Segnalazione di Corrispondenza Romana
Le “Nazioni Unite” estendono il riconoscimento del matrimonio omosessuale per i propri dipendenti. Fino ad oggi lo status di “sposato” era legato alla legislazione del proprio paese d’origine, quindi, per il personale omosessuale facevano fede unicamente le unioni legalmente contratte all’interno del proprio paese nativo.
Ora lo status di coniugato, con tutti le particolari agevolazioni e benefici che ne derivano, si allarga di parecchio, andando a includere anche tutti coloro che, impossibilitati a sposarsi nel proprio paese di cittadinanza per mancanza di leggi, si sono recati appositamente in uno qualsiasi dei paesi esteri dove il matrimonio tra persone dello stesso sesso è già riconosciuto per legge.
Il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha annunciato tale “innovazione” dichiarando soddisfatto: “i diritti umani sono al centro della missione delle Nazioni Unite, sono orgoglioso di affermare una maggiore uguaglianza per tutto il personale, e rivolgo un appello a tutti i membri della nostra famiglia delle Nazioni Unite di rifiutare l’omofobia come una discriminazione che non può mai essere tollerata nel nostro posto di lavoro”. Nonostante alcune agenzie ONU, come l’”UNESCO” e il “World Food Program”, abbiano già introdotto politiche analoghe, la nuova misura, per il momento, è riservata unicamente al personale del Segretariato delle Nazioni Unite e non si applica a tutte le, quasi 50, organizzazioni delle Nazioni Unite. Tuttavia, l’ideologica decisione di Ban Ki-moon indica, chiaramente, la strada da percorrere in tema di diritti omosessuali e c’è da scommettere che presto anche le altre agenzie ONU ne seguiranno l’esempio. (L.G.)