L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
Qui seguono le visioni di un giudice brasiliano sulla nuova Europa, mescolate alle mie, che vogliono focalizzare la questione centrale della Famiglia, sistematicamente auto-demolita dall’aborto legale, e altre infamie che sono negazione d’ogni civiltà.
Lo storico cattolico Christopher DAWSON, nel suo celebre «The Making of Europe» (1932), prima dell’ultimo mezzo secolo affermava, senza rischio di grandi controversie, che l’Europa deve la sua esistenza politica all’Impero Romano, la sua cultura e unità spirituale alla Chiesa cattolica. Affermazione accompagnata da una nota d’implicito riconoscimento che la politica, la cultura e l’unità che animavano tanti, se non tutti i popoli dell’Occidente, erano le stesse dell’Europa, la cui forza espansiva era nelle sue idee sul palcoscenico globale. Allora l’eurocentrismo era un modello quasi inevitabile in scala planetaria. Un modello abortito?
Nel 1959 nelle pagine del The Movement of World Revolution, Charles DAWSON accusava una tendenza dei pensatori del suo tempo a respingere il ruolo espansivo dell’anima dell’Europa di prima – “a question of central importance for the understanding of modern civilization” – questione d’importanza centrale per capire la civiltà moderna. L’Autore associava la nuova inclinazione al disprezzo per il ruolo dell’Europa al declino dell’espansione missionaria del Cristianesimo, e, secondo l’altro DAWSON, la riduzione della Chiesa alle sacrestie, tanto quanto all’obbedienza servile allo strisciante totalitarismo statale, che comportava grave minaccia alla libertà, “to a degree in which it has never been threatened before” – a livelli mai prima minacciati. Si era nel tempo iniziato da Giovanni 23.
«Così, parlare del decostruzionismo delle radici europee è riconoscere il negativo della sua radicalità cristiana, cioè, il rifiuto di ammettere che la storia d’Europa – la storia della sua politica, del suo diritto, della sua etica, del suo linguaggio, del suo spirito è una storia cristiana. Anche geograficamente, la storia di ogni parte d’Europa è storia della cristianità dei popoli ispanici. Tale decostruzionismo che importa, in modo immediato, il rifiuto del senso cristiano del passato, proietta, inoltre, un orientamento futuro divorziato dalle radici spirituali, politiche e culturali di quanto allora è stato, a volte più, a volte meno adeguato alla cultura teocentrica e teotropica dell’Europa.
«Joseph WEILER, professore di Diritto Internazionale ed Europeo presso la New York University Law School, vede pure che l’attuale decostruzionismo storico in Europa configura una delle manifestazioni sintomatiche della «Christian Foby» – espressione che potrebbe tradursi sia in cristofobia, come, cristianofobia, cristianesimofobia o cristanitàfobia. Per questo pensatore ebreo, l’ideologia «cristofobica» corrente è riuscita a impostar, al di fuori dell’Europa, un marchio potente contro i loro avversari: il vero Cristianesimo (o, più precisamente, la Cristianità), ha l’etichetta dell’intolleranza – la Fede, la dottrina, la cultura, la civiltà cristiana sarebbero xenofobi, razzisti, fanatici, fondamentalisti. E ciò porta alla deduzione che tutto è suscettibile di critica o di rifiuto, e il cristiano diviene, ipso facto, vittima dell’intransigenza, bersaglio della «irrazionale intolleranza al Cristianesimo»!
«Il tema è divenuto oggetto di frequenti meditazioni, per esempio, in Francia con Michel DE JAEGHERE (Enquête sur la christianophobie. 2006) e René GUITTON (Ces chrétiens qu’on assassine, 2009), in Italia con Mario MAURO, Vittoria VENEZIA e Matteo FORTE (Guerra ai Cristiani. 2010), e negli Stati Uniti con George WEIGEL (The Cube and the Cathedral. 2005) e Thomas WOODS JR. (How the Catholic Church Built Western. 2001). Non manca nemmeno un riconoscimento, quasi pacifico già ora, che l’attuale decostruzione europea abbia colpito l’identità dei popoli occidentali – non solo degli europei della cartografia, fino al punto di buttarli in una “avventura senza fine” (espressione di Zigmunt BAUMAN) di una nuova identità nel tentativo di sostituire la sua fisionomia e psicologia storiche».
