VERONA E VENETO TERRENI FERTILI PER LA ‘NDRANGHETA E LA MAFIA

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di Matteo Castagna

bindi

E’ stato un Martedì di passione in ogni senso, per più di qualcuno, il 31 Marzo 2015, dopo la visita a Verona della Commissione bicamerale Antimafia. Durissime le prese di posizione, sia nei confronti della Prefettura, che della Procura che di certa politica veronesi. “Qualsiasi altra amministrazione comunale, nelle condizioni di quella di Verona, avrebbe subito la proposta di scioglimento per infiltrazioni mafiose” – così si è espresso il vice-presidente della commissione Claudio Fava, al termine delle audizioni svolte durante tutta la giornata in terra scaligera. “Ci preoccupa la superficialità con cui molti di questi elementi sono stati sottovalutati da chi aveva il dovere e gli strumenti per intervenire”. “Un vicesindaco condannato a cinque anni per corruzione, un’impresa collegata a famiglie mafiose calabresi presente nei più importanti appalti gestiti dall’amministrazione comunale, decine di inequivocabili reati spia, rapporti investigativi altrettanto inequivocabili dei Ros di Catanzaro: il rischio di un condizionamento dell’attività amministrativa in questi anni è stato grave ed attuale”. Fava ha chiesto di rivalutare la possibilità della nomina di una Commissione di accesso al Comune di Verona e magari anche in altri comuni che hanno visto il verificarsi di fatti inquietanti, di rapporti tra amministrazione ed associazioni criminali. Nel mirino degli inquirenti ci sono situazioni analoghe o legate a reati quali il riciclaggio, l’usura, imprese edili collegabili a personaggi “border-line” o al business dello smaltimento dei rifiuti, considerati vicini alla Camorra o alla ‘Ndrangheta in tutto il Veneto, da Treviso a Belluno.

Il sottoscritto, nella sua attività di giornalista pubblicista, aveva avuto modo di raccogliere elementi e di far presenti analoghe deduzioni e preoccupazioni, inizialmente in privato, confrontandosi con colleghi ed amici nell’estate 2013, sia pubblicamente, fin dal 09/11/2013, poi il 21/02/2014 con ampio risalto mediatico, poi, a seguito di spiacevoli ripercussioni personali alle autorità di pubblica sicurezza, poi attraverso una testimonianza alla trasmissione “Report” di RAI3 del 7/04/2014, cui fecero seguito altri tentativi di ripercussione personale, tuttora al vaglio degli inquirenti, sia il giorno successivo, davanti a Palazzo Barbieri.

Oggi, una delle massime Istituzioni in materia riconosce quanto da ben due anni si cerca di far emergere, solo per amore della città e per senso di giustizia, assieme a persone che sanno usare occhi, orecchie, cervello e intuito ed hanno il coraggio di palesarlo, nonostante tutto e tutti, nonostante le critiche, gli attacchi, i colpi bassi, i tradimenti, le minacce, l’invasione nella propria vita privata, le ipocrite pacche sulle spalle, i sorrisini insulsi di chi si sentiva intoccabile, gli ammiccamenti seguiti dalle prese di distanze dei “politologi da bar”, i silenzi vigliacchi dei collusi e la diffidenza degli interessati. E’ quindi, necessario, a mio avviso, tenere a mente due frasi di Giovanni Falcone: “Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola”. E poi: “che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così, solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è, allora, che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”.

Mi riesce difficile pensare che prese di posizione così nette e determinate da parte della Commissione Antimafia possano essere derubricate ad azioni da campagna elettorale, perché ne varrebbe sia dell’autorevolezza della stessa, sia delle altre Istituzioni implicate, che hanno lavorato e fornito gli elementi che stanno alla base delle pesantissime affermazioni della Commissione Antimafia. Certamente, la tempistica non è stata quella che molti si attendevano, ma in Italia funziona così, come troppo spesso ho modo di rispondere a chi, a ragione, vorrebbe vedere una giustizia veloce ed equa, priva di condizionamenti e pienamente imparziale. Vogliamo sperare che la coincidenza tra le richieste di approfondimenti della Commissione col giorno del pensionamento del Prefetto di Verona non sia elemento che possa rimandare ulteriormente quello che, oramai, nel sentire comune, è diventato un elemento imprescindibile: far chiarezza su questa pagina inquietante una volta per tutte, perché i veronesi non percepiscano di dover girare col giubbotto antiproiettile, neppure per scherzo…

7 Risposte

  • Escludo di poter fare riferimento a Rosy Bindi senza dover correre in bagno… C’è un limite a tutto, anche alla lotta alla mafia. Considero la permanenza in politica di una catto-comunista come la Bindi PIU’ pericolosa, per il cattolicesimo della tradizione, della mafia.

