Segnalazione e commento di Federico Colombera
…Quella sui ‘fondamentalisti’ è da incorniciare: Bergoglio dimentica la vera violenza: quella contro Dio nella natura (sodomia) e nell’arte (usura), sic!!!
Intervista di Francesco con «La Vanguardia». Parla a tutto campo di economia, fondamentalismo, persecuzione, rapporto con gli ebrei. Difende Pio XII, torna sulla rinuncia di Ratzinger. Dice di aver rifiutato la papamobile blindata perché non vuole star chiuso in «una scatola di sardine, anche se di cristallo». Parla dei progetti indipendentisti di Catalogna, Scozia e Padania. Rispondendo a come gli piacerebbe essere ricordato afferma: «Come un buon uomo, uno che ha fatto quel che ha potuto e che non era poi così male»
ANDREA TORNIELLI
Città del Vaticano
Lunedì scorso, nel giorno in cui l’indisposizione l’avrebbe costretto a riposo, Papa Francesco ha concesso una lunga intervista al quotidiano spagnolo «La Vanguardia». Il testo integrale è stato reso disponibile anche dal Sismografo.
A intervistare il Papa è stato il giornalista di origini portoghesi Henrique Cymerman, corrispondendo dal Medio Oriente per «La Vanguardia», «Antena 3» e la TV israeliana «Channel 2». Incontrandolo sul volo di andata Amman, il Papa, che aveva visto il giornalista israeliano seduto accanto a un collega palestinese, gli aveva chiesto di proteggerlo durante il viaggio in Terra Santa. Cymerman è stato coinvolto nell’organizzazione della preghiera per la pace che si è tenuta in Vaticano e nell’intervista Francesco ha riconosciuto: «A lei si deve una buona parte del fatto che sia avvenuta». Ecco il testo quasi integrale delle risposte del Pontefice su vari argomenti.
Cristiani perseguitati
«I cristiani perseguitati sono una preoccupazione che mi tocca da vicino come pastore. So molte cose di queste persecuzioni che non mi sembra prudente raccontare qui per non offendere nessuno. Però ci sono luoghi nei quali è proibito avere una Bibbia o insegnare il catechismo o portare una croce… Quello che voglio chiarire è questo: sono convinto che la persecuzione contro i cristiani oggi è più forte che nei primi secoli della Chiesa. Oggi ci sono più cristiani martiri che in quell’epoca. E non è fantasia, sono i numeri.
Fondamentalisti
«La violenza nel nome di Dio è una contraddizione, non corrisponde al nostro tempo, è qualcosa di antico. Con una prospettiva storica dobbiamo dire che i cristiani, a volte, l’abbiamo praticata. Quando penso alla guerra dei Trent’anni, quella era violenza nel nome di Dio. Oggi è inimmaginabile. Vero? Arriviamo a volte, attraverso religione, a contraddizioni molto serie e molto gravi. Il fondamentalismo, per esempio. Nelle tre religioni (monoteiste, ndr) abbiamo i nostri gruppi fondamentalisti, piccoli in rapporto a tutto il resto. Un gruppo fondamentalista, anche se non uccide nessuno, anche se non colpisce nessuno, è violento. La struttura mentale del fondamentalismo è violenza nel nome di Dio»
Io rivoluzionario?
«Dovremmo chiamare la grande Mina, la cantante italiana e dirle: “Prendi questa mano, zingara”, e chiederle che mi legga il passato… (ride) (La canzone in realtà era cantata da Iva Zanicchi, ndr). Per me, la grande rivoluzione è andare alle radici, riconoscerle e vedere ciò che queste radici hanno da dire al giorno d’oggi. Non c’è contraddizione fra l’essere rivoluzionario e tornare alle radici. Di più, credo che il modo per fare veri cambiamenti sia partire dall’identità. Mai si può fare un passo nella vita se non dal precedente, senza sapere da dove vengo, che nome ho, che nome culturale o religioso ho».
La mia sicurezza
«So che mi può succedere qualcosa, però è tutto nelle mani di Dio. Ricordo che in Brasile mi avevano preparato la papamobile chiusa, con il vetro. Io però non posso salutare un popolo e dirgli che lo amo da dentro una scatola di sardine, anche se è di cristallo. Per me questo è un muro. È vero che qualcosa mi può accadere, però siamo realisti, alla mia età non ho molto da perdere».
Chiesa povera e umile
«La povertà e l’umiltà sono al centro del Vangelo, e lo dico in un senso teologico, non sociologico. Non si può capire il Vangelo senza la povertà, che però va distinta dal pauperismo. Io credo che Gesù voglia che i vescovi non siano prìncipi, ma servitori»
Idolatria del denaro e guerre
«È provato che con il cibo che avanza potremmo dar da mangiare alla gente che ha fame. Quando lei vede le fotografia dei bambini denutriti in diversa parte del mondo, le scoppia la testa, non si può capire. Credo che viviamo in un sistema economico mondiale che non è buono. Al centro di tutto il sistema economico deve esserci l’uomo, l’uomo e la donna, e tutto deve essere al servizio dell’uomo. Ma noi abbiamo invece messo al centro il denaro, il dio denaro. Siamo caduti in un peccato di idolatria, l’idolatria del denaro. L’economia si muove per l’affanno di avare di più e paradossalmente, si alimenta una cultura dello scarto. Si scartano i giovani quando si limita la natalità. Si scartano anche gli anziani perché non servono più, non producono, sono una classe passiva… E scartando i ragazzi e gli anziani, si scarta il futuro di un popolo perché i ragazzi tirano in avanti con forza e perché gli anziani ci danno la saggezza, hanno la memoria di questo popolo e devono trasmetterla ai giovani. Adesso è di moda scartare i giovani con la disoccupazione. Mi preoccupa molto l’indice di disoccupazione dei giovani, che in alcuni Paesi supera il cinquanta per cento. Qualcuno mi ha detto che 75 milioni di giovani europei con meno di 25 anni sono disoccupati. È una barbarie. Noi scartiamo tutta una generazione per mantenere un sistema economico che non regge più, un sistema che per sopravvivere deve fare la guerra, come sempre hanno fatto i grandi imperi. Visto che non si può fare la terza guerra mondiale, si fanno guerre regionali. Che cosa significa questo? Significa che si fabbricano e si vendono armi, e così i bilanci delle economie idolatre, le grandi economie mondiali che sacrificano l’uomo ai piedi dell’idolo del denaro, ovviamente si risanano. Questo pensiero unico ci toglie la ricchezza della diversità di pensiero e dunque di un dialogo tra le persone. La globalizzazione bene intesa è una ricchezza. Una globalizzazione male intesa è quella che annulla le differenze. È come una sfera, con tutti i punti equidistanti dal centro. Una globalizzazione che arricchisce è come un poliedro, tutti uniti ma ciascuno che conserva la sua particolarità, la sua ricchezza, la sua identità. E questo non accade»…
Si questo cita mina, anziché i Padri della Chiesa.Il male sono i fondamentalisti, tradotto dal bergogliese quelli che non cedono sulla Dottrina.Perfetto, adesso abbiamo un’idea di come può essere un antiprofeta.