potuti proporre sessanta, ma anche i sei individuati sono emblematici, significativi):
– In dieci anni il contributo unificato, una tassa che il cittadino deve pagare per iniziare una causa, è aumentato del 55 per cento per il primo grado, del 119 per cento per l’appello, del 182 per cento per il ricorso in Cassazione.
– Dal 1 gennaio 2014 lo Stato ha aumentato da 8 a 27 euro la marca da bollo (un’altra tassa) per l’iscrizione della causa a ruolo.
– Dal 3 maggio 2014 lo stato ha aumentato fino al 50 per cento in più i bolli per le copie cartacee rispetto a quelle elettroniche, queste ultime non ancora rilasciate dalla maggior parte dei tribunali.
– I tempi del processo sono aumentati di due anni, con una durata media di 7,4 anni.
Se un’udienza si tiene oggi, il giudice in alcuni casi fissa l’udienza successiva dopo due anni, senza che l’avvocato possa dire o fare niente. In media, la prima udienza dei processi penali viene celebrata quando è già trascorso il 70 per cento del tempo della prescrizione.
– I ritardi della giustizia sono causati da gravi carenze di organico dei magistrati e di cancellieri, e ciò non consente di smaltire l’arretrato[1].
– I tempi lunghi della giustizia-Italia costano ogni anno al Paese l’1 per cento del PIL, 18 miliardi di mancati investimenti o capitali immobilizzati.
Conclusione: costi così alti e tempi così lunghi scoraggiano i cittadini dal rivolgersi alla Giustizia, limitandoli così nell’esercizio dei propri diritti. […]
Valter Vecellio
[1] Su questo punto ci permettiamo di dissentire. L’elefantiaca macchina amministrativa italiana di tutto difetta, tranne che di personale. Peraltro il numero dei magistrati italiani (8.909 in servizio nel 2013) è in linea con quello degli altri Paesi. Il vero dramma è l’inefficienza e, soprattutto, la loro irresponsabilità, nel senso che non pagano mai per il loro operato. Conseguenza? Il ritardo della italica giustizia (si fa per dire) è tale che richiederebbe, per smaltirlo, secondo un calcolo fatto di recente 680mila anni (Il Giornale 29 dicembre 2013). Si aggiunga il protagonismo delle Procure e non solo di quelle, laddove siedono mandarini che si sentono autentici Padreterni in terra e che fanno spendere somme ingentissime all’erario per intercettare e perseguire nemici politici o per inseguire la propria narcisistica autoaffermazione e ambizione e il gioco è fatto. Occorre tornare al normale potere giudiziario di un tempo, dove il giudice non poteva sindacare cose più alte di lui (come la cosa pubblica e il personale politico) e dovevano occuparsi invece e bene della criminalità comune e dei rubagalline. N.d.r.
Fonte: http://www.radicali.it/comunicati/20140513/vecellio-come-viene-amministrata-giustizia-italia-eloquente-indifferenza-del-pre – 13 maggio 2014
I conti in tasca alle toghe
Magistrati, tanti scatti niente meritocrazia
Lavorano sei ore al giorno per 260 giorni l’anno (l’ha deciso la sezione disciplinare del Csm) e guadagnano cifre che noi poveri mortali ci sogniamo. Stiamo parlando dell’ultracasta dei magistrati (un esercito di 8.909 giudici in servizio) che, mentre i politici annunciavano i tagli di stipendio e nonostante il blocco agli aumenti che la finanziaria 2010 aveva previsto per le buste paga si sono visti aumentare del 5% la retribuzione. Aumento con effetto retroattivo dal 2012, dato che la Corte costituzionale (fatta da magistrati) aveva dichiarato illegittimo il blocco degli stipendi. Così, secondo uno studio del Sole 24 Ore, un magistrato della Corte dei Conti che – poniamo – nel 2011 guadagnava 174 mila euro all’anno, ora ne prenderà 182 mila.
La tabella riportata sull’edizione cartacea del quotidiano Libero, basata in gran parte sul rapporto 2012 della Commissione europea per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa, parla chiaro: si va dai circa 2.040 euro al mese (che diventano 3.500 con le indennità) degli ex “uditori” di prima nomina, ovvero il magistrato ordinario in tirocinio, ai 16.700 al mese (che diventano 18.900 con le indennità) di un Presidente di Cassazione. Con scatti automatici di carriera che variano da una media di 500-1700 euro al mese. Più o meno un magistrato a carriera piena percepisce 5 milioni di euro.
Entrando nel dettaglio un magistrato ordinario prende appena assunto 2.858 euro al mese. Dopo tre anni con la prima valutazione di professionalità passa a 3.966 euro al mese che aumentano in media ogni anno e mezzo con uno scatto di anzianità che fa arrivare lo stipendio a 4.680 euro al mese (che diventano 6.720 con le indennità). Parte invece da 5.877 euro al mese un giudice della Corte di Appello: anche lui ogni anno e mezzo si vede aumentare la busta paga fino ad arrivare a 6.690 euro al mese (8.764 con le indennità). Un magistrato di Cassazione invece dopo la prima valutazione di professionalità prende 8.074 euro al mese che con gli scatti diventano 10.744. Se poi il giudice della suprema corte viene valutato di nuovo positivamente (cosa che succede praticamente sempre: di regola il Csm promuove tutti i magistrati al maturare del livello minimo di anzianità a meno che non si siano verificate gravi sanzioni disciplinari) lo stipendio di un FDS, ovvero idoneo alle funzioni direttive superiori, schizza a 10.343 euro al mese che con gli scatti che si maturano ogni anno e mezzo arrivano a 12.104 euro (14.264 euro con le indennità). Tutto ciò si traduce in una spesa di 73 euro al mese per ogni italiano, mentre la media europea è di 57.