L’illustre Giudice brasiliano segue approfondendo i termini della «logos fobia» e della «christian foby », per rilevare una procedura metodica che porta a fare vittime con il nuovo “preconcetto”; che rende tale «decostruzionismo» ragione anche di delitti.
Servirebbe aprire la questione per affrontare la «cristianofobia»
L’Autore fa vedere che è impossibile un dialogo sul bene e sul male del Cristianesimo per arrivare a un punto di «equilibrio» quando al punto di partenza si applica alla Fede, all’Etica e a tutta la cultura cristiana un’etichetta d’irrazionalismo … roba da sacristie! Quale neutralità tra Cristo e l’illuminismo della dea ragione? (v. il tentativo di Ratzinger e dei maestri del Vaticano 2º con il «relativismo ecumenista»!)
«Facciamo un esempio, lo scopo dell’istituzione del “matrimonio”. Qualunque siano le sentenze-ivi compresi lo scopo, che vogliono pensare per il matrimonio, saranno, sicuramente, proposte etiche (e, in una data sequenza, legali). Allo stesso modo, se si afferma, per esempio, qualcosa su “2+2”, sia per rispondere che corrisponde a 4, 8 o a 12, non importa, la formulazione sarà aritmetica. Bene o male la risposta non cambia: si tratta di aritmetica. Così anche per quanto riguarda le proposizioni sul “matrimonio”. Non è ammesso, a questo riguardo, l’adozione di un neutralismo etico, perché, come ha ben notato Robert P. GEORGE, in The Clash of Orthodoxies (lo scontro delle ortodossie), neutralità tra neutro e non neutro etico è un’impossibilità logica. Il problema, si capisce, non è di etica, ma di logica:“It is obvious that neutrality between and non-neutrality is logically impossible” (R. George). Quindi, è chiaro che non si può essere neutrale tra proposizioni contraddittorie sul “matrimonio”.
«Altri grandi temi del dibattito politico attuale: i “nuovi modelli di famiglia”, dell’”aborto” della “eutanasia” delle “unioni di fatto”, ecc – soffrono della stessa impossibilità logica; non è razionale essere neutrali nello scontro neutralità vs. non neutralità… Infatti, la ripresa dell’idea di una necessità di dialogo ragionevole elimina, d’acchito, un autismo discorsivo che si presenta col non senso del soggettivismo etico. La morale ha solo senso quando si considera la natura sociale dell’uomo: perfino i doveri monastici si destinano alla soddisfazione degli scopi dell’animale politico…
Sono dati universali, “costanti” apprese nella natura delle cose, che mettono in luce le grandezze e le miserie degli uomini, le cui funzioni vanno preservate: da quelle che li consentono di nutrirsi (da ciò le esigenze ambientali con le loro fonti di nutrizione), muoversi, riprodursi, fino a quelle che permettono di pensare. Non senza ragione Marcel DE CORTE lo ha accentuato nel suo scritto “l’intelligenza in pericolo di morte” (L’intelligence en péril de mort) del vivere nella modernità.
«Leon TROTSKY ha detto che “la famiglia non può essere abolita”, anche se, a suo avviso, “non la si stava sostituendo” (“La Révolution trahie”). Per alcuni, gli attuali concetti di “nuovi modelli familiari” e “matrimoni liberi” sono affluenti di quest’ affermazione ideologica (vedi Michel DE PENFENTENYO, (“Nos familles… demain”), in quanto sono concetti emessi sotto l’ammissione implicita di essere inarrestabili la “intentio lectoris” di tutta la storia e quindi consolidata sia dal decostruire il reale, quanto dal declinare la responsabilità verso la natura delle cose… »
L’Autore fa un’analisi sul matrimonio umano di «quest´animale coniugale», qui la riassumiamo in due esposizioni: di ARISTOTELE e di… Wilhelm REICH.
