L’ultima della sinistra: Rcs Libri? Meglio fallita che a Berlusconi

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Segnalazione Quelsi

rcs

by Eugenio Cipolla

«Molto preoccupato per il possibile acquisto di Rcs libri da parte di Mondadori. Troppo rischioso che una sola azienda controlli metà del mercato». Quando giovedì scorso Dario Franceschini se ne uscito con questo tweet, in molti hanno sgranato gli occhi. Com’è possibile che un ministro della Repubblica interferisca così apertamente con le trattative del libero mercato? E’ corretto tutto questo, considerando che parliamo di due società quotate in borsa? Le risposte a queste due domande ovviamente sono abbastanza scontate.

Ma, essendo in Italia, tutto è possibile e lecito, purché lo dica la sinistra. Perché da qualche settimana a questa parte, per l’esattezza da quando Mondadori ha reso pubblica l’intenzione di acquistare Rcs Libri, la sinistra si è mobilitata affinché ciò non avvenga. «La concentrazione nelle mani di un unico soggetto ostacolerebbe la possibilità della piccola e media editoria di operare sul mercato», ha detto il giorno dopo Andrea Marcucci, presidente della Commissione Cultura al Senato. «Si tratta di un settore particolarmente delicato, dove un eventuale monopolio impedirebbe una autentica concorrenza a vantaggio di tutti e della libertà di pensiero». Poco importa che Mondadori abbia sempre pubblicato i libri a prescindere dal pensiero politico degli autori (Roberto Saviano, Luciana Littizzetto e Daria Bignardi sono solo alcuni degli esempi più lampanti).

Dello stesso avviso di Franceschini e Marcucci sono anche i comitati di redazione dei quotidiani Rcs (Corriere, Gazzetta dello Sport, periodici etc. etc.), secondo i quali «con la cessione di Rcs Libri il gruppo verrebbe sfigurato e privato di una parte rilevante della sua identità culturale. Serviva un’azione di rilancio, invece economicamente è un’iniziativa suicida: Rcs Libri è una società in grado di produrre utili. Dopo la cessione della sede storica del Corriere della Sera di via Solferino e le dolorose chiusure e alienazioni di molte testate della Rizzoli Periodici, ci troveremmo di fronte all’ennesima svendita dettata esclusivamente dalla logica del ‘fare cassa’».

Il colmo, comunque, si è raggiunto ieri, quando un gruppo di 48 scrittori e “intellettuali”, tutti innegabilmente di sinistra, hanno lanciato un appello sulle colonne del Corriere della Sera. «Questo matrimonio non s’ha da fare», è la scritta apparsa sulle pagine del quotidiano di via Solferino. «Pur rispettando l’attività editoriale della casa acquirente ci rendiamo conto che questa fusione darebbe vita a un colosso editoriale che non avrebbe pari in tutta Europa perché dominerebbe il mercato del libro in Italia per il 40 per cento. Un colosso del genere avrebbe enorme potere contrattuale nei confronti degli autori, dominerebbe le librerie, ucciderebbe a poco a poco le piccole case editrici. Questo paventato evento rappresenterebbe una minaccia anche per loro e, a lungo andare, per la libertà di espressione». Firmato Umberto Eco, Franco Battiato, Dacia Maraini e compagnia cantante.

Viene quasi da ridere, rileggendo tutte queste belle parole. Se non altro perché la sinistra, negli ultimi 70 anni, si è autoproclamata unica forza in grado di salvaguardare la cultura. Ma quando c’è di mezzo Berlusconi, tutto è lecito. Anche far fallire Rcs. Meglio portare i libri in Tribunale. Sia mai cedere tutto a un editore che ha sempre concesso massima libertà agli autori, pubblicando persino opere che lo insultavano. Un nemico è sempre un nemico. Soprattutto se di nome fa Silvio e di cognome Berlusconi.

Eugenio Cipolla | febbraio 23, 2015 alle 4:14 pm | Etichette: berlusconircs librisinistra | Categorie: Dall’Italia | URL: http://wp.me/p3RTK9-79M

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