Vite surrogate: l’utero in affitto e il bimbo down abbandonato

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Segnalazione Quelsi

by Redazione

mammaPattharamon Janbua, una donna thailandese, ha problemi economici. Così, per dare un po’ di serenità ai suoi due figlioletti, decide di fare come tante altre donne thailandesi: mette il suo utero in affitto. Per l’equivalente di dodicimila euro, ad affittarlo sono due dei soliti affittuari australiani, popolo affezionato alla Thailandia in queste circostanze.

Qualcosa, la Natura così ha voluto, va storto e, dei due gemelli in grembo, al quarto mese si scopre che uno è affetto dalla Sindrome di Down. La coppia chiede alla madre surrogata di abortire.
Pattharamon Janbua, buddhista, si rifiuta e porta avanti la gravidanza. Vuole regalare la vita alle due creature che crescono dentro di sé.

Dopo il parto, la coppia porta in Australia solo “l’esemplare sano”, abbandonando il gemello che viene preso in custodia da Pattharamon.
Questa storia è il manifesto del deraglio della nostra società.
Una società nella quale una coppia vuole un figlio e pagando un utero lo ottiene, una società che non apprezza il valore di una vita ed, al quarto mese di gestazione, ne chiede la soppressione di due perché una risulta “difettosa”, una società che seleziona cosa va bene e il resto cade nel dimenticatoio, abbandonato a se stesso.

In Italia la l.40/2004 vieta la fecondazione eterologa e pone tanti limiti alla fecondazione artificiale. È, probabilmente, fuori moda e durerà poco. È, dicono, una volontà del Vaticano che, come la spada di Damocle, minaccia sempre di cascarci in testa.
Ma vogliamo credere che, se un giorno sarà possibile eseguire tali pratiche in Italia, le pene per simili comportamenti saranno tra le più aspre previste nel nostro ordinamento.

Come puoi, signora australiana, desiderare un figlio al punto di partire per la Thailandia per affittarti un utero, in barba agli orfanotrofi traboccanti di bambini, e pretendere di sopprimere due vite perché una non sarà un Premio Nobel? Come può esserti concesso di crescere una dei due gemelli dopo aver abbandonato il suo fratellino, malato di cuore, con la sindrome di Down, a quella donna che aveva accettato di portare i tuoi figli in grembo per dare un futuro ai suoi?
Come puoi anche solo abbracciarla, guardare i suoi progressi, sentirti dire che ti vuole bene, come puoi guardarti allo specchio la mattina dopo quello che hai fatto a suo fratello?
Puoi.

Puoi perché questa società depravata, debosciata, senza più valori, senza alcuna morale te lo permette.
Puoi perché nessuno di noi avrà mai il coraggio di fartelo notare, perché abbiamo il terrore che domani sarai tu a giudicarci quando faremo qualcosa di peggio.
Puoi perché il malato non è tuo figlio. Puoi perché i malati siamo noi.

Redazione | agosto 6, 2014 alle 8:55 pm | Etichette: downPattharamon Janbuautero in affitto | Categorie: Giustizia e Società | URL: http://wp.me/p3RTK9-5bn

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