Una postilla sull’aborto post-natale

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del Prof. Antonio Diano

Mi permetto di ricordare che questo aberrante fenomeno dell’aborto post-natale, di cui opportunamente si parla qui, già diffuso negli USA e in Australia, era stato da me segnalato con grande risalto almeno un anno fa anche in questo stesso sito (i “ricercatori” attivi in Australia sono italiani). Mi auguro (non per vacuo amor proprio ma perché si tratta di questione importantissima) che non ve ne siate dimenticati.
Vorrei altresì ribadire che, pur essendo – ovviamente – mostruosamente grave sul piano psicologico, moralmente parlando si tratta di omicidio NE’ PIU’ NE’ MENO rispetto ad un aborto in pancia. E’ “solo” più spettacolare, e si potrebbe addirittura correre il rischio che surrogasse in negativo l’omicidio “buono” come ad es. quello “umanitario” giusta applicazione “corretta” (e clericale, alla Ratzinger) dell’infame 194: cfr. F. Agnoli e pro life sinistrorsi, come già chiarito qui e da R. Dal Bosco. Che si tratti di fenomeno abominevole è certo (al bimbo già nato viene letteralmente tagliata la testa mentre, adagiato su un tavolino o un lettino, piange, come tutti i neonati). Che si tratti di un Bergoglio contro un Ratzinger “conservatore” è una bufala (né questo rende più ‘attrattivo’ uno qualsiasi dei due). NON ESISTE un aborto “migliore” rispetto ad un altro più “crudele”. L’aborto post partum è certamente una spettacolarizzazione morbosa e mostruosa dell’omicidio, ma non per questo è PIU’ (o meno) omicidio rispetto all’aborto ante partum. Che scandalizzi maggiormente è evidente, ed è ovvio – e comprensibilissimo, ci mancherebbe! – che faccia versare più lacrime di dolore, ma non per questo è moralmente più (o meno) grave di un omicidio in utero.

Il fatto è che si tratta, ancora una volta, di una vera e propria eterogenesi dei fini (falsa), che serve ai novatori per costruire un muro di ‘verginità’ morale e magari anche teologica attorno a chi non si macchierebbe mai di tali abominii, ma che tuttavia sarebbe disponibile ad un dialogo – che so? – con una madre che si trova in una condizione di indigenza, ma ha voluto immergersi nei piaceri della carne e ora chiede per favore aiutatemi a sopprimere il frutto della mia colpa (meglio, del mio amore), trovando magari qualche esponente del clero buonista che la “capisce” e la AIUTA nel suo percorso di ‘riavvicinamento’ a Cristo dopo aver compiuto il gesto omicida.

Ciò che voglio dire, ancora una volta, è che non si tratta di una dimensione ‘scelta’ dal peccatore che lo distinguerebbe da un altro peccatore: il peccato è un oggettivo vulnus alla legge di Dio, non c’è un peccato ‘buono’ e uno ‘cattivo’ nella medesima tipologia criminale e delittuosa. La colpa di chi dice “ho dovuto separarmi dal mio bambino perché non me la sono sentita di programmare troppe spese per lui” e chi sentenzia “ho compiuto un esercizio di libertà” è identica: è il peccato di omicidio. Nelle coscienze legge solo Dio, la Chiesa deve condannare il peccato, non assolvere un peccatore non pentito su base presuntiva o pseudo-caritatevole.

Chi uccide un bambino appena nato può suscitare maggior ribrezzo, ed è umanamente cosa comprensibile, ma non richiedere minor condanna morale di chi abortisce ante partum. Far passare principii totalmente anti-cattolici e, alla fin fine, liberal come questi in guisa di pretese condanne del ‘peggio’ in difesa dell’ ‘accettabile’ (o del ‘meno peggio’) è fare esattissimamente la volontà di satana, il quale non solo corrompe il peccatore fino a farlo sentire surrettiziamente giustificato, ma lo avvia senza ulteriori dubbi sulla strada del ‘peggio’, ché questo è lo scopo finale: perdere più anime possibile. Con la collaborazione di un clero disposto a ‘capire’ (divorziati ‘desiderosi’ dei sacramenti, assassini illusi di far la ‘felicità’ – uccidendolo – di chi – a parer loro – sarebbe destinato a soffrire, etc.) per non condannare, e quindi ad annientare le anime per non contrastare i loro perfidi desideri carnali e amorali in questo mondo fugace e ingannatore.

8 Risposte

  • Condivido alla perfezione quest’eccellente articolo!
    L’infanticidio, così cone l’uccisione di bambini più grandi, di giovani, adulti e anziani è grave tanto quanto l’uccisione di un feto, un embrione, uno zigote, e di tutti gli altri stadi maturativi dell’essere umano!
    C’è poi un’aggravante negli omicidi di chi non ha ancora avuto la possibilità di essere battezzato!

  • La stirpe degli Erodi non si è mai interrotta. Ma sorge un dubbio sulla effettiva efferatezza di queste stragi, in quanto, nella recente udienza i medici cattolici il papa ha detto che l’aborto “no, non è un problema religioso o filosofico, è un fatto scientifico”. (Libero on line 15/11/2014).Che abbia inteso affermare non si sa, perché subito dopo condanna l’eutanasia e l’aborto stesso. Certo è che se l’aborto deve essere affrontato come un problema scientifico non fa differenza tra la mattanza di un tacchino e quella di un bimbo.

  • Voglio spezzare una lancia in favore di Bergoglio: secondo me intendeva dire che è scientificamente provato che l’essere umano è tale fin dal concepimento e che non c’è bisogno di essere teologi o filosofi per capire che uccidere una persona è sempre sbagliato.

