Neuroscienza e neuroeconomia. L’area 10 di Brodmann

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Segnalazione Quelsi

by Girolamo Minotto

10811596_4987971113861_1101750092_nPoniamo qualche domanda a Cristiano Mario Sabbatini sul suo interesse per la neuro-scienza, quella branca delle scienze sociali che studia il funzionamento della nostra mente dal punto di vista dei processi strutturali che avvengono all’interno del nostro apparato cerebrale sottoposto agli input provenienti dall’esterno.

Quando è nato il tuo interesse per la neuroscienza ed in particolare per la neuroeconomia?
Il mio interesse per le neuroscienze è databile nel 2009, all’epoca della pubblicazione del mio primo libro: Mixed Mindset.
In uno dei capitoli del libro mi soffermavo sull’importanza che l’intenzionalità e la consapevolezza di base hanno nel determinare in un giocatore la sua minore o maggiore forza.
Addirittura adducevo che ogni leak (debolezza) vistoso di un giocatore è sempre legato ad una disarmonia tra queste due facoltà cognitive.
Tanto più, invece, sanno trovare un equilibrio fra di loro, tanto più avremo un soggetto agente in game molto difficile da exploitare: un mixed mindset appunto.

E poi, quindi, ci hai preso gusto?
Già … Un mio caro amico che si occupava già a quel tempo di neuroeconomia ed al quale chiesi di leggere, in anteprima, il mio lavoro, mi convinse ad andare più in profondità nell’analisi di questa scienza e vedere, ad esempio, come l’intenzionalità e la consapevolezza di base si formano e si relazionano tra loro all’interno di quella scatola nera che è il cervello umano, fosse altro per non trovarmi impreparato rispetto ad eventuali critiche relative al mio lavoro di allora.
In particolare, mi consiglio di dedicarmi all’approfondimento della relazione tra processi automatici e processi controllati nella formazione di quella consapevolezza di base e di quella intenzionalità alle quali mi rifacevo nel libro. Il rapporto tra cognizione ed affetto emozionale in tutti quei complessi processi neurali che alla fine ci portano ad una risposta di out-put in seguìto ad una sollecitazione esterna ricevuta.
Dopo questa verifica di controllo dell’impianto del mio libro con gli argomenti della neuroscienza, ci presi gusto, come hai detto tu, evidentemente e scrissi un articolo sugli stati psicologici da tilt nel Poker con la collaborazione dell’allora presidente dell’International Coaching Federation sez. Italia, Laura Quintarelli che pubblicai su uno dei maggiori portali di settore italiani.
Da lì in poi non ho più smesso di aggiornarmi e studiare quella branca della neuroscienze che è la neuroeconomia.

E come hai continuato?
Mi resi conto che alcuni aspetti di questa giovane scienza, potevano essere alquanto utilizzati per consentire all’interventismo in economia di riprendere il sopravvento sulla palese superiorità dell’azione umana individuale nel determinare le condizioni lungo le quali si definisce il libero mercato al meglio di come lo possiamo concretamente concepire e realizzare.
Solo Dio, dicevano gli studiosi della Scuola di Salamanca, può conoscere il giusto prezzo delle cose, perché a nessun ente o essere umano, per quanto dotati, è dato di poter conoscere e gestire le infinite informazioni che regolano l’interazione naturale tra individui dediti alla cooperazione nel libero scambio.
Da questa loro considerazione è nata la successiva Scuola Austriaca di Economia del ‘900, ma se noi, infine, riuscissimo ad aprire interamente la scatola nera del cervello umano e con ciò a mappare quelle che sono le reazioni cerebrali che ci portano a fare una scelta piuttosto che un’altra ed a conoscerle infine minuziosamente, potrebbe valere ancora l’idea degli Scolastici spagnoli? oppure la neuroscienza, come ha già messo in crisi il concetto economico di scelta razionale, potrebbe mettere in crisi anche quello dell’impossibilità del pianificatore di poter decidere meglio del singolo le scelte relative al suo comportamento economico ottimale?
Questa è la minaccia e la sfida allo stesso tempo che la neuroscienza pone alla dottrina economica nella quale credo e me ne piace occuparmene, in modo disinteressato, perché preferisco sempre, qualora si dimostri effettiva la sua problematicità al vero, far morire, come diceva Popper, la teoria al mio posto.
Tra l’altro mi diverte un mondo stress-testare i risultati che provengono da questa branca della neuroscienza, non è infrequente, tra i suoi ricercatori, scovarvi cripto-keynesiani e sraffiani vari in cerca di vendette. Staremo a vedere chi sarà più bravo ad avvantaggiarsene qualora producesse risultati sempre più interessanti e corroborati da analisi e dati certi.
Qualcuno potrà dire: “Se diverte a te…”

Girolamo Minotto | novembre 27, 2014 alle 10:49 am | Etichette: cristiano mario sabbatini,Mixed Mindsetneuro-scienza | Categorie: Dall’Italia | URL: http://wp.me/p3RTK9-5PR

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