di Redazione
Ricatto a Mr Diesel, indagato l’uomo del video sul sindaco di Verona Tosi
Nei guai Massimo Giacobbo: tentata estorsione. Al patron del gruppo di Bassano aveva chiesto denaro per costituire una società in Svizzera.
VICENZA – Ha tentato di ricattare Renzo Rosso, minacciando di rovinargli la reputazione rivelando presunti affari compromettenti di Mister Diesel. Ha avvicinato il braccio destro del re dei jeans di Molvena e tentato di estorcergli denaro: «Il mio silenzio in cambio di una società in Svizzera, che dovrà aprire Renzo Rosso, includendo me come socio», la minaccia di Massimo Giacobbo, vicentino di Marostica, 48 anni, ora indagato per tentata estorsione. Giacobbo è il faccendiere che, assieme al cantautore leghista Sergio Borsato, qualche mese fa aveva registrato di nascosto l’inviato di Milena Gabanelli, Sigfrido Ranucci, promettendo di vendergli un video compromettente, a sfondo sessuale, sul sindaco di Verona, Flavio Tosi. Ora si torna a parlare di lui, o meglio: di loro. I militari del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Vicenza, venerdì scorso, sono andati a casa di Giacobbo ma anche di Borsato, a Cartigliano. «I finanzieri mi hanno trovato in mutande, ironia della sorte firmate Diesel. – sorride Borsato, 52 anni – Ma cosa pensavano di trovare a casa mia? Che non ho pagato il bollo auto?».
L’amico di Giacobbo non è però indagato. Il pm vicentino Paolo Pecori ha iscritto nel registro solo il nome del faccendiere marosticano. «Nei mesi scorsi c’è stato un tentativo di presa di contatto a fini estorsivi nei confronti di Renzo Rosso da parte di ignoti – la nota inviata da Diesel ieri, in serata -. Renzo Rosso ha prontamente e senza indugio informato dei fatti l’autorità giudiziaria competente, e si dichiara sereno e fiducioso dell’operato degli organi inquirenti ». Quella denuncia rende conto di due incontri che uno stretto collaboratore di Rosso ha avuto con Giacobbo tra marzo ed aprile. Il faccendiere, che mai ha avuto un faccia a faccia con il patron di Molvena, avrebbe minacciato il suo braccio destro, anche al telefono. Diceva di conoscere presunti affari e rapporti loschi di Mister Diesel: operazioni finanziarie «illecite» (di cui avrebbe avuto i documenti) e rapporti con personaggi poco raccomandabili, tra cui esponenti della Mala del Brenta. In cambio del silenzio, Giacobbo avrebbe chiesto che fosse versata una somma di denaro per costituire una società in Svizzera, di cui lui stesso sarebbe stato socio.
Aveva anche avvisato: «Non provarci nemmeno a rivolgerti alla polizia. Ho conoscenze ai livelli alti delle forze dell’ordine locali». Venerdì scorso Giacobbo ha aperto la porta di casa alle fiamme gialle. I militari hanno acquisito pc e altro materiale informatico che potrebbe contenere elementi utili alle indagini, ma anche sulle disponibilità finanziarie dell’indagato, che cozzerebbero con le recenti dichiarazioni dei redditi: povero ma solo sulla carta, stando agli accertamenti. Le risposte si cercheranno con accertamenti su telefoni, e-mail, pc, e documenti trovati in casa. Solo due chiavette usb sarebbero state invece prelevate a casa di Borsato, che commenta: « Conosco Massimo, è un povero Cristo, disoccupato, uscito da una grave situazione personale, non lo avrebbe mai fatto, a meno che non si sia bevuto il cervello. Ma del resto, dopo il caso Report avevano detto che ce l’avrebbero fatta pagare, forse abbiamo toccato un nervo scoperto».
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