Segnalazione Quelsi
by Cristina E. Rapisarda |
Immaginate di dover effettuare dei lavori di ristrutturazione in casa vostra e l’impresa edile vi chiede un acconto intorno al 30% del totale preventivato. Fin qui niente di strano vero? Ma se vi chiedesse un acconto del 90 o del 100% senza aver ancora fatto niente voi glielo dareste? Ovviamente no. Ma lo Stato ci chiede questo e anche di più. Eccoci dunque a fare il punto su acconti, anticipi o imposte “modificate” con effetto retroattivo, per rialzi dell’aliquota ordinaria che ci aspettavamo di dover pagare.
Così accade che la tassazione dei proventi incassati dai soldi depositati nei fondi pensione passi dall’11,5% al 20%, come prevede la nuova Finanziaria 2015, e, udite udite, con effetto retroattivo, ovvero sugli importi depositati a partire dal 1° gennaio 2014. Stessa sorte tocca all’imposta sulla rivalutazione dei beni d’impresa, che dovrà essere pagata in un’unica soluzione e non più in tre esercizi, come aveva invece previsto la Legge di Stabilità 2014. E l’acconto Irpef passa definitivamente al 100%, mentre quello IRES si attesta a quota 101,5% nel 2014. Forse è il caso di rifletterci un po’ sopra.
Ecco cosa recita l’art. 3 dello Statuto dei diritti del contribuente (Legge 212/2000): “Relativamente ai tributi periodici le modifiche introdotte si applicano solo a partire dal periodo d’imposta successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore delle disposizioni che le prevedono”. Ma secondo voi applicare maggiori aliquote a partire dal 1° gennaio 2014, con una legge che entrerà in vigore solo a gennaio 2015, non suona tanto come una violazione dei diritti del contribuente? Sono in tutto 86 le imposte corrette e riviste al rialzo dal 2000 ad oggi (le cosiddette deroghe allo Statuto dei diritti del contribuente, di cui 23 solo nel 2014), e il prelievo per imposte con effetto retroattivo ammonta a circa 10 miliardi di euro. Un grande abuso di imposte retroattive lo aveva fatto Monti nel 2011 con il decreto “Salva Italia”, che a quanto pare più che salvare l’Italia le ha dato il colpo di grazia.
Le norme tributarie stanno diventando purtroppo sempre più al limite dell’incostituzionale e contrarie ai diritti fondamentali del cittadino. Inoltre il caos di leggi in continuo mutamento e la mancanza di strumenti adeguati non aiutano a difendersi (quando invece qualche ricorso non ci starebbe proprio male), così molto spesso si finisce per pagare (molto di più) senza neanche sapere il perché. Italiani pagate e non domandate, altrimenti se vi informate potrebbero essere guai.