A cura di nocensura.com
E’ ufficiale: il jobs act non crea occupazione. A dirlo è Standard and Poor, l’agenzia di rating che ci ha declassato, e che certo non è dalla parte dei cittadini e tanto meno dei lavoratori e dei disoccupati interessati alla riforma. Anzi, tutt’altro. Le agenzie di rating sono un tentacolo delle grandi banche, uno strumento degli stessi poteri forti che mediante gruppi come il Bilderberg, la Trilaterale, l’Aspen etc. dirigono/condizionano i governi di tutta Europa, fatta eccezione, almeno parzialmente, per l’Ungheria di Orban, che pur cautamente, senza cercare lo “scontro totale” (sa che ne uscirebbe perdente) cerca di tutelare il proprio paese.
Con la scusa di “creare nuovi posti di lavoro” – CHE NON ARRIVERANNO – hanno demolito l’articolo 18, rendendo precari tutti i lavoratori e togliendo loro ogni potere contrattuale.
Il jobs act non è altro che un regalo alla grande imprenditoria e alle multinazionali, che da anni chiedevano la libertà di licenziare e di “precarizzare” definitivamente il mercato del lavoro.
Ma non è finita qui: la sortita sul jobs act offre anche un’altra chiave di lettura.
L’inatteso declassamento di Standard and Poor, motivato con il fatto che “il governo italiano non ha fatto le riforme” (ovvero le riforme che si aspetta l’Europa…) sembra quasi una “minaccia”, o quanto meno un elemento di pressione nei confronti di Renzi e del governo: FAI LE RIFORME O TI ATTACCHIAMO!
A questi signori non interessa il fatto che facendo determinate riforme Renzi potrebbe perdere ulteriormente popolarità, facendo la fine di Mario Monti; non gli interessa che il “rottamatore” (che non ha rottomato niente, se non il paese) è già in caduta nei sondaggi. Loro esigono le riforme, quelle con la quale il nostro paese sarà totalmente distrutto e genuflesso all’Europa, alle multinazionali, alle banche. Siamo già a buon punto, manca poco per arrivare a quel punto, e state sicuri che ci arriveremo.
QUALI EFFETTI HA IN TERMINI PRATICI UN DECLASSAMENTO?
Il rating delle agenzie è un “giudizio” sulla solidità economica di un paese, e quantifica il rischio di perdere il proprio investimento per coloro che investono nei titoli di stato di una nazione.
Più il giudizio è positivo, più (in teoria) un investimento è sicuro; al contrario più il giudizio è negativo, maggiori sono i rischi. Ed i rischi si pagano… ovvero il tasso di interesse che l’Italia deve pagare a chi investe sui titoli di stato aumenta.
Da ricordare: La procura di Trani ha rinviato a giudizio le agenzie di rating per aver deliberatamente danneggiato l’Italia nell’ambito dell’operazione occulta che portò alle dimissioni di Berlusconi e al subentro di Mario Monti. Lo spread italiano, che superò quota 500 punti, lievitò come se ci fossero dei rischi ad investire nell’Italia che in realtà non ci sarebbero stati.
Staff nocensura.com