Strage al Tribunale, Mario Giordano: “I giudici usano il massacro per regolare i conti”

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Usano cadaveri ancora caldi per una polemica corporativa. Fra i tanti orrori della magistratura italiana, adesso c’è anche questo: la strage di Milano non era nemmeno ancora chiarita in tutti i suoi aspetti, e già Gherardo Colombo aveva trovato il colpevole: il «brutto clima» creato da chi osa criticare i giudici. Lui ha dettato subito la linea, e gli altri gli sono andati a ruota: prima il presidente della Repubblica Mattarella («Bisogna respingere il discredito contro i magistrati»), poi il presidente dell’Anm Sabelli («Troppa tensione e troppa rabbia sulla giustizia»), poi il presidente del Csm Legnini («I magistrati non possono essere lasciati soli»). Come a far passare l’idea che quel pazzo assassino abbia preparato la carneficina dopo aver letto qualche editoriale garantista di Filippo Facci o Paolo Liguori…

Questa versione dei fatti, che stanno cercando di imporre a suon di esternazioni, la dice lunga sullo squilibrio che regna nei palazzi di giustizia, dove l’ultracasta togata evidentemente ha perso ogni contatto con la realtà. Quello di Milano, infatti, è stato un attacco alla categoria dei magistrati tanto quanto lo è stato a quello degli avvocati o dei commercialisti o dei testimoni o dei nipoti. Claudio Giardiello, l’imprenditore fallito, non ce l’aveva con i giudici: ce l’aveva con il mondo. E infatti contro il mondo ha ripartito la sua rabbia senza differenze e senza preferenze, tanto da colpire persino un membro della propria famiglia. E allora ci sarà qualcuno che si leva a dire: «I nipoti di Giardiello non possono essere lasciati soli?».

Palazzo di giustizia, per altro, non è il cortile dei pm, il privé delle toghe, ma un luogo pubblico, di tutti i cittadini. Infatti sono stati i cittadini ad essere stati colpiti. E allora perché i giudici vogliono accaparrarsi l’unicità della sofferenza? Perché pretendono di essere le “vere” vittime? La pratica del protagonismo li ha ubriacati fino al punto da voler addirittura soverchiare il dolore degli altri? Se davvero solo i giudici sono nel mirino – come sostengono – come si spiega che una mamma avvocato stia piangendo il proprio figlio avvocato? E perché un figlio ventenne piange un padre che aveva un autolavaggio a Monza? Forse anche la categoria degli autolavaggi è particolarmente nel mirino come quella dei giudici? C’è un clima d’odio contro i proprietari di spazzoloni e asciugatori per interni in pelle?

Se poi proprio dobbiamo dirla tutta, i magistrati prima di cercare colpevoli altrove, dovrebbero provare a fare un po’ di autocritica: il sistema di sicurezza del palazzo di Giustizia, come è noto, è affidato al Procuratore Generale. Tocca a lui stilare i piani di protezione e chiedere uomini e mezzi al Comune. Ed è evidentemente il piano di protezione che non ha funzionato. Per questo sono stati colpiti un avvocato, un testimone, un nipote, un commercialista, l’intera città di Milano, la popolazione italiana. E un magistrato. Tutti vittime allo stesso modo di errori umani, magari pure degli errori dei magistrati. Non certo di un clima. Che c’entrano infatti la «tensione e la rabbia sulla giustizia»? Perché tirarle in ballo a sproposito? Fra l’altro tutti dicono che Fernando Ciampi fosse una persona rigorosissima e serissima. E ancor di più, allora, appare terribile l’uso del suo cadavere per una battaglia politica, o peggio corporativa. Per orchestrare una campagna in favore della categoria. Magari solo con lo scopo di difendere qualche privilegio. O, peggio, l’integrità delle ferie estive.

di Mario Giordano

 

 

Fonte:

http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11776825/Strage-al-Tribunale–Mario-Giordano.html

 

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