by Ilaria Maria Preti |
Segnalazione Quelsi
Su un muro privato di Ossona, piccolo Comune della provincia di Milano, vicino a Magenta, nella notte fra domenica 9 e lunedì 10 novembre, sono apparse delle scritte inneggianti al nazismo. A dire il vero, più che inneggianti al nazismo sembravano inneggiare ad un festa. No Rom No islam, dicono, facendo il verso a No Martini No party. Perlomeno così sembrerebbe. Le frasi sono state attribuite alla destra perché il messaggio continuava con una svastica e una croce celtica, non dissimili a quelle ritrovate a Castellanza, nella sede del PD.
Alcuni esponenti dei gruppi di destra di Magenta, cui abbiamo spudoratamente chiesto se la scritta l’avevano fatta loro o se sapevano chi l’avesse fatta, ci hanno risposto che a Ossona non avevano nessun militante e che per giunta la scritta non era nello stile della destra.
Gira anche un comunicato stampa in cui le destre si dissociano dalle scritte. “In merito alle scritte apparse sul muro di via Rimembranze a Ossona, le ripudiamo completamente. Nessuno avrebbe mai danneggiato una proprietà privata in quel modo. Soprattutto la conoscenza della storia e della cultura ci avrebbe impedito di scrivere uno slogan così sciocco. Resta comunque sempre il fatto che non è nel nostro stile fare queste scritte sui muri, abbiamo un forte senso dell’ordine e della pulizia dei beni comuni. Nessuno dei componenti dei gruppi di destra avrebbe poi usato quel tipo di carattere, non lo abbiamo in uso assolutamente, nel caso avessimo voluto fare un blitz lo avremmo fatto sul solito striscione che poi viene prontamente rimosso. Altra cosa: siamo soliti rivendicare le scritte. Secondo il mio modesto parere chi ha agito lo ha fatto senza essere a conoscenza di tutte queste cose, Inoltre lasciamo sempre una prova che i più non conoscono ma che ci identifica. La caccia alle streghe è aperta anche se già ho un dubbio sull’imbecille che l’ha fatta, si perché di imbecille trattasi. Gli anni ’70 sono finiti da un pezzo. Peccato non se ne sia accorto.”
In provincia, quella miriade di piccoli paesini in cui le grandi diatribe di politica non contano e in cui le questioni locali hanno sempre la meglio, la vita di un aspirante politico può essere molto frustrante, specialmente per chi sogna di parlare di massimi sistemi davanti a migliaia di parlamentari e capi di Stato. In ognuno di questi piccoli comuni, specialmente in quelli sotto i 10mila abitanti, c’è qualcuno che sogna e agogna la conquista della grandi piazze mentre ha a disposizione a malapena la piazza della chiesa parrocchiale, in cui spesso non lo vogliono nemmeno. Nei piccoli paesi si parla i politica al bar e ne vengono fuori di tutti i colori, ma non si parla mai di antifascismo militante, di gruppi antagonisti, di collettivi e l’unica cosa occupabile con un po’ di trambusto è la panchina di fronte alla torre civica.
Invece, nelle grandi città tutti parlano del pericolo fascista, organizzano manifestazioni, collettivi. A Bologna distruggono la macchina di Matteo Salvini, a Milano distruggono la sede del Pd. A Castellanza (in provincia di Varese ma confinante con Legnano, che è in provincia di Milano), gli antagonisti sono anche fortunati: qualcuno fa il loro lavoro e attacca la sede locale del PD riempiendola di svastiche e croci celtiche.
E a Ossona? Nel piccolo Comune, che ha meno di 5mila anime, si riesce a conquistare la ribalta solo se di partecipa al dopo Messa. La sede del PD è sempre chiusa, non ci va nessuno, le svastiche potrebbero rimanere da un appuntamento delle primarie all’altro senza essere mai viste e non c’è nemmeno un fascista in camicia nera che passeggia con passo romano per la piazza. Facile che nasca la tentazione e che, per alzare la qualità del dibattito politico, si cerchi di dare una spintarella. Difatti, proprio lunedì 10 novembre, al mattino dopo le 10, sul blog della lista civica di sinistra con le Coccinelle, Cambiamo Ossona, (che esprime un consigliere comunale in opposizione) appare un post che, attaccando la Lega Nord e i padani, contemporaneamente cita le scritte appena apparse. Ora finalmente il nostro aspirante politico che è anche componente del consiglio nazionale dei Verdi è felice. Si narra tanto di lui e della lotta antifascista. “Ha messo giù il pennarello e ha acceso il computer”, si mormora infatti al bar e si parla di una possibile perizia calligrafica.