«È nota l’affermazione di ARISTOTELE, nel primo libro della Politica (Bkk. 1253 a), di essere l’uomo un animale politico. Ha contribuito a questo tema Santo Tommaso d’AQUINO indicando un’altra proprietà della natura umana: quella di essere l’uomo un animale coniugale (In Decem Libros Ethicorum, VIII-12, nº 1719). S. TOMMASO ha detto anche che l’uomo è un animale più coniugale che politico – magis est secundum naturam animal conjugale quam politicum. Sì, più coniugale che politico, sostiene il Dottore Comune, per due ragioni: – la società domestica (o comunità coniugale), precede la civile, è la parte che precede il tutto; – la prima a essere ordinata alla procreazione e all’educazione. Questa natura coniugale è, in un certo senso, propria della natura animale strictissimo modo. Cioè, il riferimento di ULPIANO, quod omnia animalia docuit – che è proprio di tutti gli animali. Ma questa natura coniugale nell’uomo è anche proprio della sua natura razionale. Così, la società coniugale (cioè il matrimonium in facto esse, nel linguaggio comune dei dottrinari) è un imperativo razionale, proprio perché è comunità che precede in modo necessario la società politica e la comunità che è richiesta per la generazione e l’educazione. (Eppure, ciò non sembra interessare più di tanto la «nuova Europa»!)
«Nel 1936, Wilhelm REICH ha pubblicato la più importante delle sue opere: “Die Sexualität im Kulturkampf” (conosciuta come “La rivoluzione sessuale”).
Quest’autore, come si sa, è stato un psicoanalista, discepolo di Freud, e anche marxista. A Reich si deve la pretesa che la felicità dell’uomo è nel piacere sessuale, di modo che ogni ostacolo alle sue pulsioni deve essere rimosso, poiché è ostacolo alla felicità.
Così, un effettivo “diritto alla felicità”, in modo Reichiano, implicherebbe la liberazione plenaria delle pulsioni, aliena alla sua rettifica morale; divenne esperimento obbligatorio del primo regime sovietico… Era la negazione rivoluzionaria di tutte le finalità e leggi sull’attività sessuale – la negazione di ogni finalismo e di ogni legge nell’attività sessuale (Romano AMERIO) – che porta, di fatto, all’abolizione del matrimonio» e non solo…
La prima legalizzazione dell’aborto avvenne in Unione Sovietica nel 1924, in nome della «emancipazione della donna». In verità la misura serviva a diminuire le spese dello stato sovietico vicino al collasso economico. Nel 1934 soltanto a Mosca vi furono oltre 90 mila aborti «legali» e dato che le spese per aiutare le donne che abortivano «legalmente» avevano superato di molto quelle risparmiate con l’aborto di massa, nel 1936 l’aborto legale del 1924 fu revocato. Tale divieto ad abortire rimase in vigore fino al 1955, quando l’aborto fu di nuovo legalizzato per aggiornare l’URSS ai tempi moderni. Ciò ebbe per conseguenza la più grande crisi demografica della Russia fino al presente. Ecco il modo «scientifico» d’intendere «l’ordine pubblico» di un nuovo ordine moderno alla misura delle ideologie e dei fatti contingenti e finanziari…! Nelle statistiche del 2005 il numero di aborti legali in Russia, 1,8 milioni, supera il numero delle nascite, 1,5 milioni, in un Paese con una delle più liberali legislazione riguardo l’interruzione volontaria della gravidanza e il primo a ratificare sia la nuova liberazione sessuale (di REICH) sia la pratica abortiva nel 1924.
Chi può dire che l’Europa di oggi, che legalizza perfino il suicidio infantile, sia diversa.
