Segnalazione di Corrispondenza Romana
di Lupo Glori
L’Unione Europea dice, ancora una volta, si alla contraccezione e all’aborto. Il 10 marzo, il Parlamento europeo ha infatti approvato, a larga maggioranza con 441 si, 205 no e 52 astenuti, la relazione sui progressi concernenti la parità tra donne e uomini nell’Unione europea nel 2013 (2014/2217 (INI)) presentata dall’eurodeputato belga Marc Tarabella nella quale il diritto alla contraccezione e all’aborto viene rivendicato senza giri di parole, affermando che: «Il Parlamento europeo (…) insiste sul fatto che le donne debbano avere il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto; sostiene pertanto le misure e le azioni volte a migliorare l’accesso delle donne ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili; invita gli Stati membri e la Commissione a porre in atto misure e azioni per sensibilizzare gli uomini sulle loro responsabilità in materia sessuale e riproduttiva».
DIKTAT ETICO – La risoluzione Tarabella, come esplicitamente sottolineato da Celeste Costantino, deputata di Sinistra Ecologia Libertà, punta il dito nei confronti degli Stati membri che ancora non si sono adeguati al diktat etico europeista: «Per sconfiggere la persistenza di stereotipi di genere è necessario insegnare l`educazione sentimentale fin dalla scuola primaria. La mia proposta di legge per l`introduzione di questo insegnamento, utile per la prevenzione della violenza di genere e del bullismo è chiusa in un cassetto del Parlamento».
Tale mozione, aggiunge la Costantino, rappresenta un ulteriore monito per il Governo italiano a legiferare urgentemente secondo le priorità dell’agenda gender: «Ora il Governo e il Parlamento italiano, che negli ultimi tempi hanno cancellato i temi delle donne dalle loro agende, facciano seguire alla retorica e agli annunci degli atti concreti per nuove politiche di genere. Politiche tese ad eliminare discriminazioni e disparità».
EMENDAMENTO 43 bis – Il voto ha diviso gli schieramenti. Il Partito Popolare Europeo ha votato contro, mentre i malumori dell’area cattolica del Partito democratico sono stati facilmente dissipati da un emendamento voluto dal Ppe, (il 43 bis) che sottolinea il principio di sussidiarietà in materia di riproduzione, osservando che «l’elaborazione e l’applicazione delle politiche in materia di diritti sessuali e riproduttivi nonché in materia di educazione sessuale, sono di competenza degli Stati membri: ribadisce nondimeno che l’Ue può contribuire alla promozione delle migliori pratiche degli Stati membri».
Grazie a tale emendamento l’eurodeputata cattolica Silvia Costa (Pd), presidente della Commissione Cultura del Parlamento, che nel 2013 si era astenuta sulla risoluzione Estrela, ha votato a favore della relazione come da lei stessa annunciato su Twitter: «Con questo emendamento che ribadisce che sanità e diritti sessuali e riproduttivi sono competenza nazionale ho votato a favore della #Tarabella».
IL PD ACCOGLIE L’INVITO DI LAIGA – Il Pd del premier Matteo Renzi sembra dunque aver accolto in pieno l’invito di Silvana Agatone, presidente di Laiga (Libera Associazione Italiana Ginecologi per Applicazione Legge 194/78), la quale a pochi giorni dal voto sulla mozione Tarabella aveva lanciato al partito un avvertimento molto chiaro: «Non possiamo permettere che il Pd tradisca nuovamente le donne. (…) L’importanza di una normativa europea adeguata in materia è vitale: rappresenta l’ultimo baluardo al quale le donne possono appellarsi per il riconoscimento dei propri diritti sessuali e riproduttivi».
La “risoluzione Tarabella”, seppur non vincolante per gli Stati Membri dal punto vista legislativo, esprime in maniera netta le linee guida europee in materia, e rappresenta, secondo le stesse parole della presidente di Laiga, un appiglio fondamentale al quale faranno appello le future rivendicazioni per il riconoscimento dei presunti diritti sessuali e riproduttivi.
GENDER DIKTAT – Gli ideologi del gender, grazie al decisivo appoggio del Partito democratico, dopo l’affossamento del “rapporto Estrela” e la prima importante vittoria, ottenuta poco più di un anno fa, con l’approvazione della risoluzione “Lunacek”, ottengono dunque un altro prevedibile, e per le sue logiche conseguenze, allarmante successo, nella loro battaglia contro la vita e la famiglia naturale. Il parlamento europeo, debole e incerto sul piano politico, si mostra al contrario energico e risoluto sul piano, per così dire, intellettuale, imponendo il suo ideologico gender diktat a tutti gli Stati membri.