Coniglio

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Segnalazione di Gianni Toffali

Cari amici, a parte che l’apice viene replicato ad ogni apri bocca del nostro, rispondo alla sua angoscia con le medesime parole del “Santo Padre”Lo insulto, o gli dò un calcio dove non batte mai il sole? 
Segnalo queste sconcertanti dichiarazioni di Bergoglio sul tema della procreazione “responsabile” dei cattolici (sarà dispiaciuto che ancora esistiamo?) che somigliano più ad un incoraggiamento a metodi simili all’aborto oltre che un’offesa a quelle ormai poche ma coraggiose famiglie numerose.
Tragicomico dopo il parziale dietrofront sul pugno, quello di voler prendere a calci i corrotti. Naturalmente per i massacratori dei cristiani è sottintesa una bella pacca sulle spalle e l’invito a continuare!

La mia vergogna in questo momento ha raggiunto l’apice. 

ll “Papa” invita alla procreazione responsabile: “I cattolici facciano figli, ma non come conigli”

“Io credo che la famiglia ideale abbia tre bambini”, dice Francesco. Poi torna sulla frase del pugno: “No alla violenza ma serve prudenza”. Sulla corruzione: “Viene voglia di dare un calcio ai responsabili”. E sui poveri: “Scartarli è terrorismo di Stato”

A BORDO DEL VOLO PAPALE MANILA-ROMA – “Alcuni credono, scusatemi la parola, che per essere buoni cattolici dobbiamo essere come i conigli. No. Paternità responsabile”. Papa Francesco torna in Italia dal suo viaggio nelle Filippine, e apre il tema della procreazione responsabile. Lo ha fatto sul lungo volo, quasi 15 ore, arrivato in serata a Ciampino.

A una domanda su Paolo VI, Jorge Bergoglio ha così risposto: “Lui guardava al neo-malthusianesimo universale che era in corso, che cercava un controllo della natalità da parte delle potenze. Questo non significa che il cristiano deve fare figli, io ho rimproverato alcuni mesi fa in una parrocchia una donna perché era incinta dell’ottavo figlio, con sette parti cesarei. “Ma lei ne vuole lasciare orfani sette?”, le ho detto. Ma questo è tentare Dio. Parliamo di paternità responsabile”.

Papa: “I cattolici facciano figli ma non come

conigli”

E precisando poi la sua posizione sulla contraccezione ha aggiunto: “Io credo che il numero di 3 per famiglia sia quello che gli esperti ritengono importante per mantenere la procreazione, 3 per coppia. Per questo la parola chiave per rispondere è quella che usa sempre la Chiesa, e anche io: paternità responsabile. Come si fa questo? Con il dialogo, ogni persona con il suo pastore, vedere come fare quella paternità. L’esempio che ho menzionato di quella donna che aspettava l’ottavo figlio e ne aveva sette nati con il cesareo: questo è una i-r-r-e-s-p-o-n-s-a-b-i-l-i-t-à. Lei mi ha confidato: “Ma guarda io non ho i mezzi”. “Sii responsabile”, ho risposto. Alcuni credono, scusatemi la parola, che per essere buoni cattolici dobbiamo essere come i conigli. No. Paternità responsabile. E per questo nella Chiesa ci sono i gruppi matrimoniali, gli esperti, i pastori. Si cerca… E io conosco tante vie di uscita, lecite, che hanno aiutato a questo problema”.

Il Pontefice argentino è poi tornato sulla sua frase del pugno, citata nel volo di andata verso lo Sri Lanka, e che aveva creato un po’ di confusione perché sembra che giustificasse una violenza davanti a una reazione. “In teoria – ha spiegato Francesco – possiamo dire che una reazione violenta davanti una offesa, a una provocazione, non si deve fare. Possiamo dire quello che dice il Vangelo, che dobbiamo dare l’altra guancia. Sulla teoria siamo tutti d’accordo. Ma siamo umani. E c’è la prudenza, che è una virtù della convivenza umana. Io non posso provocare, insultare una persona continuamente perché rischio di farla arrabbiare, rischio di ricevere una reazione non giusta. Allora dico che la libertà di espressione deve tenere conto della realtà umana e perciò deve essere prudente”.

Il Papa ha anche parlato di corruzione nella Chiesa, ricordando un episodio lontano e svelando come avrebbe voluto rispondere a persone che lo volevano corrompere, con una pedata nel didietro: “Nel 1994, appena nominato vescovo del quartiere di Flores, a Buenos Aires. Sono venuti da me due funzionari di un ministero. “Ma lei qui ha tanto bisogno, ha tanti poveri, nelle villas miserias” . “Oh, sì” – ho detto io. “Ma noi possiamo aiutare. Noi abbiamo, se lei vuole, un aiuto di 400mila pesos”, dunque 400mila dollari, allora. “E lei per fare questo, noi facciamo il deposito, e poi lei ci dà la metà”. In quel momento io ho pensato cosa fare. Li insulto, o gli do’ un calcio dove non batte mai il sole, oppure faccio lo scemo. E ho fatto lo scemo. Ho detto: “Ma lei sa che noi dobbiamo fare il deposito in arcivescovado con la ricevuta?”. “Ah, non sapevo. Piacere”. E se ne sono andati”.

Nel corso del colloquio con i giornalisti, il Papa ha affrontato anche il tema della povertà. C’è sempre più assuefazione a vedere la grande povertà accanto alla ricchezza estrema. “Forse stiamo tornando alle “caste” e forse quando le persone vengono scartate e emarginate, si può parlare di “terrorismo di Stato”, ha aggiunto il pontefice. “La Chiesa deve spogliarsi, deve dare l’esempio in tema di povertà. Anzi molto di più di questo: deve rifiutare ogni mondanità. Per noi consacrati, vescovi, preti, suore e laici impegnati il peccato più grave è la mondanità. E’ tanto brutto vedere un consacrato, un uomo di chiesa diventato mondano”.

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