Segnalazione Quelsi
Dura la vita per chi lavora in Italia. Tra burocrazia e tasse, la Repubblica fondata sul lavoro è ormai molto lontana. Uno Stato fondato ormai sulla disoccupazione e sui balzelli, che con gli ultimi tre governi è riuscito ad aumentare l’aumentabile, dalle aliquote sulle rendite finanziarie all’IVA.
In un’Europa dove l’unificazione fiscale è un miraggio, ci sono Stati competitivi e Stati che fanno scappare gli investitori stranieri per arrivare al mitologico pareggio di bilancio.
Un chiaro esempio dell’ultima categoria è l’Italia, ecco quindi che spunta la “clausola di salvaguardia” nella Legge di Stabilità, una previsione che scatterà in automatico se non verranno raggiunti determinati obiettivi di bilancio e di spending review nel corso degli anni a venire.
Tale clausola è di fatto una manovra correttiva, che va a sostituire la cosiddetta Finanziaria-bis che scattava a metà anno, ma per evitare di dover spiegare agli elettori un aumento delle tasse magari proprio durante una campagna elettorale con un passaggio parlamentare, la clausola di salvaguardia è immediatamente eseguibile.
L’’IVA ordinaria, oggi al 22%, nel caso scattasse la clausola dovrebbe raggiungere il 25,5% e l’IVA ridotta dal 10% passerà al 12% secondo tre scadenze nei prossimi tre anni dal 2016 al 2018.
Il testo è oggi passato alla Camera senza modifiche, si attende la partita del Senato per scoprire se gli italiani dovranno vivere con l’ennesima spada di Damocle sulla testa.
Simone Enea Ricco | dicembre 1, 2014 alle 4:51 pm | Etichette: aumento iva, clausola di salvaguardia, iva, tasse | Categorie: Italia, Politica ed Economia | URL:http://wp.me/p3RTK9-5Rx