Segnalazione Quelsi
Sos. In un clima certamente non costuituente, di accelerazione in accelerazione, di forzatura in forzatura, il premier Matteo Renzi è arrivato in solitudine al traguardo delle riforme. Non da trionfatore, con le opposizioni che non votano. In poche parole, per dirla come Stefano Fassina, “Renzi ha tirato la corda in una direzione che ferisce la nostra Costituzione. Siamo, come si vede, ormai al di fuori della dialettica in seno a un partito”. Bensì “quasi a un punto zero della democrazia”, dice il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky.
Già, ma dove sono i girotondi di berlusconiana memoria, dove sono oggi i vari Pancho Pardi e Dario Fo che accendevano le polveri, dov’è il Popolo Viola e dov’è addirittura l’Anpi, l’associazione dei partigiani, che si strappava le vesti in difesa della Costituzione quando premier era il Cavaliere? Niente in vista all’orizzonte. Ma a ben guardare l’Anpi invece, si è mobilitata per il giocatore dell’Ascoli Leo Perez. Oibò, ma cosa avrà mai fatto di tanto grave? L’associazione partigiana chiede che l’attaccante bianconero non esulti più dopo un gol con il braccio destro alzato, a ricordare il saluto fascista. Il calciatore da tempo va spiegando che non è questa l’ispirazione della sua esultanza e chiede di evitare di strumentalizzare politicamente il gesto. Punta centrale, 26 anni, italo-argentino, Perez segna e saluta sempre allo stesso modo: corre verso la curva e alza il braccio destro teso in alto. Con o senza maglietta. Ogni gol segnato nel girone B di Lega Pro viene festeggiato con il braccio alzato rivolto ai supporter bianconeri. “Un saluto romano in piena regola”, sostiene l’Anpi. E giù il tormentone.
Il caso di questi saluti non è inedito nel mondo del calcio: “Sono fascista ma non sono razzista” disse Paolo Di Canio all’indomani del saluto romano alla curva sud della Lazio nella partita con il Livorno dell’11 dicembre 2005. Mentre al centrocampista dell’Aek Atene Giorgos Katidis il saluto nazista a torso nudo dopo la vittoria in Super League contro il Veria ad Atene nel marzo 2013, costò la radiazione dalla Nazionale greca. Ma ci fu anche chi, fedele alla propria ideologia comunista come Paolo Collier, salutava il proprio pubblico negli stadi con il pugno sinistro alzato.
Nel 1988 fa moriva il leader del Msi Giorgio Almirante: ai funerali il saluto romano chiuse un’epoca. “Da allora è solo folclore, ma è ridicolo ritenerlo reato”, è convinto Marcello Veneziani. “Il saluto romano cominciò a declinare quando cominciarono le vie di mezzo, i saluti a mezz’asta, le manine ambigue con leggera motilità, per dissimulare l’atto impuro, come quelle che si usavano nelle auto kitsch di un tempo appiccicate ai lunotti – ha spiegato Veneziani – . Sono grotteschi i saluti romani in epoca democratica e antifascista. Ma ancora più ridicolo far scattare la denuncia d’apologia di fascismo per un saluto innocuo e antico, come se il folclore fosse criminalità. La nostalgia è un sentimento, non un delitto. Si può esser giudicati fessi per un saluto romano, non delinquenti. Anacronistici, non terroristici. Tanto per fare archeologia comparata, non mi dispiace neanche il pugno chiuso, ha una forza simbolica raccolta e concentrata, una promessa che coincide con una minaccia. Però che volete, provo maggior simpatia estetica per il saluto romano rispetto al pugno chiuso. È un segno estroverso, meno cattivo, più classico, più naturale, più socievole e più teatrale, perfino autoironico…”.
Per concludere: “Oggi se dici Saluto Romano pensano che stai salutando Prodi trombato. A volte ho nostalgia del saluto romano. Ti evitava con un gesto unico e collettivo giri prolissi con fastidiose strette di mano, scambi di cortesi e sudate ipocrisie del tipo ‘piacere, onorato, molto lieto’, e via coglionando il prossimo con ricevuta di ritorno. Rivalutai il saluto romano dopo una conferenza in un Lions club, quando alcune persone stringendomi la mano, mi tastarono con un dito il polso; mi dissero poi che era il saluto massonico. Se era ridicolo il primo, non vi pare ridicolo pure il secondo? Erano un po’ comici i camerati che a fascismo sepolto andavano in camicia nera, ma non trovate un po’ comici pure i fratelli col cappuccio e il grembiulino?”.
Mario Bocchio | febbraio 26, 2015 alle 4:31 pm | Categorie: Giustizia e Società | URL:http://wp.me/p3RTK9-7cE