Rapporto Censis: gli italiani non fanno figli ma dicono no all’eterologa

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Segnalazione di Corrispondenza Romana

CENSISIl tasso di natalità in Italia continua, impietosamente, a scendere e il nostro paese è divenuto oramai il fanalino di coda in Europa per la nascita di bambini. Ad attestarlo sono i dati illustrati da Giuseppe Zizzo, Segretario della Fondazione Ibsa, e Ketty Vaccaro, Responsabile del settore Welfare e sanità del Censis, in occasione della presentazione a Roma, il 1 ottobre 2014, della ricerca ‘Diventare genitori oggi’.

Come riporta, infatti, “Agipress”, «nel 2013 in Italia si è registrata una riduzione delle nascite del 3,7% rispetto all’anno precedente, con un calo del tasso di natalità da 9 a 8,5 nati per mille abitanti. Dall’inizio della crisi a oggi sono più di 62.000 i nati in meno all’anno. Siamo passati dai 576.659 bambini del 2008 ai 514.308 del 2013: mai così pochi nella storia d’Italia (le serie storiche ufficiali partono dal 1862), nonostante l’aumento nel tempo della popolazione, i progressi della medicina e il contributo degli immigrati residenti». Il calo demografico ha interessato, in generale, tutta l’area UE.

Il tasso di natalità nell’Unione europea (a 28 Paesi) è passato, infatti, dai 10,9 nati per mille abitanti del 2008 a 10,4 nel 2012. Fatta eccezione di Regno Unito e Svezia, dove l’immigrazione probabilmente ha dato una mano, la flessione è stata generalizzata ed ha riguardato in maniera particolare l’Italia, il Portogallo, la Spagna, l’Irlanda e l’Estonia. L’Irlanda, tuttavia, con 15,7 nati su mille abitanti nel 2012, continua a mantenere il primo posto dei paesi più fertili, nonostante un calo di circa un punto percentuale registrato negli ultimi 5 anni.

Dallo studio del “Censis” emerge che sia gli uomini che le donne tendono a rimandare più in là possibile la decisione di avere un bambino. In particolare, riguardo le donne, Vaccaro ha sottolineato come l’Italia abbia anche il primato delle mamme più in là con gli anni, oltre i 31 anni, contro i 29,8 della media Ue «Un dato che tra l’altro è tenuto più basso dalle molte mamme straniere. L’età elevata delle mamme è del resto entrata nell’immaginario collettivo: il 46% degli italiani considera che ci si debba preoccupare per la mancanza di figli non prima dei 35 anni, età in cui, in realtà, già parliamo di mamme attempate».

Interrogati sulle cause di tale “disastro demografico” il 61% degli italiani punta il dito contro le politiche pubbliche, giudicate inadeguate e insufficienti a supportare le giovani coppie che desiderano mettere su famiglia: «Sgravi fiscali e aiuti economici diretti sono le principali richieste (71%), il 67% segnala l’esigenza di potenziare gli asili nido, il 56% fa riferimento ad aiuti pubblici per sostenere i costi per l’educazione dei figli (rette scolastiche, servizi di mensa o di trasporto)».

La ricerca ha, inoltre, svelato la reale opinione degli italiani riguardo alla fecondazione artificiale eterologa, nelle ultime settimane al centro di un acceso dibattito politico, dopo l’inaspettata sentenza della Corte Costituzionale che ne ha eliminato il divieto previsto dalla legge 40/2004.Mentre la maggioranza degli italiani si dice favorevole alla inseminazione omologa in vivo (l’85% del totale) e alla fecondazione omologa in vitro (73%), tale consenso crolla, infatti, al 40% per quanto riguarda il ricorso a gameti esterni alla coppia. Il cosiddetto “utero in affitto” raccoglie un misero 14% e appena il 9,5% è favorevole alla possibilità di scegliere in anticipo il sesso del nascituro.

I dati reali delle statistiche ancora una volta smentiscono le tante dichiarazioni mistificatorie tese a strumentalizzare e a piegare la realtà ai propri fini ideologici. L’anarchia e il caos normativo attorno alla “legge eterologa”, seguito alla faziosa sentenza costituzionale, costituiscono un “golpe legislativo” senza alcuna legittimazione popolare.

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