Segnalazione Quelsi
“Das ist nicht fair”. Per lo stupore di quasi tutti nella stanza, Angela Merkel incominciò a piangere. “Non è giusto” disse la cancelliera tedesca con rabbia e le lacrime agli occhi. “Ich bringe mich selbst nicht um”. “Non ho intenzione di suicidarmi”. Ma la scena era ancora più notevole se si considerano i due destinatari della sua ira: il presidente francese Nicolas Sarkozy e il presidente degli Stati Uniti Barack Obama .
E, come se i due non l’avessero sentita, ha ripetuto: “Non ho intenzione di prendere un grosso rischio senza ottenere nulla dall’Italia. Non ho intenzione di suicidarmi”.
La vera notizia è che mentre l’Europa stava di fronte alla disintegrazione, la Merkel non era disposta ad accettare i compromessi necessari, cioè a creare una federazione dove le emissioni obbligazionarie in comune sono possibili e dove i paesi membri cedono sovranità a una entità più stabile e vitale in cambio però di una ridistribuzione del rischio. E quindi, a pagare i piatti rotti fu l’Italia.
Nell’autunno del 2011, quando la drammatica crisi economica aveva portato l’euro ad un passo dal baratro, alcuni funzionari europei avvicinarono il ministro del Tesoro americano Geithner, proponendo un piano per far cadere il premier italiano Berlusconi. Lui lo rifiutò, come scrive nel suo libro di memorie appena pubblicato, “Stress Test”, e puntò invece sull’asse con il presidente della Bce Draghi per salvare l’economia globale.
“Dei funzionari europei ci contattarono proponendoci una trama per cercare di costringere il premier italiano Berlusconi a cedere il potere; volevano che noi [gli Stati Uniti, ndr] rifiutassimo di sostenere i prestiti del Fmi all’Italia, fino a quando non se ne fosse andato”.
«La cancelliera Merkel insisteva sul fatto che il libretto degli assegni della Germania era chiuso». A settembre Geithner fu invitato all’Ecofin in Polonia e suggerì l’adozione di un piano come il Talf americano, cioè un muro di protezione finanziato dal governo e soprattutto dalla banca centrale per impedire il default dei paesi e delle banche. Fu quasi insultato. Gli americani, però, ricevevano spesso richieste per «fare pressioni sulla Merkel affinché fosse meno tirchia, o sugli italiani e spagnoli affinché fossero più responsabili». Così arrivò anche la proposta del piano per far cadere Berlusconi: «Parlammo al presidente Obama di questo invito sorprendente, ma per quanto sarebbe stato utile avere una leadership migliore in Europa, non potevamo farci coinvolgere in un complotto come quello. “Non possiamo avere il suo sangue sulle nostre mani”, io dissi».
A novembre si tenne il G20 a Cannes, dove, secondo il Financial Times, il Fmi aveva proposto all’Italia un piano di salvataggio da 80 miliardi, che però fu rifiutato. «Non facemmo progressi sul firewall europeo o le riforme della periferia, ma ebbi colloqui promettenti con Draghi sull’uso di una forza schiacciante». Poco dopo cadde il premier greco Papandreu, Berlusconi fu sostituito da Monti, «un economista che proiettava competenza tecnocratica», e la Spagna elesse Rajoy. A dicembre Draghi annunciò un massiccio programma di finanziamento per le banche e gli europei iniziarono a dichiarare che la crisi era finita: «Io non la pensavo così». E aveva ragione. Infatti nel giugno del 2012 il continente era di nuovo in fiamme, perché i suoi leader non erano riusciti a convincere i mercati.
E allora, che cosa è cambiato in Europa dopo il fatidico Cannes vertice del G20 nel 2011? Un bel niente. L’austerità è servita a poco. Il debito pubblico è aumentato drammaticamente, così come la spesa pubblica. E i prestiti al settore privato restano al minimo storico, ad un valore deflazionistico, -2,2%.
