Segnalazione Quelsi
by Emanuele Ricucci |
Nell’epoca dell’iperconnessione, affibbiare nomi oltremodo ridicoli a qualsiasi cosa, intervenendo di poco sulla sostanza ed agendo sulla trappola della forma, è ormai una triste consuetudine. Così se anche il caldo, sì, il caldo, ed il freddo, il vento misto alla pioggia, la neve e la nebbia, ogni perturbazione, non sono più tali ma assumono, di volta in volta, fantasiosi nomi della mitologica greco/romana, anche le operazioni umanitarie che vedono impegnate taskforce dai più svariati nominativi assurgono all’Olimpo delle nomenclature dal tono leggendario.
Una vecchia regola matematica affermava che, pur cambiando l’ordine degli addendi, il risultato rimanesse invariato. Tra un’operazione e l’altra, cambiando gli addendi da “Mare Nostrum” a “Triton” (di) “Frontex”, in attesa della nuova (…), il risultato, comunque, non muta. Almeno per ora. Ma forse non tutti i mari vengono per nuocere, tranne il “Nostrum”. Anche per i mali, però, si usa dire lo stesso. Intanto, arrivano novità. L’operazione Triton non sostituirà Mare Nostrum, ed inoltre, spetterà esclusivamente all’Italia gestire, nella nuova ed urgentissima lettura, la questione.
L’Europa ha ufficializzato il suo assenteismo. Il direttore esecutivo di “Frontex”, “Gil Arias Fernandez, commenta così: “La decisione di interrompere Mare Nostrum spetta solo alle autorità italiane […] la gestione del controllo dei confini resta agli stati membri: Frontex aiuta gli stati membri ma non li sostituisce“. Insomma, né Frontex né l’Unione europea hanno l’autorità per sostituire l’autorità dello Stato membro nel controllo dei suoi confini. “Frontex è un’integrazione al compito svolto dagli Stati membri nell’affrontare sfide esterne eccezionali, tramite operazioni congiunte come Triton – insiste Gil Arias Fernandez – la gestione dei confini esterni dell’Unione europea è una responsabilità congiunta dello Stato membro e dell’Ue. Toccherà dunque al governo, e in particolar modo al Viminale e alla Difesa, gestire il controllo dei confini. Dal canto suo Bruxelles offre ad Alfano un minimo aiuto di cooperazione. Niente di più” (Il Giornale).
Del medesimo parere sembra essere Cecilia Malmström, commissario Ue agli Affari esteri: “È chiaro che l’operazione Triton non sostituirà Mare Nostrum. Il futuro di Mare Nostrum rimane in ogni caso una decisione italiana“. Che splendida visione d’insieme quest’Europa, che alto senso di collettività e mutuo soccorso. Sentirsi europei è veramente un dovere, anche a costo di superare il senso d’identità e coscienza nazionale del tutto (…). Ovvio sarcasmo a parte, questo sembra essere lo scenario creatosi alla luce di questi primi giorni d’autunno. Il Ministro “tutto d’un pezzo”, Angelino Alfano, dopo il tentato recupero di percentuale con le dichiarazioni di contrarietà sulla trascrizione in patria dei matrimoni omosessuali contratti all’estero e nell’estremo tentativo di dire qualcosa di destra, prosegue nella sua battaglia propagandistica, affermando che “Triton”, manderà in pensione “Mare Nostrum”: “Mare Nostrum non convivrà con Triton, ma sarà chiusa. D’accordo con il premier, ad un prossimo Consiglio dei ministri sarà deliberata la conclusione dell’operazione […]Questo Governo ha chiesto a più riprese che l’Italia fosse adeguatamente sostenuta dall’Unione Europea e le nostre pressioni hanno sortito risultati tangibili. Abbiamo infatti ottenuto che sia l’Ue a presidiare le nostre frontiere, anche se questo non spoglia l’Italia dai suoi obblighi. L’1 novembre partirà l’operazione Triton, targata Frontex e 18 Stati hanno dato disponibilità a partecipare. Si tratta di un fatto senza precedenti: forniranno assetti, personale, esperti” (La Stampa).
Purtroppo però, le cose sembrano non andare in questa maniera e la tanto decantata coesione social-economica, l’etica del blocco unitario, va doppiamente a farsi friggere. E’ sempre il direttore di “Frontex”, Gil Fernandez, torna a lanciare un preoccupato appello: “Abbiamo bisogno di un maggiore supporto tecnico per realizzare l’operazione. Per questo abbiamo lanciato un altro appello agli Stati membri e speriamo sinceramente in una maggiore partecipazione“. Per ora, però, solo otto Stati hanno promesso di fornire mezzi tecnici: Finlandia, Spagna, Portogallo, Islanda, Olanda, Spagna, Francia e Malta. Spicca l’assenza di un big come la Germania. Dodici stati invieranno consulenti e osservatori: Francia, Spagna, Finlandia, Romania, Svizzera, Norvegia, Germania, Olanda, Svezia, Porotgallo, Austria e Polonia”.
Frontex prevede di impiegare nell’operazione due navi d’altura, due navi costiere, quattro motovedette, due aerei e un elicottero (“considerata la vastità dell’area operativa la sorveglianza aerea è fondamentale”) e di spendere circa 2,9 milioni di euro al mese. Il comando e il controllo saranno affidati alle autorità italiane, in stretto cooridnamento con Guardia di Finanza, Guadia costiera e Marina Militare” (stranieriinitalia.it).
Così sta a noi trovare l’urgente bandolo della matassa.