Segnalazione Quelsi
by Riccardo Ghezzi |
Renato Curcio, tra i fondatori delle Brigate Rosse, sarà ospite alla “Festa Rossa” di Perignano, frazione di Casciana Terme Lari in provincia di Pisa. Presenterà il suo libro “Il Pane e la Morte”.
La notizia arriva proprio in giorni caratterizzati dalle polemiche per la partecipazione di Francesco Schettino, comandante della Costa Concordia tuttora indagato per il naufragio, ad un seminario seguito dagli studenti dell’Università La Sapienza. Discutibili relatori ed ex brigatisti che scrivono libri e vengono invitati a presentarli in pubblico. Le polemiche, divampate soprattutto a livello locale, non hanno fatto cambiare idea a Paolo Papucci, presidente dell’associazione politico-culturale “La Rossa” che ha organizzato l’evento: “Non siamo un partito, siamo solo un’associazione che vuole parlare e discutere di tematiche forti, insieme a personaggi in grado di farlo. Curcio ha pagato e il suo passato non ci interessa e non è al centro del dibattito” le parole dell’organizzatore che così ha replicato alle critiche. Il nome dell’associazione “La Rossa” facilita il compito di chi vorrebbe capirne l’orientamento politico. Grazie all’idea di invitare Curcio, sappiamo anche che tra i “rossi” di oggi c’è chi vuole rivalutare le Br.
Renato Curcio è stato condannato come mandante degli omicidi di Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci. La giuria ha stabilito anche che fosse lui l’autore materiale dei volantini che hanno rivendicato il gesto. Mazzola e Giralucci erano due attivisti del Msi di Padova, si trovavano proprio all’interno della sede del partito quando sono stati sorpresi da un’irruzione dei brigatisti, avvenuta il 17 giugno 1974. I due missini hanno cercato di reagire, i brigatisti hanno sparato uccidendoli.
Durante il processo, Curcio ha letto un comunicato congiunto, condiviso con gli altri brigatisti imputati, il giorno dopo la morte di Moro. Spiccavano queste parole: “Ecco perché noi sosteniamo che l’atto di giustizia rivoluzionaria esercitato dalle Brigate Rosse nei confronti del criminale politico Aldo Moro, è il più alto atto di umanità possibile per i proletari comunisti e rivoluzionari, in questa società divisa in classi“. Cacciato dall’Aula, Curcio non ha mai chiesto scusa per queste parole né si è mai dichiarato pentito per gli omicidi di Mazzola e Giralucci. Si è limitato a dichiarare “conclusa l’esperienza della lotta armata”, in una lettera aperta scritta nel 1987.
Nel 1991 l’allora presidente Francesco Cossiga ha chiesto la grazia per Curcio, scatenando sdegnate reazioni da parte dei famigliari di Mazzola e Giralucci e pure del ministro di Grazia e Giustizia Claudio Martelli, che decise di presentare un ricorso per conflitto di attribuzione. Cossiga rinunciò ad insistere e tutto si concluse a tarallucci e vino.
Renato Curcio è libero cittadino dall’ottobre 1998, data della sua scarcerazione avvenuta con quattro anni di anticipo rispetto alla naturale scadenza della pena.
Già nel 1990 aveva co-fondato la casa editrice “Sensibili alle foglie”, cooperativa di cui oggi è direttore editoriale.
Editore ma anche scritto, anche nel 2014 Curcio trova il “Soccorso Rosso” pronto ad appoggiarne le iniziative. Oggi come negli anni ’70.
Tra le critiche più veementi all’iniziativa dell’associazione “La Rossa”, arriva quella del consigliere comunale di Cascina, altro comune in provincia di Pisa, Susanna Ceccardi (Lega Nord). Queste le sue parole:
Nella Repubblica Italiana delle Banane, è sempre stato costume chiamare tutti Dottore, Professore, Onorevole.
E’ un costume talmente diffuso che nessuno si scandalizza più neanche quando a salire in cattedra, e a chiamarsi professori, sono assassini della risma di capitan Schettino e Renato Curcio.
Per la partecipazione di Schettino ad una conferenza di un Prof. della Sapienza di Roma, in realtà, qualche organismo di stampa si è mosso, evidenziando i paradossi e le assurdità della vicenda.
Molta meno indignazione si è levata invece quando a parlare a una conferenza pubblica è stato un brigatista condannato per essere il mandante di due omicidi.
La sinistra Toscana, specialista nell’utilizzare due pesi e due misure, non prova alcun imbarazzo nell’invitare a parlare un assassino e a tentare di spacciarlo per un Guru.
Quanti giovani, capitati per caso alla Festa Rossa di Perignano (Pi), non avendo vissuto in prima persona il periodo di terrorismo negli anni di piombo, ascolteranno le parole di Curcio credendolo un intellettuale e un rivoluzionario idealista, un modello da seguire?
Il minimo sarebbe invitare a quel dibattito anche i parenti delle vittime del dott. Assassino Renato Curcio. Se la sinistra toscana non vuole tappare la bocca a nessuno, almeno dia voce alle vittime, rimaste in silenzio per troppo , troppo tempo.
Il dott. Curcio nelle sue conferenze e scritti avrà mai ricordato Mara Cagol? Raccontando come si salvò lasciandola sola? Lei è da ricordare e si dovrebbe raccontare la sua storia, una brutta storia, agli studenti delle scuole italiane. Lei morta per salvare l’uomo che amava. Pochi sanno la vera storia di questa donna. Altro che conferenze…
Certo, caro Fabio che, far passare per eroina la Cagol, morta per salvare l’uomo che amava, è impresa omerica. Si attribuisce, insomma, anche alle furie infernali ed assassine, la sensibilità e la capacità di amare, anche quando scaricano il mitra sugli inermi. Che l’oblìo cada su questi figuri, altro che raccontare agli studenti la storia di una che morì in armi omicide e solo perché la giustizia di Dio aveva detto “basta”.