In compenso, da quando sono apparse le rivelazioni di Giethner, il pubblico italiano ha potuto godere delle consuete smentite da parte del Colle. “Le dimissioni liberamente e responsabilmente rassegnate il 12 novembre 2011 dal Presidente Berlusconi, e già preannunciate l’8 novembre, non vennero motivate se non in riferimento, in entrambe le circostanze, a eventi politico-parlamentari italiani” ha precisato il Quirinale, chiarendo che gli episodi “rivelati” da Geithner e da altri sono relativi a “riunioni tenutesi nell’autunno del 2011, consessi europei e internazionali cui il Presidente italiano – al pari degli altri Capi di Stato non dotati di poteri esecutivi – non aveva titolo a partecipare e non partecipò”.
Dichiarazioni non coerenti con altre testimonianze dell’epoca come quella dell’allora senatore Massimo Garavaglia.
Il Cavaliere, da parte sua, si dice consapevole che questa storia non sposterà un voto, ma chiede comunque al vertice azzurro di alzare il polverone. E così da Forza Italia parte il fuoco di fila con la richiesta di una commissione d’inchiesta parlamentare sui fatti del 2011 ed un chiarimento da parte del governo
“Renzi venga a riferire in Parlamento”, dice Renato Brunetta pronto a chiamare in causa anche Giorgio Napolitano: “Gli ho scritto una lettera – fa sapere – proprio per sapere cosa intenda fare”. Dal Quirinale non trapela nessuna replica, così come dalla Casa Bianca: no comment, è il massimo che fanno sapere dallo staff del presidente americano. Sulle barricate è invece Bruxelles che non ci sta a passare come parte in causa di un complotto: “erano gli americani a volere l’Italia sotto tutela”, è la replica delle fonti europee alle rivelazioni di Geithner. A parlare ufficialmente è il presidente della Commissione Barroso, sostenendo che “ai tempi del G20 del 2011 l’Italia era vicinissima all’abisso e alcuni tentarono di metterla sotto la supervisione del Fmi, mente noi siamo stati quasi soli a dire che questo non doveva succedere”.
Anche la linea dell’attuale governo italiano è quella di non intervenire sulla questione: “Abbiamo voltato pagina, non è utile tornare su questi eventi”, si limita a dire il ministro degli Esteri Federica Mogherini.
Il bubbone è scoppiato. Dopo le “confessioni” di Prodi, Monti e De Benedetti, i quali hanno tirato in ballo il presidente della repubblica Giorgio Napolitano, arrivano conferme dalle gole profonde statunitensi. E pure il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, nel tentativo di tirarsi fuori in realtà conferma tutto.
A questo punto non è più il caso di chiedersi se “il complotto” o “golpe” per far fuori Berlusconi ci sia stato o sia un’invenzione del centro-destra italiano. Ne parlano tutti, giornali stranieri compresi, dal Financial Times a Zerohedge.
E’ il caso semmai di domandarsi, e possibilmente chiarire, quale sia stato il ruolo di Napolitano, Prodi, Monti e De Benedetti in tutto questo. In tempi di elezioni, chissà che la scoperta di questo segreto di Pulcinella non vada a influire sul voto alle europee.
La sovranità popolare italiana è stata di fatto presa a calci, senza nulla in cambio e senza ottenere risultati concreti. Come si comporteranno gli elettori, ora che l’hanno capito?
NOTA: fino a “E i prestiti al settore privato restano al minimo storico, ad un valore deflazionistico, -2,2%”, sono stati semplicemente tradotti brani di vari articoli pubblicati su giornali esteri
Riccardo Ghezzi | maggio 15, 2014 alle 7:01 am | Etichette: barroso, berlusconi, commissione europea,complotto berlusconi, geithner, golpe, merkel, ue, usa | Categorie: Mondo, Politica ed Economia | URL:http://wp.me/p3RTK9-4yS
L’ingerenza nella nostra sovranitá nazionale. É un fatto gravissimo. Se poi penso a Sarkozy credo che la sua volontá di far fuori Berlusconi fosse dettata dalla gelosia,in quanto Ilnostro presidente del consiglio era riuscito a ottenere vantaggiose rimesse (per esempio la fornitura di gas dall’amico Putin ) Non per niente Sarkozy aveva promosso la guerra in Libia proprio per mettere le mani sul petrolio che con Gheddafy avvantaggiava l’Italia . E la Merkel voleva mettere le mani sulle Banche italiane sostanzialmente sane a differenza di quelle tedesche.Allora svegliamoci e riprendiamoci la nostra sovranitá con gli INTERESSI !!! Patrizia Carini