Segnalazione di Maurizio-G. Ruggiero
Civitas Christiana nn. 10-13, agosto 1997-marzo 1998, p. 89.
In occasione del centoventesimo anno dell’invenzione del tango argentino il giornalista Aldo De Quarto ha riportato alla luce, dall’Illustration di Parigi una curiosa immagine-episodio del tempo: “Pio X riceve in udienza privata il Principe A.M. … e sua sorella, molto noti nei salotti romani, e parla loro del … tango, pregandoli di danzare in Sua presenza. La coppia improvvisa alcune figure del tango romano (ampiamente castigato, rispetto a quello argentino). Dopodiché, Pio X, dando libero corso al suo umorismo veneto, si rivolge ai giovani patrizi, ancora confusi della loro esibizione in Vaticano ed esclama: «è tempo di feste e capisco come e quanto i giovani amino ballare. Ma perché adottare quelle ridicole contorsioni barbare dei Negri e degli Indiani? Perché non preferire piuttosto la bella danza di Venezia, elegante, graziosa e latina, la furlana?»”. Altri tempi, altro Papa. (O meglio, un vero Papa e un Papa Santo…n.d.r.)
* Da Il Giornale, 10 gennaio 1998.
Tango e Furlana
di Trilussa
Er Papa nun vo’ er Tango perchè, spesso,
er cavajere spigne e se strufina
sopra la panza de la ballerina
che su per giù, se regola lo stesso.
Invece la Furlana è più carina:
la donna balla, l’omo je va appresso,
e l’unico contatto chè permesso
se basa sur de dietro de la schina.
Ma un ballo ch’è der secolo passato
co’ le veste attillate se fa male:
e er Papa, a questo, mica cià pensato;
come voi che se movino? Nun resta
che la Curia permetta in via speciale,
che le signore s’arsino la vesta.