Razzismo “afro-rap”

Condividi su:
by Helmut Leftbuster

Immagine 3Il rap è da sempre un genere la cui violenza testuale viene sottovalutata e affrancata dal solito fraintendimento pietista-terzomondista, sebbene i rapper siano miliardari tanto quanto le rock-star occidentali.
Vorremmo dedicarci all’analisi del testo e alle immagini di questo video, del cui testo ci apprestiamo a fare la parafrasi. Tralasciando l’insipienza stilistica d’una “musicalità” piuttosto primitiva ed eufemisticamente alquanto “essenziale”

E’ girato in una sorta di scuola multietnica nella quale la pinguedine degli alunni è piuttosto ben distribuita e tutto sembra si faccia tranne che studiare o fare sport. Insomma, non è esattamente un inno alla salute e all’educazione dei giovani. Lo stile del rapper è canonico, parlata sgangherata, non un cenno di melodia vocale, solite movenze “rap” omologate e prevedibili quanto quelle dei cavallucci a gettone nei luna park.
Ma veniamo alle parole:

I miei fratelli sono afro fieri, maghreb e cinesi, filippini con i piedi qua e il sangue da altri paesi…

Una frase di inequivocabile significato discriminatorio, in cui il concetto di fratellanza di chi canta non ha nulla di inclusivo, ma viene circoscritto ad una serie di nazionalità fra le quali non v’è menzione proprio di quella italiana, cioè quella dalla quale si pretenderebbe il diritto di cittadinanza che dà il titolo al pezzo.
La “fierezza” dell’appartenenza è rivendicata licenziosamente, là dove, quando a farlo fu il cristianissimo Povia, si gridò al razzismo; mentre il “sangue” è grottescamente menzionato proprio a titolo di appartenenza in un brano che vorrebbe scardinare il nostro “Ius Sanguinis”: una coerenza logica davvero invidiabile!

Chi ha la madre che lavora nelle case di ignoranti che abbandonano le loro sole in braccio alle badanti. Gente stupida rimasta ancora al medioevo, li sveglio di notte sono l’incubo dell’uomo nero e se il futuro è il nostro lo vogliamo in esclusiva, stanchi di elemosinare diritti e metterci in fila

In questo passaggio la sintassi è particolarmente faticosa, ma intuiamo che, generalizzando in modo pedestre e senza costrutto, l’autore intenda fare leva sui sensi di colpa di chi dà da lavorare alle badanti straniere (anziché ringraziarlo), attribuendo “ignoranza e stupidità” ad ogni loro singolo italico benefattore. Poi attribuisce al medioevo italiano connotati negativi che forse andrebbero integrati con la menzione di Dante, Petrarca, Giotto, Cimabue, ma ci rendiamo conto che tali nomi possano sfuggire alla consapevolezza dell’artista in articolo. Conclude con un futuro “preteso in esclusiva”: una frase che nuovamente suona alquanto discriminatoria e suprematista..ahinoi!

Da Palermo a Torino scoppierà un casino, se l’Europa è un altra storia se Roma non è Berlino, è la paura di qualcosa che ormai vive qua vicino e non ti salverai in Padania non esiste in nessun libro, Non sono un G2 Italiano col trattino, una fiat uno col bazooka sul tettino è la storia di un normale cittadino impazzito era clandestino adesso è un assassino.

In queste righe la minaccia diventa palese e l’istigazione a delinquere raggiunge il suo acme potenziale: l’assassinio. C’è ben poco da commentare su un “nulla drammaturgico” del tutto sprovvisto di giustificativi per una rabbiosità finta e modaiola, distante anni luce da quella dei tanti italiani rimasti per davvero senza lavoro, sfrattati, e finiti in strada.

Eppure, dato il contesto “multiculturale” e quindi “politicamente corretto” del brano, sicuramente l’invocazione di un assassinio andrà a costituire una “licenza poetica”, forse un po’ ardita, ma senz’altro spendibile innanzi a cotanta “sofferenza generazionale”.

Questa è Ius Music, Ius Music
Non c’è frontiera quando la mia gente parla
Questa è Ius Music, Ius Music
Orfano di quest’Italia un superstite resto a galla
La mia non è una razza la mia è una tribù quelli sempre al centro del mirino è questa la mia crew, la mia gente stanca di essere accusata di essere considerata il pericolo dentro casa
amici laureati fermati da uno con la terza media umiliati e maltrattati, e non c’è scusa quando l’ignoranza parla se qua l’essere Italiano è solamente sulla carta,

Si prosegue con un vittimismo adolescenziale che, con scarsa attenzione alla “consecutio” degli argomenti proposti, rivendica proprio quell’italianità che ha sinora insultato, vilipeso e demolito. E a proposito di termini latini, il titolo citato nel ritornello rispecchia esattamente quest’approccio: l’autore menziona uno “Ius” di cui agogna i vantaggi senza minimamente mostrare d’aver afferrato il valore giuridico, spirituale e culturale che è dietro quel piccolo vocabolo latino di tre lettere.

Se ti senti fuori luogo in questa situazione, e diventi uno straniero nella tua nazione, stessa lingua stessa rabbia stesso cibo, siamo nella stessa merda non sono io il tuo nemico, siamo scacchi nella stessa battaglia noi orfani superstiti fratelli d’Italia, oltre i muri le frontiere e i confini Balotelli faccio gol e sono tutti felici.

La conclusione è più patetica di tutto il resto, poiché tenta di recuperare in corner un po’ di credibilità e di “complicità” verso ciò che è italiano, dopo il deserto empatico ostentato sinora. Termina chiedendo di abbattere confini, muri e frontiere, uno che sinora ha cantato solo dissidio, ghettizzazione ed ostracismo di ogni diversità rispetto a ciò che è lui.

Ma concludiamo col rilevare l’aspetto più inquietante di questo video: la partecipazione “attoriale” del deputato piddino Khalid Chaouki (al time-code 01.20), che si mostra nei panni del severo preside della scuola, innanzi al quale viene minacciosamente condotto dal cantante-bidello un alunno dall’aria mite e nostrana che si autodenuncia per aver scritto sul banco, e che il preside-parlamentare, con insolenza più da sultano che da dirigente scolastico, condannerà a ripulire. Una simbologia un po’ banalotta, salvo volerci intendere una messa alla berlina degli studenti dal viso perbene e dalla parlata pulita che, in un universo valoriale rovesciato come quello sin qui descritto, risultano essere le incolpevoli vittime sacrificali.

Un video e un brano pieni di ostilità, violenza gratuita e rancore immotivato, ove restano invece totalmente assenti quei sorrisi, quella delicatezza e quella fantasia che dovrebbero animare un’opera con protagonisti dei giovanissimi.
Se questa è l’Italia a cui aspira chi pretende la cittadinanza italiana, e questi i metodi che egli intende adottare per ottenere il suo scopo, non sarà poi così difficile far capire alla gente quali siano davvero i “buoni” e quali i “cattivi” di quest’assurda partita.

Helmut Leftbuster | luglio 3, 2014 alle 3:22 pm | Etichette: ius soliKhalid Chaoukirap | Categorie: Logiche Dvracrvxiane | URL: http://wp.me/p3RTK9-4VF

Una Risposta

  • mi sembra che stiamo dando troppo clamore e importanza ad una povera protesta che, se voleva essere una giusta richiesta di diritti da parte di “italiani” di origine non italiana, ha avuto il risultato di istigare all’odio. Non è così che si combatte per le giuste cause e il deputato PD poteva ragionare un po’ prima di esporsi in una polemica controproducente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *