Candido 4.0

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Segnalazione Quelsi

 

by Giuseppe Mele

 

E TORNATOAlessio Di Mauro a 40 anni può dirsi un veterano della satira e della vignetta. Ed è un miracolo vivente, perché la sua è una comicità politica nata qualunquista, reazionaria, di buon senso, anti o non di sinistra, nella tradizione di Jacovitti e Krancic. Non è come Forattini o Vincino, che consolidatisi nelle pagine della sinistra progressista hanno poi civettuolamente virato a destra. Di Mauro, che si parli de la Peste, La voce del ribelle, Veleno, partendo dai giornali d’area di Veneziani e di Massimo Fini, ha portato le sue vignette su Libero ed il Corrierone.

 

Ha un senso logico – addirittura, si potrebbe soggiungere, filosofico- che la rinascita del quindicinale di satira politica, Candido, parta dalla sua direzione. Di satira si sente un bisogno enorme, a destra ma non solo. Ed il momento è propizio, visto che la scena politica è largamente occupata da comici, satiri ed altri deviazionisti della statistica e dell’economia. Qui sorgono però alcuni problemi interpretativi. Non siamo di fronte alla prima riesumazione del Candido di Giovannino Guareschi.

L’originale durò dal ’45 al ’62. Seguì la versione Pisanò (’68-’92); poi ci fu la ripartita del 2009 a cura del nipote del cofondatore Mosca. Quella di Di Mauro e dell’editore Lucherini è quindi la versione 4.0. Di Mauro nel presentare il suo Candido, in una mise petroliniana, ha voluto ribadire l’assoluta serietà dei suoi intenti dato che ormai satira, comicità e barzellette sono appannaggio dei giornali e dei politici seri che non si vergognano di nulla. E’ però caduto vittima del suo stesso gioco (che ammicca alla nota contrapposizione tra società civile e politica). E’ satira della satira, scrivere sotto il titolo del Candido di Di Mauro, “fondato da Guareschi”. Esattamente come, oggi che l’Unità sta fallendo sotto i debiti, che ha rapporti sfilacciatissimi con un Pd, che è rispetto al suo nonno Pci, un oggetto sconosciuto, è pura satira la scritta riportata sotto la sua testata, “giornale fondato da Gramsci”. Come agitare un fazzoletto ridotto a pezzi dalla Varichina e volergli attribuire la fama d’essere stato usato dalle narici (ovviamente tre) del noto politico sardo. Poiché non c’è dubbio che sono stati molto meglio i Candidi di tutte le Unità, che ci hanno regalato innumerevoli Polito in libertà, non sarebbe il caso di seguirne l’esempio. Ispirarsi a Guareschi, questo ovviamente sì. Ed ispirarsi all’inventore di Don Camillo, vuol dire rientrare nell’ambito dei Longanesi, Campanile Zavattini, delle riviste Marc’Aurelio, Bertoldo, Vittorioso ed anche de L’Uomo Qualunque di Giannini.

Una lunga scia satirica e letteraria presente sotto il fascismo e proseguita sotto l’antifascismo, tanto che il Vittorioso di Jacovitti, visse fino al 1970, preservato dai circuiti parrocchiali malgrado il nome manifestamente macho. Guareschi, lo scrittore italiano più letto e tradotto al mondo, finito in galera senza nemmeno uno straccio di soccorso radicale, è oggi sconosciuto ai più, come lo sono anche gli altri nomi sopraccitati. In genere tutti inseriti dagli addetti ai lavori sotto la dicitura letteratura dell’assurdo. Tra di loro c’era anche Montanelli, che però venne redento, ottuagenario, dalla verve antiberlusconista al fotofinish. Affatto assurde, queste firme si ribellavano in nome del buon senso e della propria dignità all’invenzione dell’ipocrita antifascismo, divenuto a seconda dei momenti, valore, ideale, sinecura, conventio ad escludendum.