  • Avete ragione sul fatto che uno dei problemi centrali nella gravità del crimine di aborto è che il nascituro (ma già essere umano) non può essere battezzato. Affido ai teologi (io certo non lo sono) una questione: mi risulta che la Chiesa custodisse delle pratiche liturgico/sacramentali ad hoc per battezzare in utero un infante che rischiasse (par qualsiasi motivo) di nascere morto. Esiste ancora negli antichi canoni questo rito atto a conferire il sacramento ante partum? Si potrebbe ripristinarlo almeno nei nostri ambienti (vedere come applicarlo è poi un altro discorso)? Niente a che vedere ovviamente con la pia (ma suggestiva) pratica dei santuari à repit.
    Quanto a Bergoglio la pratica vale più della grammatica e i modernisti sono abilissimi nel gioco delle tre carte (una verità – magari, e lo vedremo subito – contraddittoriamente esibita, e due errori). Se il sig. Bergoglio è tanto anti-abortista (magari fosse vero, me ne rallegrerei con lui e con tutti coloro che lo seguono) perché parla dell’opportunità (necessità?) di conservare l’istituto dell’obiezione di coscienza “da applicare in casi estremi”? Spiegatemi che cosa significa questa strana limitazione. Non posso non pensare, visto che conosco sia la logica che la lingua italiana, che “caso estremo” presupponga l’occorrenza del “caso ordinario” nella medesima materia: e in tal caso che succede, l’aborto può essere legittimo, o anche solo l’obiezione come tale (pratica su cui sarebbero del resto da formulare parecchie riserve, perché contro il diritto naturale e divino noin prevale la “scelta”, anche se ‘milkitante’, del singolo, ma l’adesione teoretica e pratica alla verità di tutti, comprese le leggi dello Stato, altro che 194 da “applicare bene”) può o persino deve essere accantonata? Se questo me lo chiedo io, che impressione ne trarrà il “popolo di Dio”? Penserà, rifletterà, e a quali conclusioni perverrà? Non voglio annullare la sensazione positiva che oggettivamente conquista un cattolico quando si parla (e a fortiori in alto loco) contro l’orrendo delitto, ma le dietrologie suggerite dai fatti stessi talora possono divenire necessarie e persino essenziali. Ricordate quando Wojtyla tuonava contro l’aborto ricordando – giusta la sua morale orizzontale e hegeliana ben còlta da Dormann – che il peccato veniva commesso (UDITE UDITE!) contro i diritti della donna!!!???
    Da cattolico invece sostengo: “Bonum ex integra causa: malum ex quocumque defectu”. Inoltre, lo ricordino gli onnipresenti sedeplenisti: “Causa patrocinio non bona, peior erit”. Vulgo: “altro che ‘nol voeva dir queo’, altro che ‘el basava el corano ma el pensava al vangeo’…”.

  • Il modernismo sfacciato di tutti i «papi conciliari» non è deprecabile solo perché ambiguo, ma perché già condannato dalla Chiesa, come la loro «nuova teologia»; non è condannabile perché non dice qualche volta un «sì» o un «no», ma perché non è mai un «sì sì no no» come compete per primo alla prima Cattedra. Si ricordi che Wojtyla è corresponsabile per l’induzione al voto «cattolico» del miniaborto nel 1981, alla vigilia dell’attentato che soffrì in Piazza di San Pietro. Bergoglio? è solo un roncalli, montini, wojtyla e ratzinger dei poveri; un sottoprodotto della libertà di coscienza e di credenza delle «ville miserie» di Bs Aires! Sono convinto che prepara per il sinedrio del 2015 il «golpe»: farà approvare cose improponibili e poi rinuncerà per entrare nella «storia» della nuova misericordia aggiornata!

  • L’ambiguità è un metodo, non un fine, e non l’unico. A volte assistiamo anche allo spirito di affermazione forte della contro-verità, come di solito in Bergoglio.
    Il fine è distruggere (ché questo è il senso di ammodernare, aggiornare, dialogare. aprirsi, etc., e non è un senso puramente storico, solo teologico, solo morale o ‘tecnico’, ma prettamente ontologico e rivolto a Dio nella Sua essenza) la Chiesa cattolica e per suo tramite Dio stesso. E’ ovvio che si tratta di una cosa in sé impossibile (non praevalebunt) ma è altrettanto vero che un numero incalcolabile di anime che cade nel tranello della confusione tra bene e male, a parte qualche caso che conosce solo Dio, si perde.
    Bergoglio modernista “dei poveri” è una bella definizione, ognuno ha il suo target, da Roncalli in poi, ma ognuno opera per tutti e in sfavore di tutti. Solo un Papa cattolico può essere un vero papa. Da Roncalli, o almeno da Montini in poi il non esserlo (tutti) li accomuna in toto (tutti).

  • Eh sì, caro Pranzetti. L’aborto è un problema “scientifico”, quindi non sta bene uccidere un feto umano, così come l’agnello a Pasqua o il tacchino o il cappone etc. etc., perché in tutti questi casi la “scienza” ci dice che si tratta di vita e la vita è opera di Dio. E’ questione però di bon ton, di politically correct. E così si toglie all’aborto la principale valenza, il peccato di omicidio, contro Dio prima che contro l’uomno (pardon, madre Natura) sostituendolo con un attentato ai “beni del pianeta”. O al massimo con un “viticidio”. Etc. etc. etc. L’aborto non è “verde”, anche se temo che i verdi non sarebbero proprio d’accordo. Ma si sa, oggi io dò una mano a te, domani tu…

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