by Cristiano Mario Sabbatini |
I think tank (pensatoi) nascono in ambito anglo-sassone a partire da questa differenziazione prodottasi nel secolo scorso all’interno dell’univoco significato del termine ‘politica’: vi è la politica dei rapporti di forza tra i partiti, delle visioni complessive alle quali si tende (politics) e quella dei provvedimenti amministrativi (policy), i quali, seppur riconducibili ad una ideologia della vita e della società nel suo complesso, hanno un carattere a tal punto pragmatico che possono benissimo trovare d’accordo personale e contenitori della politica del tutto trasversali in quanto a visioni di fondo dell’habitat economico-sociale-politico di una comunità di persone.
Ad esempio, su una tematica specifica di riduzione del carico fiscale alle imprese, non vi è nessun scandalo che in Inghilterra possano convergere, allo stesso tempo, liberali conservatori e personalità del mondo laburista. Stessa cosa in America, se un think tank lancia un’iniziativa di questo o altro tipo è interessata a chi l’appoggia, non alla sua provenienza di schieramento politico.
Questo approccio alla ‘politica’ in senso lato funziona però a partire da una soglia minima di credibilità del personale politico e dei suoi contenitori organizzati che, si suole definire, sempre da quelle parti, accountability, termine anche questo che non ha un preciso equivalente nella lingua italiana, ma che possiamo tranquillamente identificare con ilprincipio di responsabilità.
Un politico o una formazione politica prendono l’impegno a fare una cosa qualsiasi e se non la fanno hanno una sanzione sociale che li porta, senza che nessuno debba anche ricordarglielo, ad un deficit di accountability, per il quale, noi vediamo in quei paesi, capi-partito dimettersi, ministri lasciare i loro incarichi e via dicendo.
Esemplari, da questo punto di vista, le dimissioni di Salmond dopo il recente referendum sull’Indipendenza della Scozia. Pur sfiorando un risultato storico, non avendo conseguito l’obiettivo si è fatto da parte, lasciando ad altri la guida del National Scottish Party.
I politici italiani sono meravigliosi. Amano importare, generalmente, tutte le novità dei sistemi anglo-sassoni, la proliferazione di think tank in questo paese ne è la riprova, ma non gli è dato di capire o fanno finta che è inutile importare la forma delle cose senza la loro sostanza e la sostanza è che non si può promettere nulla, se non si è abilitati, in quanto a credibilità, alla promessa di qualcosa.
Quanto vale la promessa di fedeltà coniugale di una prostituta o di una ninfomane abituale oppure la promessa di un marito sesso-dipendente ed adultero nei confronti della propria moglie? Catherine Zeta Jones fece firmare al suo futuro marito, Micheal Douglas, noto attore ed individuo affetto da compulsione sessuale, un contratto con tutta una serie di penali qualora non avesse tenuto fede all’onorabilità del progetto di vita che avevano deciso di condividere.
La politica mainstream di questo paese continua a fare finta di non rendersi conto di stare nella stessa situazione di credibilità di Micheal Douglas nei confronti della moglie o di una ninfomane abituale nei confronti del suo povero marito.
Quanti milioni ancora di astenuti al voto ci vorranno per squarciare questo velo di ipocrisia e per far capire al personale politico di questo paese che ha bisogno di gettare la maschera ed ammettere il suo problema, con tutto ciò che comporta?