Segnalazione Quelsi
Uno sfogo “storico”. Ci risiamo. Trent’anni dopo, ma ci si risiamo. Non solo ci risiamo ma anche ci ridiamo. E sinceramente ci sarebbe poco da ridere. “La storia è una galleria di quadri dove ci sono pochi originali e molte copie”. De Tocqueville, evidentemente, ne frequentava di mostre e la sua saggezza ne dona riprova.
Scrivere il futuro in un vuoto siderale di fantasia, anteponendo alla rinascita del paese la stessa, sputtanata volontà oligarchica è come correre in autostrada contromano ed ubriaco, inutile e dannoso. Questa sarebbe l’alternativa democratica, giusto per mantenere fede al tono avuto dai papà del grande intruglio PCI-DC, questa la scelta per il popolo? Questa la vera strada per le riforme salvavita? Questo l’appiattimento, innaturale in un paese come il nostro, parola di Scienza Politica mica nostra, giusto per ridare giustizia, dignità e nuova linfa vitale ad un paese allo sbaraglio, in recessione un giorno sì e l’altro pure, ed alla sua gente? Si perché non in solo politichese si può parlare.
Ricorda qualcosa. All’epoca fu per un’idea, oltre che per “politica”. Alle porte della postideologia, il nuovo legame si fa per affari.
Mentre Enrico “Matteo” Berlinguer con una mano dà ottanta euro e con l’altra ne toglie centosessanta, Aldo “Silvio” Moro, ormai vecchio Leone azzoppato ma ancora non domo del tutto, con la sua figura vivente tiene a freno, da un lato, lo sviluppo e la rinascita del centrodestra nazionale, culturale e tecnico nonché la giusta verve e grinta dei nuovi scalpitanti contendenti, Meloni e Salvini in primis, dall’altro si libera dalle grinfie della magistratura forse anche grazie al salvavita “Nazareno”, tirando le fila. Ancora.
E ci risiamo, appunto. Le parole di diffida dai piccoli partiti del “Cav” di un tempo si uniscono alla pochezza simil-comunista, moderatamente proletaria del giovane Sindaco-Parolaio fiorentino, che evidentemente, dalla sagacia e dall’occhio lungo dei suoi illustri predecessori rinascimentali, poco ha preso, forse nulla. Così spunta fuori la dichiarazione emblema di una classe politica carente di carisma e fantasia, delle doti principali di un sistema capace di ristabilire urgentemente le sorti d’Italia e degli italiani. Ne (ri)nasce simbolicamente il “Patto Strolico”, sulle ceneri di quello “Storico”, comunque condotto da egregi personaggi, rispetto agli attuali. “Riforma elettorale che favorisca la governabilità, il bipolarismo ed elimini il potere di ricatto dei partiti più piccoli”, afferma il geniale RenziNGUER che, seppur giovane, ha già capito come funziona il giochino della politica. Il ricatto dei partiti più piccoli. Eh già. Bella presa per il sedere la Democrazia, gli svincoli culturale, ideali, di visione, bella storia l’alternativa.
Ci chiediamo, accennando a Giorgia Meloni, eliminare, al contrario, il ricatto di pochi dittatori illuminati? Poi, ovviamente, viene da porsi una domanda tra le tante. Perché mai si dovrebbe permettere ai maggiori partiti d’Italia di essere gli unici a governare, questa volta soli ed indisturbati, dopo la loro incapacità, anche elementare, di tirar fuori “qualcosa” da anni, non necessariamente riforme sbloccanti, reali ed interventi urgenti e concreti, per carità, se non scandalucci tristi come le mise della Boschi o l’incompetenza della Madia?
“L’accordo con Renzi prevede una nuova legge elettorale che porti al consolidamento dei grandi partiti in un’ottica di semplificazione dello scenario politico”, pronuncia Silvio. Si ipotizza peraltro, in queste ore, una rivalutazione degli accordi con l’introduzione delle preferenze ma con il capolista “bloccato”, soglia al 40% per aggirare l’ostacolo ballottaggio e il ritorno al 4% come soglia per i piccoli partiti. Questa sì che è una riforma incredibilmente urgente. “Eccerto”. Questi sono i numeri che interessano agli italiani, nella veste di cittadino quotidiano, lavoratore, cassaintegrato, disoccupato e perché no, giovane. I giovani? Ve li ricordate? Dai, quelli che lavorano gratis per fare portfolio, che cresceranno i figli sempre “aggratis”. Suvvia, quelli che aspettano il Jobs Act, il “DL 34”, ed un miracolo.
Follia del guadagno. Follia della rappresentanza democratica. Elogio dell’estrema paraculeria. In sunto: prosegue la nuova Conventio ad excludendum, che stavolta esclude, appunto, ogni tipo di partito/idea/struttura/proposta/liberaideainliberocittadino, deliri di onnipotenza, disinteresse verso una visione, una programmazione degna, verso i problemi degli italiani e d’Italia (vedasi, solo per citare una questione ormai grave e fuori controllo, gli sbarchi costanti e giornalieri sulle nostre coste) soprattutto esaltazione dittatoriale sempre degli “stessi” e del loro modus operandi, priorità nazionali sballate, mercato del lavoro, genericamente, bloccato quasi in ogni settore dall’interno e dall’esterno, nuovo stato di recessione (“Prodotto interno lordo del secondo trimestre, secondo la stima preliminare fornita questa mattina dall’Istat, è in flessione dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,3% su base annuale”. Fonte Istat-Il Giornale).
C’è da dire altro? Dobbiamo essere rasserenati dal fatto che la riforma del Senato, ormai club per pochi, sia già in cassaforte? Conveniamo tutti, credo, sul fatto che in questi drammatici tempi per il nostro paese, continuare a costruire barricate sia maledettamente dannoso ed inutile, ma anche forzare un amore tentando di essere tutti in sintonia, almeno in questo caso e su queste proposte ritenute prioritarie, non dà garanzia ai cittadini, agli italiani ormai infiltrati tra gli immigrati. Vince “quella”, ancora una volta. E la dignità d’Italia? Pseudo sinistra, pseudo destra, atei e cattolici, milanisti ed interisti, brutti o belli, continuiamo ad esser tutti sconfitti.
Emanuele Ricucci | agosto 6, 2014 alle 4:32 pm | Etichette: berlinguer, berlusconi, moro,patto strolico, renzi | Categorie: Italia, Politica ed Economia | URL: http://wp.me/p3RTK9-5be