Segnalazione Quelsi
Il responso del referendum del 18 settembre in Scozia sull’indipendenza dal Regno Unito è stato netto, chiaro e senza possibilità di interpretazioni: la Scozia rimane nel Regno Unito ed abbandona, almeno temporaneamente, il sogno dell’ indipendenza.
Innanzi a 3.600.000 elettori, il No ha prevalso con il 55,3 davanti al Sì che ha colto il 44,7.
E pensare che tutti i sondaggi in Europa addirittura parlavano di un testa a testa e di zone come Glasgow o Edimburgo dove il Sì avrebbe dovuto vincere a valanga: non si è verificato.
Alcuni analisti affermano che questo risultato sia “figlio della paura”, paura di trovarsi dopo 300 anni a prendere decisioni che fino ad oggi erano state prese da Londra. E’ stato detto di tutto su questa consultazione, qualcuno è arrivato definire la competizione referendaria come uno scontro tra “padri e figli”, rendendola incandescente.
Da una parte i promotori di YES SCOTLAND, capeggiati dal Partito Nazionale Scozzese, dal Partito Socialista Scozzese e dal Partito Verde Scozzese; Dall’altra i promotori del NO con la sigla BETTER TOGHETER, appoggiati in primis dal Partito Conservatore e da quello Laburista.
David Cameron, primo ministro in carica, ha annunciato in caso di vittoria del NO alcune concessioni alla Scozia. Concessioni che, secondo il primo ministro del Regno Unito, dovrebbero essere estese a tutti anche all’Inghilterra, al Galles e all’Irlanda del Nord.
Si tratta di vari punti. Il primo introdurrebbe “vasti poteri” per il parlamento scozzese “secondo la tabella di marcia stabilita”, il secondo è a garanzia di “condivisione delle risorse in maniera equa”, quindi l’impegno “categorico” nel riconoscere al governo scozzese la decisione sul finanziamento dell’Nhs (servizio sanitario nazionale) che costituisce una delle maggiori incognite in caso di indipendenza, senza contare alcuni accenni ad un federalismo che in alcuni parti del Regno Unito, la Scozia in primis, è percepito come necessario.
Le pressioni affinché il Regno rimanesse unito sono state notevoli: L’UE in primis ha osservato con apprensione l’esito della consultazione, preoccupata dalle spinte indipendentiste che si sono create e si stanno creando in tutto il continente. In seconda battuta gli USA con il tweet ormai celebre di Obama, in cui si augurava che vincesse il NO per continuare l’ormai storico “Rapporto Speciale”, “la Special Friendship”, termine coniato da Winston Churchill. Ed infine Londra: Cameron ha utilizzato formule apocalittiche come “Divorzio doloroso”, “Nulla sarà come prima” fino ad affermare:” Se non vi piaccio io, non rimarrò qui per sempre.Se non vi piace il governo, non durerà per sempre. Ma se lasciate il Regno Unito questo sarà per sempre”. Senza dimenticare la Regina Elisabetta che ha invitato gli Scozzesi a pensarci sul serio.
Dall’altra parte sono arrivate le pressioni dalle anime indipendentiste di tutta Europa che tifavano per il SI. Una su tutte la Catalogna, che a novembre farà un referendum sull’indipendenza dalla Spagna, anche e il governo di Madrid ha già detto chiaramente di non voler riconoscerne il risultato. E in Italia la Lega Nord, il cui segretario, Matteo Salvini, ha detto più di una volta di voler applicare la stessa metodolgia posta in essere ad Edimburgo.
Il risultato è stato chiaro, il NO ha vinto nettamente.
Probabilmente lo spirito nazionalistico scozzese e il ricordo delle gesta di William Wallace si sono andato a scontrare con il pragmatismo dei tempi moderni: una Scozia indipendente si sarebbe trovata in una situazione del tutto nuova e incerta, senza contare che, per quante differenze possono sussistere tra Scozia ed Inghilterra, ormai dopo 307 anni possiamo parlare di simbiosi evidentemente ancora destinata a durare a lungo. Le incognite sulla permanenza nell’Ue, l’iter da attuare per poter restare o rientrare all’interno dell’unione sovranazionale, la valuta da adottare, hanno probabilmente convinto gli scozzesi a non rischiare.
La grandezza del Regno Unito sta proprio in uno slogan utilizzato in questa campagna elettorale: “LET’S STICK TOGHETER” con le bandiere Scozzese ed Inglese che si uniscono, “RESTIAMO INSIEME”.
Ed alla fine è questo sentimento che, indipendentemente da tutte le pressioni, sondaggi, dichiarazioni ed ultimatum, ha animato il cuore degli scozzesi ed ha prevalso.
Un sentimento di partecipazione, altissima alle urne, non limitato alla Scozia ma a qualcosa di più grande: una vera e propria sensazione di appartenenza ad una storia che non può più ormai fare distinzioni tra Scozia o Inghilterra, perché da più entità diverse ormai si è creata una vera e propria nazione.
Magari fosse così anche in Italia…..
Giovanni Caiati | settembre 22, 2014 alle 7:34 am | Etichette: cameron, indipendenza,referendum, regno unito, scozia, uk | Categorie: Mondo, Politica ed Economia | URL:http://wp.me/p3RTK9-5tv