Così, Guareschi presentava il suo Candido «Qualcuno si ostinerà a voler trovare che Candido ha vaghe tendenze destrorse, il che non è vero per niente in quanto Candido è di destra nel modo più deciso e inequivocabile». Anche Di Mauro non deve dunque temere di sbandierare questa scelta politica che è poi nelle cose, nelle testate e nelle frequentazioni. Guareschi però, che era monarchico ed aveva pure il problema di somigliare a Stalin, per raggiungere l’intento e una platea vastissima di lettori, non stava a sottilizzare tra fascisti repubblicani, anarchici individualisti, conservatori, preti, saragattiani, moderati e liberali. Il suo sguardo seguiva il paesino della bassa padana come la Trieste contesa tra Est e Ovest. Non si fermava a contestare né Togliatti sui prigionieri italiani nella Russia staliniana, né De Gasperi sull’auspicato bombardamento di Roma. Tutta la storia di questo enorme filone letterario, satirico, vignettistico, politico ascrivibile in una parola all’anticomunismo, ha avuto, come è noto, esiti infausti, che vanno, nei casi più leggeri, dalla distorsione dei fatti alla scomparsa nella memoria e in quelli più pesanti, la distruzione fisica e morale di editori, scrittori e politici.

Il comunismo di ieri, con cui ha a che fare il Candido 4.0 di oggi, è il pensiero politicamente corretto, l’unico dogma occidentale e non solo, che si impone al mondo molto più profondamente di ieri, grazie allo sviluppo delle tecnologie, della globalizzazione economica, di pochi grandi potentati. Nient’altro se non il buon senso e la dignità, come ieri, porta ad opporsi ad una coalizione di poteri che autosatiricamente è capace insieme di avere tutte le attenzioni caritatevoli per i rischi passati in mare dagli immigrati mentre con l’altra mano finanzia, sobilla o partecipa direttamente a guerre senza fine nell’area dell’Asia Media e Centrale. Proprio perché i tempi sono molto più internazionalizzati di 70 anni, lo sguardo della satira deve farsi più ampio e seguire tutti i contorcimenti del politicamente corretto delle belle idee e progressive e del migliore dei mondi possibile. A partire dal cosiddetto giornalismo investigativo che in nome della libertà di informazione concede alle polizie di tutto il mondo una schiera di provocatori e indagatori che possono violare tutte le norme che limitano nel mondo moderno i soprusi degli sbirri. Si crede di vivere in un paese dominato da comici della risata e del diritto, cui si è rivolta. unica nel mondo, la sinistra italiana, una volta abbandonato il comunismo. Non è stata mai satira, però. Solo diffamazione, degradazione e violenza verbale esercitate nella consapevolezza del sostegno istituzionale. L’ultima satira di sinistra autentica è stata quella di Frigidaire, che non aveva alcuna speranza né rispetto per l’Est comunista ed i soci berlinguerani occidentali.

Nella stessa epoca, anni ’80, ci fu la breve fiammata de La voce della fogna di Tarchi, che non aveva speranza e rispetto per gli sgambetti personalistici tra le tante componenti della piccola frazione destra della partitica. Di Mauro ed i suoi collaboratori conoscono bene uomini e storie di queste vicende che portano irrimediabilmente a lotte ciclopiche tra tanti microcosmi, nati per insoddisfazione esistenziale e poi persi nella presa in giro del direttore del quotidiano concorrente di area o del politico che è già, e da tempo, un uomo morto. Come giustamente dichiara Buttafuoco al Candido del primo numero, oggi in Italia c’è quasi solo destra: quella di Grillo, fatta digerire all’antico popolo massimalista e inconcludente, quella di Renzi che sdogana il programma dell’avversario, nella coscienza dell’impossibilità di realizzarlo, dato il contesto dei poteri forti interni ed esterni e quello delle nostalgie. Mettere gli italiani allo specchio sarebbe già una satira di altro livello.

C’è poi l’auspicio che il Candido 4,0 voglia essere più iconico e testuale, nel mondo della comunicazione immediata di oggi fatta soprattutto da immagini. Immagini che anche quando sono fumetti e vignette, possono, come tutti i contenuti culturali odierni, essere digitali ed interattivi, inserirsi tra i dati delle tanti fonti della rete, fare massa comune con prodotti analoghi della satira internazionale.In giro per ora c’è solo Spinoza, che è la trasposizione testuale di un soliloquio di Crozza su pagine web. Grandi spazi, e inesplorati, si aprono al Candido.

Giuseppe Mele | giugno 13, 2014 alle 2:07 pm | Etichette: alessio di maurocandidoguareschisatira | Categorie: Cultura e Informazione | URL: http://wp.me/p3RTK9-4OD

 

Una Risposta

  • non ha niente a che fare con il vecchio Candido … è il giornaletto di un gruppo di opportunisti finiani

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