Quando per Renzi l’astensione era la vera vincitrice delle elezioni

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Segnalazione Quelsi

 

by Eugenio Cipolla

 

RENZIIl messaggio arrivato dalle regionali di domenica è abbastanza chiaro: ha vinto il partito del non voto, il partito della gente che in questo difficile momento della politica ne farebbe volentieri a meno. E’ inutile commentare ulteriormente analizzando flussi, sommando o sottraendo voti rispetto alle europee di cinque mesi fa o alle regionali del 2010. L’unico dato da prendere in considerazione è quel 63% di elettori che si sono rifiutati di recarsi ai seggi, rinunciando a esercitare un diritto democratico che oggi sembra aver perso valore. Insomma, la gente si è rotta. Punto. E sembrano averlo capito un po’ tutti, a parte un paio di personaggi politici che fanno a cazzotti con la realtà e soprattutto con la coerenza.

 

Matteo Renzi è uno di questi. L’altra sera, quando i risultati si facevano via via più chiari, il premier si è precipitato su Twitter a commentare con tono trionfante: «Male affluenza, bene risultati: 2-0 netto. 4 regioni su 4 strappate alla destra in 9 mesi. Lega asfalta Forza Italia e Grillo. Pd sopra il 40%». Parole pesanti quelle del premier, che qualche ora dopo, sempre sul social dell’uccellino, ci ha messo il carico da novanta: «Vittoria netta, bravissimi Bonaccini e Oliverio. Massimo rispetto per chi vuole chiacchierare. Noi nel frattempo cambiamo l’Italia».

Sarà, ma i dati relativi al tasso di astensione, come abbiamo già accennato, dicono tutt’altro. E quando qualcuno glielo ha fatto notare a Vienna, Renzi ha risposto così: «La non grande affluenza è un elemento che deve preoccupare ma che è secondario. Checché se ne dica oggi non tutti hanno perso: chi ha contestato le riforme può valutare il suo risultato. Il mio interesse non è mettere le bandierine ma affrontare i problemi degli italiani. Negli ultimi 8 mesi abbiamo avuto 5 elezioni regionali e il Pd ha vinto 5 a zero. Oggi una persona normale dovrebbe esserne felice».

Per farla breve, se la gente non va a votare perché nauseata dalla politica e sfiduciata dalle istituzioni, è un dettaglio. Eppure Renzi non l’ha sempre pensata così. Commentando le regionali del 2010 (si votava anche in Emilia-Romagna e l’astensione allora si attestò al 32%, la metà rispetto a domenica), l’allora sindaco di Firenze disse: «L’astensione è la vera vincitrice delle elezioni di ieri. Il partito di maggioranza relativa in questo paese è il partito di chi si astiene di chi ha votato scheda bianca o nulla. Su questo dobbiamo tutti riflettere».

Un caso si potrebbe dire. Se non altro perché in fin dei conti cambiare idea è lecito. Il problema è che Renzi sul tema ha continuato a perseverare anche dopo quella tornata elettorale. «Chi oggi gridasse al trionfo e stappasse bottiglie di champagne commetterebbe un errore», tuonò l’attuale premier il 30 ottobre 2012, dopo le elezioni siciliane che videro “trionfare” Rosario Crocetta. In quel caso si astenne un elettore su due e per Renzi, che doveva smontare i risultati della segreteria di Bersani, questo rappresentava «un dato sui cui il centrosinistra deve riflettere. Abbiamo vinto, però c’è stata una astensione strabiliante che supera la maggioranza assoluta».

Tutto qui? Per nulla. A “Otto e mezzo”, il 29 maggio 2013, Renzi fu invitato per commentare i risultati delle comunali. A capo del Pd c’era il reggente Guglielmo Epifani e l’ex sindaco di Firenze non risparmiò colpi nemmeno a lui. «Abbiamo fatto il sorpasso in retromarcia. C’è stata una altissima astensione; abbiamo perso meno degli altri, ma decine di migliaia voti sono andati». Allora sì che era un problema.

Eugenio Cipolla | novembre 25, 2014 alle 2:14 pm | Etichette: astensioneastensionismo,ipocrisia della sinistrarenzi | Categorie: ItaliaPolitica ed Economia | URL:http://wp.me/p3RTK9-5Pj

 

 

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