Una volta smarrita la coscienza dell’origine divina dell’ordine umano e della conseguente superiorità e anteriorità del Diritto naturale rispetto alle leggi di Stato, va perso ogni senso di ordine giusto, proprio quello che legittima e giustifica lo Stato.
Ecco cosa fa l’aborto in Europa oggi, delegittima moralmente ogni suo ordine legale.
Una giusta reazione alla legislazione anti-naturale occidentale è in atto solo in Ungheria. L’ho sentita dal suo vice-presidente in visita a Fatima.
«Si tratta della recentemente approvata Costituzione ungherese – la Magyarország Alaptörvénye. In realtà, pare che non vi sia – cronologicamente – nessun altro testo costituzionale più moderno di questo Codice Politico ungherese, approvato il 25 aprile 2011 e che inizia con i primi versi del Himnusz, Inno nazionale di Ungheria, del 1844:
«Isten, áldd meg a magyart!», – Dio benedica gli ungheresi!
«Sotto la rubrica “fondamentali” (alapvetés), la nuova Costituzione dell’Ungheria nell’articolo L dice essere il matrimonio l’istituzione tra un uomo e una donna, a házasság intézményét mint férfi és nõ között, e dice anche che la famiglia è la base per la sopravvivenza della nazione – a családot mint a nemzet fennmaradásának alapját.
Non mancano fin dall’inizio, molte voci indignate contro la nuova Costituzione!
Si capisce, questa Costituzione riconosce in modo espresso le radici cristiane dell’Ungheria come indicato nel preambolo della norma costituzionale:
“Noi, i membri del Parlamento eletto il 25 aprile 2010, siamo consapevoli della nostra responsabilità di uomini di fronte a Dio. Siamo orgogliosi del fatto che, un millennio fa, il nostro re, Santo Stefano ci ha fatto parte del Cristianesimo europeo. Riconosciamo il ruolo che il Cristianesimo ha svolto nella preservazione della nostra nazione.”
Tale legislazione è duramente avversata dal presente nuovo europeismo anticristiano.
Conclusione – Poiché il disordine è, alla fine il risultato dell’abbandono del pensiero cristiano nel governo dei popoli, per evitare la totale rovina, l’Europa dovrebbe rivedere le risposte alle questioni essenziali della vita umana date dal Cristianesimo, come intende fare ora l’Ungheria.
La presente confusione e futura rovina di questa nuova Europa non si deve a una presunta insufficienza delle risposte date dalla Cristianità, che sono perenni, ma proprio dal continuo allontanamento da quanto detta il suo universale Diritto naturale e divino. All’orizzonte di questa via verso anticristianesimo, lasciata libera dalla Roma conciliar-ecumenista, non c´è nemmeno bisogno di essere profeti per vederlo – è solo questione di tempo l’allargarsi di un ineluttabile abisso sociale di disordini e delitti. In essi l’Europa rischia d’affondare senza nemmeno il paracadute di un Papato cattolico, anzi, perfino appesantita da una Roma conciliare autodemolita dalle trovate bergogliesche! Intanto avanza – pure con segno democristiano – una «cultura» di divorzio, eugenetica, aborti, eutanasia perfino infantile; «cultura di morte» spirituale e sociale della Famiglia, come il Creatore l’ha creata e santificata.
È il costo tremendo che l’umanità e la neo Europa paga per aver spezzato le radici dell’Ordine Naturale stabilito con il Cristianesimo dall’Amore di Dio Uno e Trino.
Gli avvisi, come quello di Fatima, non mancarono, ma le manipolazioni conciliari, da Giovanni 23 in poi, furono capaci di censurarli come profezie di disgrazie!
Che gli uomini si pentano in quanto è tempo di tanta disgraziata demolizione dell’ordine naturale, affinché il Signore abbia pietà di questa generazione traviata.
una società votata all’autodistruzione, che vanno in tutti i santuari del mondo, senza un minimo di CREDO in quello che fa, i migliori distruttori delle società sono i cattocomunistiadulti, che vanno nei santuari e chiese, e votano leggi e politici al servizio di satana.