Segnalazione di Maurizio-G. Ruggiero
Non perdetevi l’ultima cavolata del conservatore conciliare ed esegeta di “Pinocchio”, Giacomo Biffi, pseudoarcivescovo emerito di Bologna:
Gli esercizi spirituali del card. Biffi con Giovanni Paolo II
Esce “La multiforme sapienza di Dio – Esercizi spirituali con Giovanni Paolo II”, libro che raccoglie meditazioni pronunciate dall’arcivescovo emerito di Bologna in presenza del Pontefice
Di Redazione
ROMA, 06 Settembre 2014 (Zenit.org) – Dal 12 al 18 gennaio 1989 il card. Giacomo Biffi venne chiamato in Vaticano da Giovanni Paolo II a predicare gli Esercizi spirituali. In questo volume (La multiforme sapienza di Dio – Esercizi spirituali con Giovanni Paolo II, ed. Cantagalli – 14,00€) a distanza di venticinque anni, sono raccolti e vedono la luce i testi inediti delle riflessioni dell’arcivescovo emerito di Bologna. Ventidue meditazioni, pronunciate alla presenza non soltanto dei cardinali e dei prelati di Curia, ma dello stesso pontefice tanto da renderla un’esperienza insolita e, al contempo, emozionante.
“A che cosa servono gli Esercizi Spirituali? – si domanda nella meditazione introduttiva Biffi – Si potrebbe anche rispondere, in modo un po’ provocatorio ma con qualche verità, che non servono a niente. Gli Esercizi Spirituali sono essenzialmente uno spazio di contemplazione. A che cosa serve la contemplazione? Non possiamo dire che la contemplazione serva a qualcosa. Ma sarà meglio spiegarsi. Voglio dire che la domanda ‘a che cosa serve?’ è legittima e doverosa per ciò che ha indole di mezzo, ma è del tutto priva di significato per ciò che ha indole di fine. Ciò che ha indole di fine non ‘serve’, è. Gli Esercizi spirituali sono dedicati all’accrescimento della conoscenza, alla dilatazione della carità, alla pregustazione della gioia ultima e vera. E noi dobbiamo con umiltà implorare Dio perché questo avvenga”.
Nelle ventidue meditazioni l’autore, con il suo stile inconfondibile, affronta gli argomenti più disparati, come il peccato, la funzione della Chiesa madre dei credenti, il celibato sacerdotale, l’influenza e i modi di agire del diavolo, la meraviglia e la dolcezza dell’incontro con Cristo. Il libro è l’ennesima perla che il cardinale Biffi dona ai fedeli: un capolavoro letterario ricolmo di felici intuizioni teologiche, culturali e umane.
Tutt’altro che una cavolata. L’affermazione provocatoria del Cardinale è contro l’utilitarismo, figlio del materialismo marxista che ha infestato la Chiesa spogliandola di tutto ciò che dovrebbe essere gratuito ad esclusiva gloria di Dio. L’affermazione secondo cui ciò che ha indole di fine non serve, ma è, è infatti un ribadire il primato dell’ontologia sulla prassi. L’autore dell’articolo ha preso un bel granchio: troppa fretta nel leggere; l’apparenza inganna.
È vero la contemplazione fine a se stessa che non ti cambia interiormente è un inganno della nostra concupiscenza spirituale. Basta leggersi San Giovanni della Croce per approfondire questi temi. Nell’affamata ricerca di errori conciliari si può inciampare banalmente nel pressapochismo tradizionalista. Nessuno è perfetto.
Allora Biffi impari ad esprimersi meglio…
Cari M. Ruggiero e Matteo Castagna, ahimè, mi duole dirlo, ma temo che il vostro sia purtroppo fuoco-fatuo-amico, sicuramente un abbaglio nella gran battaglia in corso. Concordo invece pienamente con Benedetto e Juan.
Occhio amici! 🙂
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A cosa si riferisce?