Omicidi, mandanti, esecutori e manifestanti ipocriti. Ma agli arresti finisce solo il comico antisionista…
Il controverso polemista, più volte condannato per antisemitismo, accusato di «apologia del terrorismo». Lui: «Faccio solo ridere della morte»
di Redazione Online Corriere.it
L’umorista francese Dieudonné è in stato di fermo da mercoledì mattina nella sua casa nel centro della Francia. Lo riferisce la rete all news iTelé. Lunedì la procura di Parigi aveva aperto un’inchiesta per apologia di terrorismo a carico del controverso umorista, già finito nei guai con la giustizia per messaggi razzisti e antisemiti (sua è l’invenzione del gesto della «quenelle», considerato dalle autorità francesi, dagli ebrei e da gruppi anti-razzisti un saluto nazista invertito). Domenica sera, dopo la marcia di Parigi, cui aveva preso parte, Dieudonné aveva scritto su Facebook di sentirsi «Charlie Coulibaly», unendo il nome del giornale satirico colpito a Parigi dagli attentatori e quello di uno dei terroristi, Amedy Coulibaly, che invece ha colpito il supermercato ebraico.
Il post su Facebook
Più precisamente, nel suo post, l’umorista aveva definito la marcia «leggendaria», «un istante magico paragonabile al big-bang» ma, aveva aggiunto, «sappiate che stasera, per quanto mi riguarda, io mi sento Charlie Coulibaly». Il messaggio risulta al momento rimosso dal profilo Facebook di Dieudonné ma qualcuno ha fatto in tempo a salvarlo e pubblicarlo su Twitter.
La replica
Lunedì Dieudonné si era subito difeso con una lettera aperta al ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve, in cui accusava lo Stato francese di trattarlo «come il nemico pubblico numero 1», anche se lui cerca «solo di far ridere», proprio come «Charlie Hebdo». «Quando io mi esprimo, non si cerca di capirmi, non mi si vuole ascoltare. Si cerca un pretesto per vietarmi. Mi si considera come Coulibaly mentre non sono diverso da Charlie», scriveva Dieudonné, dicendo di sentirsi perseguitato «con tutti i mezzi. Linciaggio mediatico, divieti ai miei spettacoli, controlli fiscali, ufficiali giudiziari, perquisizioni, inchieste. Oltre ottanta procedure giudiziarie si sono abbattute su di me e la mia famiglia».
ministro dell’Interno: messaggio indegno
Da parte sua, il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, ha definito «indegno» il messaggio di Dieudonné e ha affermato che le autorità si riservano il diritto di procedere contro di lui. Il ministro, si legge in una nota diffusa lunedì, «denuncia solennemente le dichiarazioni abbiette di M. Dieudonné sulla propria pagina Facebook che testimoniano irresponsabilità, che sono irrispettose e che dimostrano una propensione a suscitare l’odio e la divisione che sono semplicemente insopportabili». E il premier Manuel Valls: «Il razzismo, l’antisemitismo, il negazionismo e l’apologia di terrorismo non sono opinioni, sono reati» dichiara all’uscita dall’udienza solenne di inizio anno della Corte di Cassazione, aggiungendo che bisogna essere «implacabili» nel battersi «contro il terrorismo, certamente, ma anche contro la parola che uccide, la parola di odio».
Il precedente
Un’inchiesta pendeva già da settembre su Dieudonné per aver ironizzato sulla decapitazione del giornalista americano James Foley da parte dell’Isis.
come sempre la ghigliottina usa due pesi e due misure, non è mai implacabile con tutti, ma solo con chi è implacabile nel condannarla !