  • Certo, Antonio! … ma non possiamo approvare mafia e mafiosi … e loro ‘collaboratori’ a vario grado ‘rispettabili’ agli occhi del ‘popolino’ …

  • Più che alla “mafia” bisogna badare ai peccati: omicidio è peccato, frode nella mercede agli operai è peccato, furto è peccato, “mafia” come tale è una parola che non indica alcun peccato, e va quindi ridimensionata e coinsiderata come un malaffare sociale, non come un assai peggiore peccato sociale. I luoghi comuni non mi piacciono, per quanto riguarda la “mafia” né quelli demonizzanti né quelli rispettabilisti: quanto meno perché non conoscono il fenomeno.
    Io non “approvo” nessuno, condanno con fermezza chi “scomunica”, oltretutto senza alcuna autorità, intere categorie di persone non per fatti religiosi o morali, ma in ragione di un codice promulgato da senzadio. Senza contare che il peccato è personale, almeno nell’adesione. E Dio solo sa quanto malaffare si nasconde sotto etichette quali “antimafia” et similia. La mafia criminale che scioglie i bimbi nell’acido non è criminale in quanto si chiama mafia ma in quanto scioglie i bimbi nell’acido. Negarlo significa seguire una logica di tipo progressista e democratico che, invece di perseguire violenti, ladri, omicidi et al. perché compiono crimini siffatti (cosa che magari fanno, ma in subordine ai cdd. reati associativi, concetto che giuridicamente non comprendo), colpisce un’appartenenza ad un’ “organiazzazione” che socialmente è bollata persino quando porta in giro la Madonna per il paese.
    Non difendo l’incolumità di un minacciato di morte affidandolo ad un immorale.

  • Ricordiamoci bene che i peccati personali legati alle “criminalità organizzate”, se non piace il termine “mafia”, possono avere ricadute anche su terzi: familiari, amici, eventuali associati ecc. I collusi con il sistema di potere della criminalità organizzata sono collusi con i peccati personali e di gruppo, gravissimi, che essa compie. Oltre all’omicidio, l’associazione a delinquere (in quanto fa del male a terzi per propri interessi), La frode, il riciclaggio, la truffa, l’affarismo illecito sono peccati, figuriamoci se commessi in gruppo! La mafia è criminale in quanto ASSOCIAZIONE A DELINQUERE. Non è moralmente lecito esserne collusi o complici in alcun modo e a nessun titolo. Quando una processione porta la Madonna e si ferma per l’inchino davanti alla casa di un boss, ecco che vi è perlomeno la collusione…

  • La collusione è una realtà che affonda nella società e va distinta a seconda dei livelli di partecipazione.
    La mafia è criminale se e in quanto compie peccati.
    Il reato associativo è un’invenzione della modernità.
    Il riciclaggio e l’affarismo illecito sono fattispecie di reato ordinario, per farne un peccato occorre che si colleghino direttamente alla legge della Chiesa infrangendola.
    La teologia non ha niente a che spartire con condanne della mafia.
    Andatevi a guardare chi le fa, queste condanne: i democratici ( collusi?).
    Ritorniamo ad una visione cattolica della società.
    A me non piace la mafia, ma non va assolutamente confusa con il peccato, e va eventualmente combattuta (mica lo nego!!) con un rilancio della tradizione e non affidandosi ciecamente ai tribunali di questo ordinamento! E le forze dell’ordine, possono farla la lotta alla mafia o rappresentano il sistema anche qui? Lottare contro la mafia sì, ma senza polizia?
    Via, un po’ di logica.
    Non interverrò più in questo dibattito fuori fase e assurdo.

  • La mafia è criminale perché nasce per compiere reati come una sorta di Stato nello Stato. Il reato associativo è sacrosanto laddove a compiere i reati sono più persone d’accordo ed in collaborazione
    borazione tra loro. Riciclaggio
    aggio e affarismo illecito sono assimilabili alla frode che è un peccato grave contro le leggi di Dio e della Chiesa. Mussolini, per inciso, debello’ le mafie, in quanto associazioni a delinquere e pericoli sociali. Combattiamo la Mafia con le armi lecite della Tradizione ma anche del Diritto che deriva dal diritto romano. Ci sono persone che lottano contro le mafie senza ricorrere ai gendarmi del Sistema. Ad esempio attraverso il serio giornalismo d’inchiesta. Questo è tutto cattolico e logico. Stimo Falcone. Ancor di più il Cattolico Borsellino che hanno dato la vita per il loro coraggio. Purtroppo le mele marce ci sono e pochi, forse, sono come loro. Così le mafie proliferano e ringraziano.

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