Segnalazione Quelsi
L’indagine nata dal monitoraggio del web. Decine di stranieri sotto controllo a Roma e Milano. Via libera alla superprocura antiterrorismo ma all’interno della Dna
ROMA – La Procura di Roma ha aperto un’indagine su alcuni stranieri di fede islamica residenti in varie città d’Italia, soprattutto del nord, sospettati di avere legami con la Jihad. Sarebbero una decina gli iscritti nel registro degli indagati per associazione sovversiva con finalità di terrorismo: non una «cellula» ma «cani sciolti», si precisa in ambienti investigativi.
L’inchiesta
Le indagini, coordinate dal procuratore Giuseppe Pignatone e dall’aggiunto Giancarlo Capaldo, sono scaturite dall’attività di controllo di ambienti considerati a rischio di infiltrazioni terroristiche. Per l’avvio dell’inchiesta sarebbero state decisive alcune intercettazioni, mentre attualmente il Ros dei carabinieri starebbe monitorando l’attività dei sospettati su internet, seguendone le conversazioni via web e gli accessi ai siti legati all’estremismo islamico. Non solo però: al centro dei controlli ci sarebbero anche le moschee e altri luoghi di ritrovo, dove sono possibili attività di indottrinamento e reclutamento, e i viaggi compiuti all’estero da alcuni degli indagati. Senza trascurare la minaccia che può derivare dagli sbarchi di clandestini in Italia. Un’altra decina di musulmani integralisti è indagata, già da tempo, a Milano, dove oggi il procuratore Maurizio Romanelli ha assicurato: «Non c’è nessuna emergenza in questa città. Non succederà niente domani né dopodomani».
Monitorati
A parte gli indagati, sarebbero decine i soggetti vicini all’Islam più radicale sorvegliati dall’antiterrorismo e dai servizi segreti in diverse città e Regioni italiane, soprattutto a Milano, Bergamo, Brescia, Roma (dove sono state rafforzate le misure di sicurezza anche davanti a Palazzo Chigi) e Napoli, in Piemonte e in Veneto, in Toscana ed Emilia Romagna. Tra loro ci sarebbero italiani convertiti, predicatori, migranti di seconda generazione e reduci dalle guerre nei Balcani e in Afghanistan. La maggior parte si sarebbe formata sul web, attingendo ai forum jihadisti presenti in rete. I più «vecchi», con un passato sui campi di battaglia, avrebbero una formazione militare di un certo spessore. Fonti qualificate tuttavia assicurano che non ci sono elementi per ritenere che alcuni di questi soggetti stiano preparando un attentato in Italia.
La superprocura antiterrorismo
E al ministero della Giustizia si è deciso che la superprocura antiterrorismo si farà. Ma non sarà autonoma. Spiega il guardasigilli Andrea Orlando: «È emersa unanime l’esigenza di un coordinamento e la convinzione che prevale è che si possa realizzare non con un nuovo organismo ad hoc, ma presso la procura nazionale antimafia (Dna)». La comunicazione al termine del vertice in via Arenula con il ministro dell’Interno Angelino Alfano, il procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti, il pg della Cassazione Gianfranco Ciani e i capi delle principali procure: Giuseppe Pignatone (Roma), Armando Spataro (Torino), Edmondo Bruti Liberati (Milano), Cataldo Motta (Lecce), Carlo Mastelloni (Trieste), Giovanni Colangelo (Napoli), Giuseppe Creazzo (Firenze), Roberto Alfonso (Bologna), Leonardo Agueci (Palermo) e Giovanni Salvi (Catania).
Redazione | gennaio 14, 2015 alle 2:19 am | Etichette: jihadisti italia, terrorismo | Categorie: Attualità, Criminalità e sicurezza, Israele, Medio Oriente e Islam | URL: http://wp.me/p3RTK9-6lx